Gli imprenditori del nord-est sono stufi e l’hanno fatto chiaramente capire ai propri partiti che, tradizionalmente, votavono, scaricandoli in massa alle urne. Salvo rare eccezioni, come la riconferma di Tosi, la Lega è crollata, così come il Pdl, mentre il Pd è stato, quantomeno, ridimensionato. Non è un caso, del resto, che proprio il Veneto abbia espresso il primo sindaco grillino della storia (Roberto Castiglion, primo cittadino di Sarego, nel vicentino). Nel frattempo, sempre più imprese subiscono le lusinghe dell’estero. Austria e Slovenia in particolare. Basti pensare che la società Invest, in Carinzia, ha organizzato un convegno in cui spiegherà alla aziende italiane perché è vantaggioso trasferirsi in Austria. Era prevista la partecipazione di 150 imprenditori del nord-est. Saranno in 400. Daniele Marini, Docente di Sociologia dei processi economici all’Università di Padova, spiega a ilSussidiario.net come inquadrare il fenomeno.



C’è da temere la scomparsa delle aziende del nord-est?

Non parlerei, intanto, di un movimento di massa di imprenditori in procinto di andarsene. Trasferire la propria impresa non è pratica immediata, occorre del tempo. Gli ultimi dati congiunturali, inoltre, mostrano un sistema nordestino che, nonostante le difficoltà, resiste. E’ pur vero che i Paesi vicini come Austria e Slovenia, che intendono attirare capitali e industrie sul proprio territorio, allettano sempre più i nostri imprenditori.



Quali sono le loro principali difficoltà?

Sono appesantiti da una serie di fardelli quali l’elevato costo del lavoro, una burocrazia elefantiaca che, a sua volta, produce costi indiretti, una tassazione tra le più alte d’Europa e un quadro normativo che non garantisce la certezza del diritto.

Quanto pesa la tassazione sulle sopravvivenza delle imprese?

Moltissimo. Tra imposte dirette e indirette supera il 50% e incide specialmente su quelle medio piccole che, decisamente più delle altre, soffrono, in questa fase, della mancanza di liquidità.

In quali casi, invece, l’imprenditore è penalizzato dall’incertezza del diritto? Può farci un esempio?



La lentezza dei processi fa sì che se un imprenditore denuncia in sede civile un fornitore che non lo paga dovrà aspettare anni per ottenere una sentenza e vedersi restituire i propri soldi. L’incertezza di tali procedure rappresenta uno dei motivi principali per cui le imprese estere non vogliono investire in Italia.

Cosa offrono in più Austria e Slovenia?

Gli altri Stati propongono una tassazione più contenuta (ed estremamente contenuta per i primi 3-5 anni), un sistema burocratico snello ed efficiente, infrastrutture funzionanti e la certezza del diritto.

Che cos’hanno in più questi Paesi rispetto al nostro per riuscire a fornire queste garanzie?

Anzitutto, i loro governi agiscono secondo una logica programmatoria; hanno la capacità di operare in virtù di una prospettiva futura, attivando quelle misure che sortiranno risultati nel medio-lungo termine. Nel campo infrastrutturale o in quello energetico, ad esempio. La nostra classe politica, invece, è decisamente più sensibile al consenso immediato; e alla sollevazioni della popolazione locale. Come nel caso, per intenderci, della Tav, piuttosto che nell’ipotesi di costruzione di un inceneritore o di un centro energetico.

Da cosa dipende la loro diversità?

Diciamo che l’Impero Asburgico ha lasciato una traccia evidente nella loro cultura politica.

Come valuta i numerosi appesantimenti fiscali stabiliti da questo governo?

Quando l’esecutivo si è insediato eravamo sull’orlo del baratro. Per far fronte alla situazione di emergenza, invece che concentrarsi sulla lotta all’evasione fiscale, ha recuperato le risorse dove era sicuro che avrebbe potuto reperirle; ora che l’emergenza immediata è stata sanata, tuttavia, si rende necessaria una seconda operazione. In tempi estremamente rapidi.

Quali?

Non sono convinto del fatto che le tasse possano essere diminuite nell’immediato. Tuttavia, è possibile aiutare l’economia a riprendersi. Iniziando a restituire alle imprese i crediti che vantano nei confronti delle pubblica amministrazione. Una semplificazione burocratica, praticamente a costo zero, potrebbe, infine, velocemente risollevare gli animi.

 

(Paolo Nessi