Si continua a navigare a vista, nel segno della confusione e anche del pressapochismo. Ieri il Fondo monetario internazionale ha rivisto le stime sul Pil italiano, in meglio, ma sempre in modo molto negativo, assegnando un -1,9% all’Italia per il 2012, riservando poi al nostro Paese una ripresa lenta per il 2013 e infarinando il tutto, però, con un giudizio sostanzialmente positivo sull’operato del “governo dei tecnici” di Mario Monti. Il direttore generale di Bankitalia, Fabrizio Saccomanni, non è rimasto zitto di fronte a queste nuove stime del Fmi (celebre per alcune cantonate di rilevamento e di suggerimenti dispensati) e ha replicato: “Queste previsioni sono troppo pessimiste”. Saccomanni fa presente come siano già state migliori le stime della Banca centrale europea e della Commissione europea. Il direttore generale di via Nazionale ha fatto anche una precisazione: grazie alle riduzioni della tensione sugli spread siamo a metà strada tra le due ipotesi di calo del Pil del 2012 tra l’1,2% e l’1,5% avanzate da Banca d’Italia qualche mese fa. Pensando bene a queste stime si nota la solita linea “aerea” delle previsioni del Fmi. È anche l’opinione dell’economista ed ex ministro delle Finanze, Francesco Forte: «Come al solito vanno a zig-zag, perché non conoscono bene la situazione italiana, dimostrano continuamente di non capirla e temono poi di sbagliare. Ha ragione Saccomanni a replicare a quelle previsioni. Facendo poi dei paragoni arbitrari con la Spagna, non fanno che rilevare ulteriormente l’incapacità di capire. La Spagna ha un’economia che è da poco tempo in espansione. È ancora un’economia fragile. L’Italia è un Paese solido, con una struttura solida. L’unica cosa che servirebbe è un governo con un po’ di immaginazione». Il Professor Forte si dice anche certo che il pareggio di bilancio, nonostante il Fmi sostenga che non arriverà prima del 2017, sarà raggiunto nel 2013.



Gli indicatori comunque non sono favorevoli.

Stiamo vivendo un momento di grave crisi eppure, nonostante il calo dei consumi, gli italiani stanno consumando qualche cosa di più che all’inizio del 2000. Un povero di questo Paese, anche nelle zone più povere, non è paragonabile a un povero degli Stati Uniti, per la ricchezza che questo Paese ha accumulato e per la particolare rete sociale italiana. Non sto cercando di nascondere la situazione di disagio, la crisi che è in atto e che è grave. Sto solo affermando che l’Italia ha tutte le carte in regola per riprendersi, se avesse qualcuno che, al posto di deprimere il Paese con provvedimenti sbagliati e lanciando solo messaggi pessimisti che non servono a nulla, cercasse di realizzare dei provvedimenti e degli interventi per favorire la crescita, che è il vero problema di questo Paese.



È un problema che si dice il governo stia affrontando, ma le soluzioni finora non si vedono.

Infatti questo, lo ripeto da tempo, mi sembra non un “governo di tecnici”, ma un “governo di amministrazione”, che dimostra di non avere alcuna immaginazione. Spero che riescano a garantire il credito, attraverso una garanzia statale, alle piccole imprese. Poi avrebbero potuto migliorare i conti e il deficit mettendo in vendita una ventina di miliardi di patrimonio immobiliare pubblico. Ma soprattutto devono dare un segnale di vitalità, di voglia riscatto dell’Italia. E qui continuo a non capire, e lo ripeto, perché, al posto di pensare alle liberalizzazione di tassisti e delle farmacie, non sblocchino opere importanti e non si parli più sia del Ponte sullo Stretto, sia della banca larga. In tutti i casi, la solidità dell’Italia è tale che, nonostante le previsioni del Fmi, noi siamo in grado di pareggiare il bilancio nel 2013.



 

Il problema della crescita è legato anche alla produttività?

 

Certamente, ma anche sulla riforma del mercato del lavoro hanno creato più confusione che risultati positivi, con ripensamenti e aggiustando le cose, pasticciando. Così come hanno fatto una confusione preoccupante con la legge delega sui tributi. Una vecchia regola della finanza pubblica era quella di affermare “vecchie imposte, buone imposte”. Al posto di fare degli aggiustamenti necessari hanno fatto quasi niente con testi incomprensibili e spesso con gravi errori di carattere giuridico come sull’Iva. Lì sarebbe interessante capire chi lo ha scritto. Poi c’è la questione del catasto.

 

In che senso?

 

Le case non si vendono tutti i giorni come l’insalata. Bisogna rifare valutazioni antiche, ma tenendo conto di tutti i criteri. Che cosa significa questo nuovo criterio per cui i vani sono meno significativi dei metri quadrati? Qual è la ragione esatta di una tale scelta? E perché non si dovrebbe tenere presente anche dei metri cubi di un appartamento? Insomma, queste sembrano banalità, ma danno la misura di come si stanno muovendo gli esperti di questo governo.

 

Non la convince questa legge delega?

 

Ma non hanno fatto nulla. Sostanzialmente hanno ripreso i testi che aveva già scritto Tremonti e li aveva fatti malissimo. Al posto di Tremonti abbiamo Monti. Siamo solo migliorati in inglese.

 

(Gianluigi Da Rold)