Due notizie attraggono violentemente l’attenzione degli analisti. Entrambe drammatiche. In tutta Europa, con toni più o meno accesi, è riapparso il credit crunch che pareva essersi attenuato in questi ultimi mesi. Ma i grafici della Bce sono invece implacabili: il credito scende vertiginosamente unitamente alle richieste di credito. E questo dato si compone con quello, ancor più preoccupante, che ci dice che i margini delle imprese europee continuano a scendere implacabilmente, così come sostengono coloro, come chi scrive, che avvertono che il pericolo non è certo l’inflazione quanto piuttosto la deflazione con – appunto – caduta di marginalità, crollo dei prezzi, chiusura delle imprese.



Se componiamo queste cifre con quelle impietose sull’aumento del debito pubblico in Grecia e in Portogallo per effetto della cura di austerità imposta dai fondamentalisti neoclassici in veste teutonica e accademico-dominante, la dura verità ci appare: la crisi sta avvitandosi su se stessa. Ecco allora la signora Merkel che imperturbabile annuncia che la crisi durerà ancora almeno cinque anni e che quindi, secondo i dettati della sua strategia egemonica fondata sulla distruzione delle industrie sud-europee non più con le bombe ma con la deflazione, si dovrà continuare con l’austerità.



Dinanzi a tutto ciò s’invoca almeno un po’ di pietà e di comprensione per il povero senatore a vita Mario Monti e i suoi più devoti collaboratori, che pochi giorni or sono annunciavano che il tunnel era terminato e si sarebbe presto tornati a riveder le stelle in una riattualizzazione ridicola se non fosse drammatica dell’ottimismo berlusconiano che ha portato alla rovina la nazione per non pochi anni. Prima le privatizzazioni senza liberalizzazione del centrosinistra, poi l’ottimismo incosciente del centrodestra ed eccoci qui a veder scorrere dinanzi a noi l’industria manifatturiera italiana. Bisogna lanciare un grido di allarme: la casa brucia. Oltre alla Merkel, è stato poi ieri l’Istat a dare un’ulteriore “anteprima” di quello che in realtà ci aspetta nell’immediato futuro.



Per questo sono notizie drammatiche quelle che giungono da Francoforte, dove anche quel saggio e scaltro uomo che è Mario Draghi pare si sia fatto prendere dal panico teutonico annunciando che è favorevole al Commissario unico europeo, ossia al supercontrollore di sovietica memoria che seduto sul suo Gosplan brezneviano dovrebbe porre sotto controllo i bilanci di tutti gli stati europei. Un delirio post-illuministico. E questo senza aver prima unificato sistemi fiscali, di welfare, ecc.: ossia senza aver prima unificato politicamente l’Europa.

Dove sta la legittimità? Dove sta la legittimazione? Ecco, invece, lo schema amico-nemico di schmittiana memoria: il sovrano è colui che esercita il potere eccezionale perché ne ha non il diritto ma la forza. Stiamo ritornando a una gestione barbarica della società. Questa è la verità che ci lascia impietriti.

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