Ieri a Milano ha chiuso i battenti l’edizione numero 51 del Salone internazionale del mobile, che sabato ha ricevuto anche la visita “a sorpresa” del Presidente del Consiglio, Mario Monti. Una visita che evidenzia l’importanza che riveste il settore del mobilio e dell’arredamento per il nostro Paese, celebrato con un Salone che si avvia a superare la già notevole cifra di visitatori (350.000) della scorsa edizione. L’arrivo del Premier ha però frenato le speranze di chi sperava che potesse essere accolta la richiesta di ridurre al 4% l’Iva sugli arredi a muro (bagni, cucine e armadiature) per le prime case lanciata da Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo (una proposta che invece Angelino Alfano, Segretario del Pdl aveva fatto propria il giorno precedente.) Monti ha infatti fatto capire che al momento non ci potranno essere misure che deroghino al rigore, ma ha promesso che ci penserà. IlSussidiario.net ha contattato il professor Paolo Preti, Direttore del Master Piccole imprese della Sda Bocconi, per sapere quanto giustificata e importante sia tale richiesta da parte degli operatori del settore: «È certamente giustificata», ha detto. «È una richiesta che guarda al tentativo di rilanciare un settore, che purtroppo sta soffrendo molto la fase di stallo (se non di calo) dei consumi in Italia». 



Monti ha detto di no alla richiesta di portare l’Iva al 4% per gli arredi della prima casa. Cosa ne pensa?

Si può dire ben poco, purtroppo. Il presidente del Consiglio è impegnato in una politica che prevede ben poche deroghe sostanziali al rigore imposto. 

Ma la richiesta di abbassare l’Iva è giustificata? È così importante per questo settore?



Certamente, è giustificata perché questo settore è in un momento di difficoltà a cui sta comunque reagendo bene. Il motivo di queste difficoltà è semplice: il settore è legato all’edilizia. Solo il 20% delle cucine, per esempio, viene acquistato per sostituirne una già esistente. Il restante 80% viene acquistato ex novo. Con l’edilizia ferma  è chiaro che quest’anno queste imprese hanno avuto una forte compressione degli ordini. Quindi bisogna far qualcosa.

Rispetto al 2008, l’anno della grande crisi, ci sono stati però dei miglioramenti.

Sì, è vero, le nostre imprese hanno reagito bene. La situazione resta però difficile.



Vista l’impossibilità di avere l’Iva al 4% che altro si potrebbe fare per aiutare il settore?

Un’altra possibilità sono gli incentivi temporanei.

Ci può spiegare di che cosa si tratta?

Si tratta di una proposta già fatta in passato e che si potrebbe riproporre. In pratica, è si tratta dello stesso concetto della rottamazione utilizzato con la automobili. Si potrebbero dunque riproporre azioni tipo la rottamazione dei mobili con un incentivo del 20%, che sarebbe praticamente pari all’Iva e di fatto non avrebbe un grande costo per lo Stato.

 

Come giudica il Salone del mobile di questi giorni?

 

Abbiamo ancora la dimostrazione che questo è un mondo straordinario, che comunque sa fare, sa coniugare come nessun altro a livello internazionale il bello e la funzionalità. È un settore che costituisce e continuerà a costituire l’orgoglio dell’industria italiana. 

 

Circa il 70% dei visitatori passati per i padiglioni della fiera di Rho era straniero. Cosa pensa di questo dato?

 

Il tasso dei visitatori dall’estero è sempre stato altissimo in tutti i saloni del mobile. “Il” mobile per tutto il mondo è italiano. Il design e l’arredo a livello internazionale sono quelli italiani. Questo dato dei visitatori stranieri è positivo per le nostre imprese, perché con i consumi che in Italia sono fermi se non in calo, l’internalizzazione resta la carta importante da giocare per crescere o mantenere le proprie quote di mercato. Resta il fatto che l’Iva al 4% poteva essere utile per rilanciare il mercato interno.