Si preannuncia un weekend caldo e afoso, ma le condizioni meteorologiche non sono nulla rispetto a quello che deve affrontare il nostro primo ministro Mario Monti impegnato nel vertice dell’Unione europeo di Bruxelles. Siamo al “dunque”, in Europa, in attesa di prendere decisioni concrete sul salvataggio dell’euro e dell’Unione. Nella cartella di Mario Monti ci sono proposte, voglia di trattare, magari anche di battere i pugni sul tavolo per trovare una soluzione alla nuova impennata dello spread. Ma nella stessa cartella del nostro premier c’è pure il rapporto stilato dal Centro Studi di Confindustria che, nonostante il caldo e l’afa, mette i brividi alla schiena.



Se due mesi fa lo scenario era già di recessione, Confindustria oggi lancia un autentico allarme: “Crisi come guerra, colpite parti vitali del Paese”. I dati, i commenti sull’economia italiana sono tanti e impietosi, ma due stime spiccano su tutto il resto. Quella sul Prodotto interno lordo, che dalla previsione di un -1,6% passa a un -2,4%. E poi quella veramente devastante della disoccupazione. Il calcolo ora è che i posti di lavoro persi in Italia dall’inizio della crisi dei subprime (anno 2008) alla fine del 2013 toccheranno quasi un milione e mezzo di persone, per l’esattezza un milione e 482mila, con un tasso di disoccupazione record del 12,4%. Guido Gentili, editorialista di punta de Il Sole 24 Ore, ha osservato bene questo rapporto.



Che cosa ne pensa?

Cominciamo con il dire che questo rapporto è realistico. Tutto quello che è andato in onda nei mesi scorsi in televisione oppure è stato scritto sui giornali, era basato su valutazioni più ottimistiche. La realtà è invece quella e non c’è ragione di non credere a questo rapporto di Confindustria. Basta al proposito ricordare quello che scrisse il Fondo monetario internazionale, con la previsione di una perdita del Pil di due punti. Anche il rapporto di Confindustria di due mesi fa lanciava già un allarme, parlando e descrivendo un rischio di deindustrializzazione del Paese. Oggi il quadro è ancora più drammatico, ma più realistico.



Tutto questo che cosa comporta nel breve periodo?

Innanzitutto che il pareggio di bilancio che ci eravamo posti, già con il governo Berlusconi e poi con il Governo Monti, nel 2013, diventa impossibile da raggiungere. Potremo raggiungere un avanzo primario intorno al 4,6%, di poco inferiore a quello che si voleva ottenere e che in tutti i casi ci metterà tra i paesi più virtuosi, ma il quadro è ormai di grande difficoltà. Inutile nascondere che il ritratto complessivo della situazione è preoccupante, per usare un eufemismo. Lo si capisce dall’atteggiamento dei mercati, quelli che poi lunedì aprono con la solita dannata puntualità e che reputano che noi non ce la facciamo.

Ci sono responsabilità nell’azione del nostro Governo in tutto quello che sta accadendo?

Il governo di Mario Monti è partito bene con la riforma delle pensioni, poi si è smarrito sul pacchetto delle liberalizzazioni, ha esagerato in questa politica di rigore non bilanciata da provvedimenti sulla crescita e, soprattutto, non ha dato un colpo allo stock del debito, di cui abbiamo parlato molte volte con una serie di dismissioni che si potevano probabilmente fare.

 

Mi scusi, Gentili, c’è pure una riforma del mercato del lavoro, varata nelle ultime ore alla vigilia del vertice, che può servire come documento di trattativa, ma che non risolve i problemi del lavoro in Italia. Assumere oggi costa ancora di più.

 

Ci sono norme più rigide in entrata, oneri maggiori e non si è raggiunto il bilanciamento con l’articolo 18 nell’uscita dal mercato del lavoro. Questo, ovviamente, con i dati della disoccupazione, quelli attuali e quelli previsti, mette certamente in apprensione. Si aggiunga a tutto questo che l’eventuale ripresa, prima prevista all’inizio del 2013, viene oggi spostata nella seconda metà del 2013. Insomma, sarà un anno di passione dove c’è veramente da ballare, a partire da lunedì prossimo, quando i mercati riaprono.

 

Lei non ha fiducia in qualche risultato concreto di questo vertice europeo?

 

Per carità, la speranza è l’ultima a morire, ma faccio notare che questo è il venticinquesimo vertice europeo e non c’è, a quest’ora, alcun accordo sui punti caldi. Lasciamo da parte eurobond e il ruolo più incisivo della Banca centrale europea. È ormai una discussione che non porta da nessuna parte visto l’atteggiamento della Germania. Una condivisione dei debiti sovrani porterebbe a soluzioni complicate nelle Costituzioni degli Stati membri e degli stessi trattati, emergerebbero problemi di sovranità. Ma se lo immagina lei il governo e il Parlamento francese che si fanno correggere il bilancio nazionale?

 

Ci potrebbe essere però il meccanismo del Fondo Salva Stati, con l’acquisto diretto di titoli dei paesi in difficoltà.

 

Qui credo che ci sia il nocciolo della trattativa possibile, ponendo comunque subito una condizione concreta di ampliare la capacità di questo Fondo, perché al momento ha una dotazione che non è neppure sufficiente a salvare la Spagna. Da un accordo su questo punto si potrebbe dedurre una forte volontà politica, un passo avanti verso una coesione maggiore. Potrebbe avere un significato importante. Poi, con una concreta volontà politica, si possono studiare altri interventi, si possono trovare altri accordi.

 

Resta il paradosso di fondo, tra l’urgenza di una risposta economica e finanziaria centralizzata, di livello europeo e la mancanza di un’unità politica europea.

Questo è certamente l’autentico paradosso. Anche perché la strada per l’unificazione politica necessita di tempi molto lunghi, mentre i mercati, ripeto, aspettano al varco già lunedì prossimo.

 

Il Governatore della Bce, Mario Draghi, può avere ancora dei margini di manovra?

 

Ha già fatto molto quando ha iniettato liquidità. Ora penso che i suoi margini di manovra siano ridotti e i tedeschi stiano guardando a vista le sue mosse.

 

Che effetto le fanno gli spostamenti che si preannunciano o si prefigurano nel frattempo nella politica italiana?

 

Beh, questo è l’aspetto grottesco di tutto quanto sta accadendo. I giochetti della politica italiana in questo scenario internazionale sono veramente la rappresentazione del ballo sul Titanic.

 

(Gianluigi Da Rold)