«Il percorso con FederlegnoArredo nasce circa quattro anni fa per rispondere a un emergente problema delle aziende che producono e commercializzano arredi, in particolare il legno». Parte dal principio Angelo Candiani, presidente di Aslam (Associazione Scuole Lavoro Alto Milanese) per raccontare da dove nasce l’idea di aprire nel 2013 un Polo formativo del Legno Arredo in Brianza: un’iniziativa che verrà presentata ufficialmente oggi alla stampa; un ambizioso progetto con l’obiettivo di mostrare il patrimonio presente nelle imprese di questo settore (sono oltre 8.000 sul territorio) e invitare i giovani a prendere in considerazione un nuovo e interessante percorso educativo e professionale. «FederlegnoArredo – prosegue Candiani – ha sempre aiutato le aziende associate a sviluppare crescita e opportunità di business, e una delle richieste più pressanti che arrivava era relativa alla mancanza di persone preparate, ma soprattutto appassionate, che potessero portare avanti questi mestieri. Mestieri che una volta nascevano e si apprendevano di casa in casa, nella ricchezza di un territorio, mentre oggi le scuole rimaste sono poche e poco conosciute».
Com’è proseguito il progetto?
FederlegnoArredo ha chiesto alla Regione Lombardia di poter essere supportata in un’indagine conoscitiva del problema e successivamente ha interpellato la Aslam, che già da molto tempo insegna dei mestieri manifatturieri. Abbiamo cominciato quindi a sviluppare questa indagine e, su un campione di oltre cento aziende localizzate in Brianza, abbiamo presto visto che nella maggior parte dei casi il problema era già diventato allarmante.
Come vi siete mossi allora?
Abbiamo cercato di capire quali potessero essere le figure maggiormente richieste dalle aziende, per poi far partire una prima scuola in Brianza che potesse presto diventare un modello da replicare in altre zone.
Quali figure professionali avete individuato?
Due in particolare, anche se ce ne sono altre richieste dalle aziende che cercheremo di portare avanti successivamente. La prima è quella dell’operatore del legno che, anche se nasce da mestieri artigianali e tradizionali della lavorazione del materiale, deve poi imparare a eseguirli in un contesto industriale, su una linea automatizzata di produzione. Intendiamo proporre questa figura ai giovani che proseguono gli studi dopo la terza media, insieme a un percorso che possa offrire interessanti aspettative professionali grazie anche a concetti di autoimprenditorialità.
In che senso?
Non pensiamo soltanto allo sviluppo di un’occupazione all’interno di imprese già esistenti, ma anche alla possibilità di imparare un mestiere che poi possa diventare un indotto di un settore interessante.
Qual è invece la seconda figura professionale che avete individuato?
La seconda è più commerciale, quindi rivolta a coloro che possano conoscere il prodotto e il mercato, quello già esistente e soprattutto quelli nuovi da poter aprire. Occorre qualcuno che sappia cosa sta per vendere, qual è il valore dell’oggetto e come viene prodotto, la conoscenza della differenza tra i materiali di impiego e delle tecniche di lavorazione. E’ quindi una figura rivolta più che altro a giovani più formati e maturi, tendenzialmente ragazzi che hanno appena preso il diploma.
In cosa differisce da un percorso universitario?
Ovviamente non è una figura con un contenuto e una struttura da percorso universitario, ma più che altro da Its (Istituti tecnici superiori), che da un anno e mezzo sono attivi come ultimo passo della Riforma della scuola. Gli Its sono ancora a un livello sperimentale. Alla fine di quest’anno uscirà un bando della seconda fase di sperimentazione in cui intendiamo candidare il polo formativo che abbiamo iniziato a costituire, come un soggetto che possa portare avanti un Its.
Cosa direbbe a un giovane che è ancora piuttosto scettico di fronte alla possibilità di intraprendere un percorso formativo del genere?
E’ necessario superare quei luoghi comuni che si sono fatti strada negli ultimi anni. L’idea di riuscita professionale che è presente adesso si basa su un modello che non tiene conto di tutta la cultura e della conoscenza delle proprie capacità che ci sono nel dar vita a un prodotto, nel capire a cosa serve, perché deve essere realizzato con una certa cura, perché deve durare nel tempo, che cosa comunica a chi lo utilizzerà. Se il ragazzo comincia a porsi queste domande potrà avere chiara una certa traiettoria della sua vita e delle persone che incontrerà in questa esperienza interessantissima.
Cosa pensa dei giovani d’oggi?
I giovani non hanno perso la voglia o la passione, ma per esperienza posso dire che più che altro appaiono “distratti”, nel senso che la loro attenzione mentre studiano, lavorano o imparano un mestiere, è rivolta su altri aspetti del mondo che hanno imparato a conoscere negli ultimi anni. Per questo siamo convinti che uno dei primi obiettivi da porsi sia quello di suscitare una nuova attrattiva e catalizzare nuovamente l’attenzione dei giovani sulle tante sfaccettature del settore. Solo per fare un esempio, camminando per il Salone del Mobile un paio di settimane fa ho pensato che, se portassimo in visita le scuole, molti giovani potrebbero scoprire e capire i tanti aspetti straordinari che ci sono dietro un lavoro del genere.
(Claudio Perlini)