«L’azienda si trova a circa 40 chilometri dalla cosiddetta “bassa” modenese, la zona più colpita dal terremoto, quindi è normale che le nostre strutture abbiano sopportato meglio le varie scosse di queste settimane. Tuttavia anche altri fabbricati in legno che abbiamo in quell’area hanno tenuto benissimo». Emanuele Orsini è direttore generale di Sistem Costruzioni, azienda in provincia di Modena che realizza strutture in legno lamellare e massiccio in Italia e all’estero. Insieme a lui commentiamo quanto accaduto a seguito del violento sisma in Emilia-Romagna che ha provocato 17 morti, numerosi feriti, migliaia di sfollati e il crollo di tanti edifici, tra cui molti capannoni industriali.
Come mai una struttura in legno risulta più sicura rispetto a una in cemento?
Innanzitutto perché la copertura è molto più leggera ed è in grado di assorbire l’energia scaturita dal sisma. Una struttura in legno pesa infatti un quinto rispetto a una in cemento armato e il materiale riesce a dissipare l’energia in modo eccezionale. Pensiamo al manico di un martello: è ovviamente fatto di legno, non di ferro, proprio perché le vibrazioni vengono ottimamente assorbite dalla materia. Anche l’elasticità è una caratteristica importante che permette a questo tipo di materiale di flettersi molto di più rispetto al cemento armato.
Che tipo di prove sono state fatte per confermare quanto sta affermando?
Sono state fatte delle prove su dei fabbricati alti sette piani a Kyoto su cui abbiamo simulato tre terremoti di magnitudo molto alta, come quello avvenuto in Giappone a Kobe (registrato il 17 gennaio 1995, di magnitudo 7.2: provocò quasi 6.500 vittime ndr). La struttura in legno, dopo ben tre cicli di simulazione, non ha riscontrato alcun tipo di problema mentre una struttura in cemento armato sarebbe crollata immediatamente, dopo il primo ciclo.
Dopo il recente sisma è stato anche detto che i capannoni industriali normalmente riescono a resistere solo a sollecitazioni verticali, mentre in caso di sollecitazioni orizzontali, come quelle provocate da un terremoto, possono venire giù come castelli di carte. Ce lo conferma?
Certo, perché la norma antisismica precedente a quella del 2005 considerava questa zona non sismica quindi non erano previsti particolari accorgimenti in caso di terremoto. Oggi la nuova norma prevede ovviamente misure diverse, ma tutte le strutture antecedenti al 2005 hanno riscontrato i problemi che abbiamo visto. Credo sia quindi necessario e realmente utile avere il coraggio di dire che, con l’introduzione di una nuova norma, tutte le strutture costruite in precedenza devono essere adeguate.
Una struttura in legno non comporta però rischi di altro tipo? Cosa può dirci riguardo possibili incendi?
Non c’è assolutamente alcun rischio. Basti pensare che per proteggere strutture in ferro dal fuoco mettiamo normalmente proprio dei pannelli di legno, l’unico materiale che offre una certezza di carbonizzazione.
Cosa significa?
Il ferro, a seguito di un incendio, può collassare senza alcun preavviso. Con il legno invece si può calcolare lo spessore di cui si ha bisogno prima che crolli, per fare in modo che le persone possano evacuare la struttura in tempo. Il legno offre un tempo molto maggiore prima del crollo, quindi è perfetto per qualsiasi tipo di struttura. Basti pensare che presso la nuova stazione Tiburtina di Roma, ricostruita a seguito dell’incendio, abbiamo rivestito delle strutture di ferro proprio in legno per proteggerle dal fuoco.
Cosa può dirci del materiale? Non si rovina nel tempo?
Il legno è innanzitutto un materiale che in natura non finisce mai perché si autorigenera ed emette l’80% in meno di CO2 perché non serve nessun tipo di energia particolare per lavorarlo. In Italia viene utilizzato il legno per il 25%, in Europa per il 50%, quindi abbiamo un margine di utilizzo ancora elevatissimo. Inoltre il legno è l’unico prodotto che può essere riciclato senza alcun problema, visto che può essere riutilizzato per altre strutture, biomassa, carta e così via. Gli altri materiali invece, per poterli riutilizzare, devono essere prima trasformati utilizzando quindi altra energia.
Come crede che cambierà adesso il mercato? Il legno verrà preso ancora più in considerazione?
Credo proprio di sì, come dopo quanto accaduto a L’Aquila, la cui ricostruzione è avvenuta per il 56% in legno. Purtroppo dopo quello che è successo ci si rende sempre più conto che la sicurezza viene al primo posto. Anche le norme dovranno essere rivisitate, con la consapevolezza ormai confermata che non esistono zone italiane totalmente non sismiche.
(Claudio Perlini)