Il decreto sviluppo cancella gli incentivi per l’internazionalizzazione delle aziende italiane. Con la norma “Misure urgenti per la crescita sostenibile”, che nei prossimi giorni sarà discussa dal Consiglio dei ministri, sarà abrogata la legge 1083 del ’54, che eroga contributi alle associazioni di settore per la realizzazione di fiere all’estero. Il presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, ha scritto a Corrado Passera, ministro per lo Sviluppo economico, per invitarlo a “riconsiderare un simile provvedimento”. E a Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, per chiedergli di “intervenire con sollecitudine”.



Snaidero, quali sono le motivazioni del suo appello?

Siamo stati informati del fatto che nel decreto legge “Misure urgenti per la crescita sostenibile”, che dovrebbe passare in Consiglio dei ministri in questi giorni, saranno eliminati i contributi per lo sviluppo dell’esportazione italiana. E’ una legge importante per le nostre aziende e che ha permesso loro di partecipare anche a fiere all’estero. Chiediamo quindi che non siano tagliati i contributi per l’unico sviluppo possibile nell’attuale contesto economico.



In che modo queste agevolazioni sono utilizzate dalle aziende del settore legno e arredo?

Sono utilizzate per il tramite delle associazioni. Noi partecipiamo insieme alle imprese associate a fiere all’estero, quindi si fa la domanda di un contributo al ministero dello Sviluppo economico che lo riconosce a chi ne ha diritto. FederlegnoArredo versa quindi gli incentivi alle singole aziende sulla base del loro fatturato estero.

Che cosa ha permesso di fare in questi anni la legge 1083?

Di sviluppare la partecipazione delle imprese italiane alle fiere all’estero e invitare dei compratori stranieri di prodotti italiani, consentendo loro di visitare le nostre fiere. Sono opportunità che non possiamo dimenticare e tralasciare dall’oggi al domani. Se si tolgono anche questi minime opportunità, la situazione non farà che peggiorare.



Perché?

Ricordo che le esportazioni in questo momento sono l’unica forza trainante del nostro settore, colpito dal calo della domanda interna. L’export ha raggiunto il +6% rispetto all’anno scorso, abbiamo dei progetti per l’estero e quindi l’aiuto che si dà alle imprese per partecipare alle fiere e crescere in Paesi stranieri tiene conto anche di questi fattori.

In che modo?

Siamo già appesantiti dalla situazione sul mercato interno, e sappiamo che i consumi sono in caduta libera. Questi contributi erogati dal ministero aiutano le imprese a svilupparsi e crescere in paesi che rappresentano un’opportunità per le esportazioni. FederlegnoArredo organizza per esempio fiere in Russia, negli Stati Uniti e in Cina.

 

Perché in un decreto chiamato “Misure per la crescita” si tagliano incentivi così fondamentali?

 

Francamente, questo non mi è dato di sapere. Spero che il ministro si ricreda sull’abrogazione della legge 1083, staremo a vedere che cosa accadrà. Quando l’ho saputo però ho pensato che non è possibile arrivare a questi livelli.

 

E’ possibile che il governo pensi di sostituire la legge 1083 con altri strumenti?

 

Che io sappia no. Ricordo che si tratta di una legge che esiste da 58 anni, FederlegnoArredo l’ha sempre utilizzata per creare sviluppo e i risultati si sono visti e si continuano a vedere. Proponiamo quindi che sia aumentata la dotazione per questa legge, e non abrogata.

 

Oltre alla sua, si sono levate altre voci contro l’abrogazione?

 

La stessa Confindustria ha “protestato”, in quanto è convinta del fatto che non sia possibile togliere qualcosa di vitale per lo sviluppo delle imprese verso l’estero.

 

Più in generale, come valuta l’impegno del ministro Passera per sostenere la crescita?

Al momento il settore del legno e arredo ha avuto un beneficio indiretto dalla detrazione del 55% per gli interventi finalizzati al risparmio energetico. Per il resto non abbiamo ottenuto assolutamente nulla.

 

Quali altre proposte si sente di fare al governo?

 

Durante il salone del mobile ho chiesto al presidente Mario Monti e al ministro Passera di non aumentare l’Iva dal 21% al 23% e di fare sì che per le prime case, oltre all’immobile, anche i mobili fissi possono usufruire dell’Iva agevolata al 4%.

 

(Pietro Vernizzi)