Un lungo Consiglio dei ministri, l’incubazione di una serie di enunciazioni che alla fine non sembrano far pensare alla crescita. La battaglia del ministro allo Sviluppo, delle infrastrutture dei trasporti, Corrado Passera, si dimostra, secondo alcuni osservatori, di portata inferiore persino a quella pensata dal ministro Paolo Romani, quando Silvio Berlusconi era a Palazzo Chigi. Ci sono diverse perplessità di fronte a questo testo. La sensazione è che l’elenco delle cose da fare si riduca a una lunga enunciazione, che poi probabilmente verrà ripresa in considerazione. Ma di fatto, al momento c’è una sola buona soluzione: quella dell’aumento al 50% della detrazione per le ristrutturazioni. Il professor Francesco Forte, ex ministro delle Finanze, sembra salvare soprattutto, se non solo, proprio questo aspetto del tanto atteso decreto per lo sviluppo.



Che ne pensa professore?

Guardi, posso dire che la domanda sul mercato degli immobili da ristrutturare c’è. È una domanda ancora buona e quindi l’estensione della detrazione ripaga da altri salassi e rappresenta veramente un aspetto positivo. L’Italia ha un problema, che non è tanto quello di costruire nuove case. Il problema del patrimonio immobiliare italiano è che è vecchio e quindi va ristrutturato, per essere usato in modo migliore. Personalmente, io l’avrei rafforzato questo aspetto, lasciando anche che si potesse aumentare la cubatura di alcuni vani. Ma il resto di tutto questo decreto sullo sviluppo, francamente mi sembra solo nominale. Non voglio essere troppo drastico, l’ho letto da pochissimo tempo. L’impressione principale è quella di vederci e di leggerci tante chiacchiere.



C’è l’obiettivo della dismissione del patrimonio pubblico.

Questo andrebbe nella giusta direzione, quella di cui discutiamo da tanto tempo. Ma, al momento, io vedo solo la creazione di tre fondi di circa un miliardo l’uno. Alla fine, mi viene la sensazione che si aumenti anche la burocrazia. Io non riesco a comprendere perché agiscano in questo modo. Eppure si tratta di un “governo di tecnici”, di professori, di esperti.

Che cosa avrebbero potuto fare?

Ad esempio, potevano rafforzare il ruolo della Cassa depositi e prestiti, con quel fondo che aveva giù creato Giulio Tremonti. Quel fondo poteva essere usato in misura più ampia, favorendo, ad esempio, le aziende che esportano.



È l’impianto complessivo di questo decreto che non la convince?

Non mi convince perché non sono queste le cose che, a mio avviso, si devono fare. Mi sembra che stiano pasticciando, che vadano in un certo senso a “sporcare” il sistema. Ma non è questo che può rilanciare la crescita in questo Paese.

 

C’è una proposta di bond aziendali che le banche dovrebbero accogliere.

 

Mi sembra che in un governo, dove pure ci sono tanti uomini vicini alle banche, il problema del credito venga affrontato con poca convinzione o con poca capacità. Sappiamo tutti che le banche in questo momento danno pochissimo credito, perché dovrebbero accettare i bond delle aziende?

 

Il governo comincia anche a essere impopolare.

 

Beh, dopo questo decreto, puramente nominale rispetto allo sviluppo, alla cosiddetta seconda fase, alla crescita, direi proprio che Passera esce sconfitto e con lui il governo. Io mi chiedo, ad esempio: perché non hanno deciso di sbloccare alcune infrastrutture? Questo sarebbe stato un passo avanti significativo. E invece siamo ancora rimasti alle enunciazioni, alle chiacchiere e a pensare a cose che c’entrano ben poco con la crescita.

 

(Gianluigi Da Rold)