Nel corso di un’audizione alla Camera, il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera ha annunciato che l’Italia si trova ormai “nel pieno di una seconda recessione”, che durerà “per tutto l’anno in corso”. Il ministro ha spiegato che è necessario intervenire sull’accesso al credito e che “si è concentrata una serie di gravi cause: mancanza di liquidità, aumento delle sofferenze, regole bancarie che hanno tolto altro capitale alle banche e si è creato un vero e proprio credit crunch. Dobbiamo agire subito”. Il compito del governo, quindi, è “invertire questa tendenza che, non solo non crea posti di lavoro, ma rischia di creare ulteriori problemi”. Il ministro Passera sottolinea poi l’importanza di “accelerare su tutte le riforme strutturali in programma e su tutte le leve della crescita”. Riguardo le semplificazioni, di cui “sappiamo quanto bisogno c’è”, l’idea del governo è di “presentare ogni 2-3 mesi un pacchettone che tocchi la vita delle famiglie, ma soprattutto delle imprese, e in particolare delle Pmi”, mentre per quanto riguarda le infrastrutture, l’obiettivo “è di poter vedere nel corso dei prossimi 12 mesi un ammontare complessivo tra 40 e 50 miliardi di lavori indirizzati e il più possibile avviati”. “Se riuscissimo a risolvere almeno il 50% dello scaduto nel prossimo anno – ha detto ancora Passera – si darebbe una bella spinta alla ripresa e si aiuterebbero le imprese nei loro problemi di indebitamento”. Sempre nella giornata di oggi, l’Ocse ha reso note le ultime stime riguardanti la situazione economica italiana: anche se nel secondo trimestre del 2012 la caduta del Pil si attenuerà, il Paese resta in recessione. Nel dettaglio, fanno sapere le stime Ocse, nel primo e nel secondo trimestre del 2012 il Pil italiano registrerà una contrazione rispettivamente dell’1,6% e dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti.



IlSussidiario.net commenta questi dati e le diverse dichiarazioni del ministro Passera con Paolo Preti, direttore del master Piccole imprese della Sda Bocconi, secondo cui «è vero, tecnicamente parlando questa è una nuova recessione. Dopo di che, come afferma a più riprese Marco Fortis, possiamo vantare numerose produzioni in cui siamo nei primi due o tre posti come capacità di export a livello mondiale». Secondo Preti, ora che siamo arrivati ad aprile, le parole dei vari ministri non bastano più: «Vorremmo finalmente vedere dei fatti concreti. Ben vengano tutte queste affermazioni, che vanno comunque nella giusta direzione, ma da un governo tecnico, su argomenti del genere, ci si aspetterebbe di vedere più fatti e meno annunci». Le varie promesse riguardo al mercato del lavoro, le Piccole e medie imprese e l’accesso al credito, commenta Preti, sono tutte giuste, «ma ora attendiamo una maggiore concretezza. Peggio di così è difficile pensare che la situazione possa andare in termini di supporto del pubblico all’azione del privato, quindi qualunque cosa faccia il pubblico nella giusta direzione per aiutare il privato, in particolare il mondo delle imprese e della famiglia, non può che essere positivo, ma stiamo continuando a parlare di annunci generici che ancora non sono sfociati in azioni concrete».



Stessa cosa vale per la riforma del mercato del lavoro: «Da due settimane si sta parlando di articolo 18 e licenziamenti, ma finché il Parlamento non varerà definitivamente un provvedimento, stiamo giudicando oggi ciò che domani è già cambiato».

Commentiamo poi insieme a Paolo Preti le stime Ocse che ci vedono in recessione e con il Pil in contrazione nei primi due trimestri del 2012, un anno quindi «di transizione, iniziato male e in cui è difficile aspettarsi un miglioramento. I più ottimisti pensano ormai al 2013, quando forse si potrà vedere un periodo di inversione di rotta, anche se non sarà una inversione automatica. Bisognerà infatti usare il 2012 per poter arrivare nel 2013 con una reale capacità di agganciarsi ad una eventuale ripresa economica».



Infine, Preti commenta i dati che emrgono dal Rapporto sull’economia sommersa realizzato dall’Eurispes e dall’Istituto San Pio V di Roma, secondo cui solo un terzo delle famiglie italiane riesce ad arrivare tranquillamente a fine mese: «Su questo mi sento leggermente più ottimista. Si legge che un terzo delle persone che lavorano in Italia ha un doppio lavoro, per cui le statistiche che vediamo vengono effettuate solamente sul primo lavoro. Anche se può sembrar strano, è una “fortuna” che le famiglie abbiano in parte maggiori garanzie da parte di ulteriori lavori, che però al 90% vengono fatti in nero».

 

(Claudio Perlini)