Le imprese artigiane costrette a chiudere o a lasciare gli operai in cassa integrazione protestano di fronte alla Prefettura di Torino. Sotto accusa soprattutto le misure del governo Monti, che per i manifestanti difende le banche e azzoppa le aziende a suon di tasse. Circa 50 gli imprenditori e i vertici delle associazioni di categoria scesi in piazza in rappresentanza delle 7mila aziende della provincia di Torino che hanno chiuso nel 2011. Ilsussidiario.net ha intervistato Giorgio Botta, presidente di Tecnital, un’impresa artigiana del capoluogo piemontese che realizza opere speciali e servizi complementari per l’edilizia.
Perché avete deciso di protestare di fronte alla Prefettura?
Abbiamo portato le chiavi delle nostre aziende al Prefetto di Torino, nella sua qualità di rappresentante del governo centrale e in particolare del premier Monti. La nostra protesta scaturisce dal fatto che noi siamo senza lavoro a causa delle disposizioni emanate dal presidente del Consiglio. Prima avevamo poco, ora non abbiamo più nulla, e questo è stato il salto di qualità realizzato grazie al pacchetto Crescitalia. La nostra protesta è indirizzata a far capire al governo che di questo passo saremo distrutti e con noi l’economia produttiva di tutto il Nord Italia. Quando il governo non incasserà più le nostre tasse, non avrà più nulla con cui pagare i mega-stipendi di Roma.
La crisi esiste ormai da anni. Perché la colpa sarebbe tutta di Monti?
Da quando è arrivato Monti la mia impresa è rimasta senza lavoro. A giugno avrò dieci operai in cassa integrazione, e in 40 anni come imprenditore non mi era mai capitato. Eppure le mie capacità sono le stesse di una volta, è il sistema che non funziona più.
La sua impresa è in crisi perché non ha più commesse?
E’ così purtroppo, e i pochi clienti che ci sono rimasti non pagano più. Di fronte a un debitore insolvente, non puoi rivalerti in nessun modo. Se le imprese falliscono, l’economia complessiva ne risentirà.
Perché i clienti non pagano più?
Il governo Monti ha diffuso il terrore nel Paese, e come risultato ha ottenuto solo quello di avere della gente terrorizzata. Chi ha i soldi quindi non li spende, chi ne ha tanti li porta all’estero e se ne ha pochi non è in grado di pagare nulla. I committenti hanno solo due alternative: o smettono di realizzare i lavori, o dopo che sono stati eseguiti non li pagano. Le imprese edili non hanno più mercato perché non possono più vendere gli alloggi, e l’intero indotto ne soffre: una volta che la casa è stata costruita, resta invenduta e quindi i fornitori non sono pagati.
Che cosa chiedete al governo Monti?
Di invertire rotta, cambiando tutto quello che ha fatto finora. Da quando è in carica si è limitato a proteggere le banche e i potentati, ora faccia qualcosa anche per le imprese. Le banche possono beneficiare dei fondi Bce all’1%, mentre quando sono andato a chiedere 16mila euro per un camioncino pretendevano il 10% di interessi.
Anche gli interessi delle banche sono colpa di Monti?
La situazione è crollata da quando si è insediato l’attuale governo, e le sue tasse hanno azzoppato l’economia. Monti dovrebbe iniziare a perseguire una politica che persegua il bene degli imprenditori, e tutti i cittadini ne beneficeranno. Sostenere gli artigiani significa dare lavoro agli operai, evitando che finiscano in cassa integrazione.
Quale tassa danneggia di più gli artigiani?
Tutte, anche se forse la peggiore è l’accisa sulla benzina. Un imprenditore è spesso costretto a viaggiare per lavoro: per fare un esempio, un pieno di gasolio da 104 euro mi dura una settimana. Per non parlare dei nostri camion e furgoni che trasportano i nostri prodotti, consumando un litro ogni tre chilometri e mezzo. Quando un’impresa ha dei costi di trasporto così elevati, è impossibilitata a lavorare. A Torino il traffico si è dimezzato perché le persone lasciano a casa l’auto per non pagare la benzina.
Quali altre tasse creano effetti particolarmente nefasti?
Per esempio l’Iva, che ora potrebbe subire un nuovo rialzo. Per non parlare dell’Imu: rispetto a quando c’era l’Ici ho subito un rincaro del 2,46%.
(Pietro Vernizzi)