C’è sempre chi gioca al “cerino in mano”. Ed è un aspetto tra i più patetici, soprattutto nei momenti di crisi. Da alcuni giorni si continua a palleggiarsi la responsabilità non solo della crisi economica che viviamo, ma anche le possibilità di una ripresa. Si, è vero, si ammette in genere che le banche abbiano la loro responsabilità, ma occorre guardare anche al nostro sistema produttivo, alla produttività delle nostre imprese, agli investimenti che non sono stati fatti in questi anni, alla differenza tra la nostra capacità produttiva e quella della Germania, tanto per non dimenticarsi mai l’esempio virtuoso. Sulla vicenda è intervenuta anche la Cgia di Mestre. “La sospensione del pagamento delle rate dei mutui in scadenza e l’allungamento della scadenza dei debiti sono segnali di grande sensibilità che le banche e il governo stanno dimostrando nei confronti di chi attualmente si trova in una situazione di difficoltà – dice il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – Ma il vero problema sta nell’incentivare l’erogazione del credito che negli ultimi mesi si è praticamente interrotto. Se nelle prossime settimane altri 80-100 miliardi di euro saranno erogati dalla Bce alle banche italiane a tassi di interesse bassissimi, è bene che questi soldi vengano prestati a famiglie e imprese per non rischiare che il nostro sistema economico collassi”. Il professor Paolo Preti è un bocconiano di lungo corso ed è direttore del Master Piccole imprese della Bocconi.



Sembra che ci sia una disputa in corso, professor Preti, su chi sia il maggior responsabile della crisi e della ripresa economica. Tanto per intenderci, c’è chi sostiene, anche sui giornali di grande tirature, che lo spread più preoccupante per l’Italia nei confronti della Germania sia quello relativo alla produttività. Mentre le imprese lamentano che è difficile in questo momento ricorrere ai finanziamenti delle banche.



È giusto fare un premessa su una discussione di questo tipo. Io non trascuro affatto il problema della produttività, anzi vorrei dire e sottolineare che il problema della produttività per tutto il settore produttivo è un tema molto serio che va affrontato, commentato. Ma in questo momento mi pare che ci siano da sottolineare altre cose.

Quali, ad esempio?

Guardate i dati dell’export italiano in un momento come questo. Con la crisi, con tutte le difficoltà che esistono e che si devono affrontare, con l’incertezza che esiste, l’export italiano è risalito a quello del 2008, quello, tanto per intenderci, che è antecedente allo scoppio della crisi. Che cosa vuol dire tutto questo? Semplicemente una cosa: il sistema produttivo italiano, le imprese italiane funzionano, sanno stare bene sul mercato. I dati che ha indicato il professor Marco Fortis, che continua a ripetere, non sono solo esatti, ma indicano anche una capacità incredibile delle imprese italiane. E io, in un momento come questo, sento la necessità di sottolineare un fatto come questo, anche se non dimentico che c’è, che esiste un problema di produttività.



Quella che non va bene è la domanda interna.

Ma questo non dipende certo da altri fattori che siano una tassazione tanto alta e il fatto che la crisi ci ha messo in condizione di vivere diversamente.

Esiste il problema della difficoltà del credito da parte delle banche?

C’è eccome questo problema. Ci sono problemi per le imprese che devono recuperare crediti dallo Stato. C’è addirittura chi è soffocato dai troppi crediti fino al fallimento. Non c’è solo chi ha debiti. E poi c’è questa restrizione dei finanziamenti bancari. Come si può non vederlo?

Ma esiste forse una selettività del credito delle banche verso alcune imprese?

Non direi che esista una selettività. In questo momento si è acuito un difetto italiano. I finanziamenti alle imprese sono sempre arrivati dietro la presentazione di garanzie, non sulla base della bontà dei progetti. Insomma, qui da noi si è sempre fatto il contrario del modello della Silicon Valley. Non si premiava il progetto, ma si guardava soprattutto alle garanzie. Questo difetto, in un momento come questo, si è aggravato.

Forse la stessa selettività nell’ erogare credito non è neppure una cosa sbagliata ?

In effetti occorrerebbe mantenere una certa selettività, cioè la capacità di saper guardare, capire e sostenere un buon progetto da parte delle banche. Questo purtroppo avveniva poco prima e oggi, con la crisi, ancora meno. E pensare che i tempi di crisi aiutano a ripulire anche il mercato, proprio con una competente e giusta selettività. In tutti i casi, in questo momento mi sembra giusto sottolineare i traguardi raggiunti con l’export, l’appoggio che viene dato a 80 imprese su 100  che ce la fanno, a non stare a fare le pulci al nostro sistema produttivo, guardando solo a chi non ce la fa a stare sul mercato. In questo modo non si stimola e non si aiuta nessuno.

 

(Gianluigi Da Rold)