Il Consorzio Vero Legno ha lanciato un marchio di qualità per certificare tutti i prodotti in materiali autentici e consentire ai clienti di distinguerli dalle imitazioni. Nato nel 1996 da pochi soci, il Consorzio si è affermato in breve tempo, e oggi rappresenta l’unica realtà di questo tipo presente in Italia nel settore legno. Fatto particolarmente importante, è riconosciuto da tutti i paesi dell’Unione Europea. Ilsussidiario.net ha intervistato Eliana Ravanello, direttore del Consorzio Vero Legno.



Com’è nata l’idea di lanciare una certificazione di qualità per il legno?

Fin dalla sua nascita il Consorzio ha lanciato “Vero Legno” come marchio registrato. Quest’ultimo è concesso alle aziende associate e riportato sulla scheda prodotto, redatta dal nostro Consorzio su indicazione dell’azienda produttrice, solo ed esclusivamente sui materiali in vero legno. Per esempio, non certifichiamo la carta melamminica o il materiale simil-legno. Garantiamo così un prodotto di qualità e offriamo un valore aggiunto all’azienda che produce un bene in legno, fornendo nello stesso tempo una certificazione al consumatore. Dal 2006 un decreto legge ha reso obbligatoria la scheda prodotto.



Fino a che punto questa norma è realmente rispettata nel settore legno?

Purtroppo non sempre la scheda è fatta viaggiare insieme al relativo prodotto. In teoria ciascuno di essi dovrebbe avere una scheda prodotto, inclusi quelli in plastica, per permettere al consumatore di sapere che cosa sta acquistando. Nei grandi centri commerciali, per esempio, o in un centro vendita mobili, un impiegato non specializzato nel settore legno può fornire un’informazione errata anche se in buona fede. La scheda prodotto impedisce che ciò avvenga.

Quali sono i principali problemi nella certificazione del legno?



Con le tecnologie che esistono oggi è diventato veramente difficile, anche per una persona esperta, capire al tatto la differenza tra un prodotto in legno e uno in simil-legno. Vige dunque sempre più la necessità di andare a certificare quello che è il prodotto in materiale autentico. E’ la filosofia del nostro Consorzio, la cui necessità è quella di associare il maggior numero di aziende possibili. Il nostro obiettivo è espanderci sempre di più ed evitare che la mancata comunicazione di ciò che si sta vendendo crei confusione sul mercato.

In che modo il marchio “Vero Legno” è utilizzato nel settore delle costruzioni?

Con Made Expo 2012 dello scorso ottobre è partito il grande progetto della casa in legno, che certifichiamo in tutte le sue parti, dal tetto alle pareti. Tra i nostri associati ci sono costruttori in legno di qualsiasi tipo. E’ il progetto che porteremo avanti nei prossimi anni per potere avere l’intera casa certificata in vero legno.

 

Chi si occupa di certificare che la scheda prodotto sia veritiera?

 

La scheda prodotto è compilata dall’azienda che riporta le informazioni tecniche in modo da autocertificarsi. E’ poi il nostro Consorzio che va ad apporre il marchio “Vero Legno” sulle parti effettivamente considerate autentiche, redigendo quindi la scheda prodotto. L’azienda non la può modificare e il Consorzio è responsabile della sua veridicità. Se dovessero emergere dei dubbi, Vero Legno va a richiedere delle campionature e a compiere direttamente delle analisi, avvalendosi dei tecnici e dei periti di tribunale che collaborano con noi e che quindi realizzano tutte le verifiche del caso. A quel punto apponiamo il nostro marchio solo su quello che siamo certi che costituisca vero legno. Se, per esempio, ci sono parti in truciolato, noi non lo consideriamo vero legno, a differenza invece di listellare e massello. Non certifichiamo inoltre la carta melamminica, che può essere utilizzata per ricoprire anche gli stessi prodotti in legno. Noi quindi non certifichiamo l’intero mobile, ma solo le parti che sono in legno autentico.

 

Fino a che punto la scheda prodotto è realmente presa in considerazione dai clienti?

 

Purtroppo sono in pochi a farlo. Il nostro obiettivo è che il consumatore si renda sempre più conto dell’utilità della scheda prodotto, ma come avviene spesso fino a che non c’è il grande scandalo questi strumenti sono poco conosciuti. E’ successo pochi anni fa nel settore alimentare, rispetto a cui non si sapeva neanche che sull’etichetta del prodotto doveva esserci addirittura il luogo di provenienza e l’azienda produttrice. Solo dopo diversi fatti di cronaca riportati dai quotidiani, numerosi consumatori hanno preso l’abitudine di leggere tutti i dettagli delle etichette.

 

(Pietro Vernizzi)