La sua azienda ha realizzato i 1.700 bagni per il Grosvenor House di Miami, un grattacielo alto 32 piani e composto da 180 appartamenti. Milldue non è forte però soltanto negli Stati Uniti, un Paese dove buona parte delle imprese italiane dell’arredamento fatica a entrare, ma conta anche su 115 collaboratori nell’ex Unione Sovietica, dall’Azerbaijan ai confini con il Giappone, ed è presente nei principali paesi europei come Francia, Svizzera, Germania e Regno Unito. Ilsussidiario.net ha intervistato il presidente e amministratore delegato Mario Brescacin.



Brescacin, come è nata e come si è sviluppata Milldue?

Abbiamo iniziato l’attività negli anni ’75-’80 come arredamento per la casa. In seguito siamo passati ai bagni, in quanto questi ultimi permettono di realizzare un prodotto di vera qualità. Milldue ha una gamma di finiture che va dai vetri ai marmi pregiati, e che fanno dei nostri bagni un ambiente confortevole come dei salotti.



Avete risentito anche voi della crisi?

Il crollo dell’economia mondiale è iniziato nel 2008, e prevedendo che ciò sarebbe avvenuto nel 2004 ho trasformato l’azienda. Ho intuito che il modello basato sulla produzione di serie e sul magazzino non andava più bene, e ho quindi sostituito tutti i macchinari. Su 50 dipendenti dell’azienda, ho assunto inoltre quattro ingegneri informatici. Siamo passati così dai prodotti per il magazzino a un prodotto flessibile, in modo da avere dei lanci nuovi ogni giorno e poter rispondere a degli ordini su misura in tempo reale. Il fatto di avviare questa trasformazione in una fase di “vacche grasse”, ci ha permesso di affrontare quella successiva di “vacche magre”.



Qual è stato il passo successivo?

Dal 2006 abbiamo investito nel fotovoltaico, ricoprendo con i pannelli superfici da 10mila metri quadrati sopra i tetti dei capannoni. In questo modo non solo siamo diventati autosufficienti per quanto riguarda l’energia elettrica, ma siamo diventati anche in grado di venderne.

Quali paesi nel mondo acquistano i vostri bagni?

L’ex Unione Sovietica è un agente primario, contiamo su 115 collaboratori che vendono da Baku in Azerbaijan fino ai confini con il Giappone. Abbiamo clienti in tutta Europa, e soprattutto in Francia, Svizzera, Germania e Regno Unito. Siamo presenti anche negli Stati Uniti, dove nel 2004-2005 abbiamo realizzato 1.700 bagni per il Grosvenor House di Miami. Si tratta di 180 appartamenti che vanno da 350 a 900 metri quadri, senza contare le terrazze. I due attici dell’ultimo piano si estendono su 900 metri quadri ciascuno, più 500 di terrazzo con piscina incorporata. Nell’Epic di Miami, un altro grattacielo, abbiamo realizzato altri 1.700 bagni.

Anche in Russia riuscite ad avere le stesse soddisfazioni che vi danno gli Usa?

Sì, basti pensare che nei primi nove mesi del 2012 le nostre esportazioni in Russia sono aumentate del 40%. Per ciascuna delle nostre nove collezioni, abbiamo delle gamme che vanno dai mille ai 40mila euro. L’offerta quindi è molto diversificata, e in Russia sono vendute soprattutto le cinque collezioni più costose e di valore.

 

Se non sbaglio ha realizzato un bagno molto costoso anche a Zagabria …

 

Siamo intervenuti all’interno di una villa tutta realizzata in stile moderno. Grazie alla nostra vasta gamma di prodotto, la capacità di adattarsi a qualunque contesto è il vero punto di forza di Milldue.

 

Modernità e tradizione quindi?

 

Sì, per esempio utilizziamo legno di restauro vecchio fino a 300 anni. In Veneto esistono diverse ville antiche dove sono in corso degli interventi di recupero. Noi prendiamo le travi, tagliamo la parte esterna e realizziamo il mobile con il legno naturale, senza necessità di invecchiarlo con metodi industriali.

 

Lei prima ha detto che ha assunto quattro ingegneri informatici. A che cosa le servono?

 

Servono per la programmazione dell’azienda: grazie a loro riesco infatti a gestirla in modo flessibile. Chi gestisce l’azienda non sono io, ma dei macchinari basati su tecnologie elettroniche e controllati completamente da questi quattro ragazzi.

 

Da quando in qua a dirigere l’azienda è il computer anziché l’imprenditore?

 

L’imprenditore deve avere l’idea, il computer elabora tutti gli aspetti quantitativi relativi a quell’idea. Il mio ruolo quindi non è stabilire tutti i dettagli, ma sovrintendere lo sviluppo complessivo. Del resto anch’io ho fatto un tirocinio che mi è servito da gavetta, a 22 anni ero già capofabbrica in Toscana con 50 uomini alle mie dipendenze. Quando l’architetto mi presenta un progetto, non lo accetto a prescindere ma lo discuto con lui e lo accetto solo se mi va bene. E questo vale anche se si tratta di un architetto famoso, come per esempio Samuele Mazza.

 

(Pietro Vernizzi)

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