«Un edificio, per definirsi antisismico, qualora arrivasse il terremoto più distruttivo possibile previsto in una certa area, è capace di resistere senza crollare e senza provocare la perdita di vite umane. Ci sono poi particolari edifici, come gli ospedali e le caserme dei vigili del fuoco, che in tutto il mondo devono essere progettati non solo per non crollare, ma anche per restare agibili e operativi dopo il terremoto». L’Ingegnere civile Ario Ceccotti, Direttore dell’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree (IVALSA) del CNR di Firenze e docente di Tecnica delle costruzioni presso l’Università IUAV di Venezia, spiega in questa intervista a IlSussidiario.net tutti i criteri fondamentali che devono essere seguiti nella realizzazione di un edificio antisismico. Un tema importante dato che a seguito del devastante terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna, il procuratore capo della Repubblica di Modena, Vito Zincani, ha aperto un’inchiesta sul crollo dei capannoni che hanno provocato numerose vittime.



Quali sono dal punto di vista strutturale le condizioni affinché un edificio possa essere considerato antisismico?

Le normative di progettazione strutturale e di calcolo vigenti, qualunque sia il tipo di materiale, permettono di ottenere edifici che non crollano in caso di terremoto e che in casi particolari restano addirittura operativi. Da un punto di vista tecnico, in caso di edifici antisismici vengono messe in conto eventuali azioni di forti terremoti, quindi importanti oscillazioni orizzontali, mentre normalmente gli edifici sono sempre stati calcolati per resistere a pesi verticali, come le persone, gli arredamenti, il carico della neve e così via. In passato, come unica azione orizzontale, veniva considerata l’azione del vento, che però è naturalmente molto più piccola rispetto allo scuotimento orizzontale provocato da un terremoto.



Ci parli dunque dei capannoni industriali che abbiamo visto crollare in Emilia-Romagna.

Questi capannoni sono costituiti da pilastri di cemento armato incastrati alla base e da delle travi appoggiate in cima. Se le azioni orizzontali non vengono considerate, è naturale che in caso di un forte terremoto la trave si sfili dal muro e la struttura collassi.

Cosa avviene invece in un edificio antisismico?

In un edificio antisismico si impedisce proprio che questo avvenga mettendo degli ancoraggi, dei perni o dei bulloni affinché queste travi non si sfilino. Questo vale per tutti i materiali, cemento armato, legno, acciaio o muratura, in cui il concetto principale risiede nel fatto che in caso di terremoto l’edificio deve mantenere la propria forma. Questo accade però solo se tutto è ben legato e se le varie parti non si separano l’una dall’altra.



A suo giudizio il legno può essere considerato per certi aspetti più sicuro del cemento armato?

Un edificio antisismico che resta agibile anche dopo il peggior terremoto può essere fatto di qualsiasi materiale. La differenza è che facendolo di legno è molto più ridotto l’aggravio di spesa che c’è tra l’edificio strategico e quello normale rispetto all’utilizzo del cemento armato. Questo perché gi edifici in cemento armato pesano quattro volte quelli in legno, e più il peso è maggiore più l’azione sismica si fa sentire.

Il legno non risulta però più fragile?

I legni che vengono utilizzati oggi, e che non esistevano neanche dieci anni fa, presentano delle innovazioni molto notevoli. Uno dei difetti principali del legno era il fatto di spaccarsi facilmente, mentre con i prodotti attuali questo non avviene più. Il legno viene infatti rinforzato trasversalmente da ulteriore legno, ottenendo quindi dei pannelli che sono praticamente indistruttibili e comunque molto leggeri.

Come reagiscono questi materiali durante un terremoto?

Durante una scossa molto forte questi materiali oscillano, ma essendo collegati al meglio tra di loro restano perfettamente in piedi. In una zona sismica si può costruire in maniera corretta con qualsiasi materiale, però il legno costa certamente meno e non è un dato trascurabile.

A suo giudizio le mappe di pericolosità sismica andrebbero riviste?

Dopo l’ultima revisione l’Italia è stata definita quasi totalmente sismica. Quello che è accaduto in questi giorni ha colpito principalmente edifici antichi, monumentali, su cui è difficile intervenire. Quello che lascia perplessi sono i crolli dei capannoni industriali costruiti più recentemente. Se però è vero che quelle zone sono state dichiarate sismiche solo da poco, gli edifici in questione sono stati progettati prima, quindi non per essere antisismici.

Non crede però che se cambiano le norme anche le strutture antecedenti dovrebbero essere rinforzate?

Questa è una domanda che sono in tanti a porsi da anni. Certamente se una zona è a rischio sismico tutte le strutture presenti andrebbero controllate e rinforzate, ma è un problema soprattutto di risorse che non ci sono. Solo per fare un esempio possiamo citare il Canada, dove le case sono state costruite in legno prima che la norma entrasse in vigore: dopo l’attuazione delle nuove norme, sono stati distribuiti semplicemente dei manuali in cui viene spiegato come rinforzare le abitazioni, le cui spese sono ovviamente a carico dei cittadini fatta eccezione per gli edifici pubblici. Le risorse rappresentano dunque l’unico grande ostacolo, altrimenti basterebbe rendere ogni edificio esistente strategico, cosa che purtroppo non è possibile.

 

(Claudio Perlini)        

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