Sono in tutto 465 gli associati che ieri hanno preso parte agli otto tavoli del primo Forum del Legno Arredo che si è tenuto a Milano. Un grande evento, in un momento di particolare difficoltà, che ha riunito un settore da 400mila addetti che mantiene tutto il fascino del Made in Italy sui mercati internazionali e che aiuta le esportazioni, ma che quest’anno, rispetto all’anno scorso, ha perso il 15% sul mercato interno. Per fare un punto sulla situazione, ilsussidiario.net ha intervistato Roberto Snaidero, presidente di FederlegnoArredo, la federazione imprenditoriale che ha organizzato il Forum.
Snaidero, partiamo da un bilancio di questo evento.
Sono molto soddisfatto del Forum del Legno Arredo, innanzitutto perché è la prima edizione che si differenzia dall’Assemblea generale dei soci che organizzavamo gli anni scorsi. Abbiamo allestito otto tavoli di lavoro cui hanno partecipato 465 associati. Gli argomenti discussi sono risultati molto interessanti, soprattutto per le imprese del mio settore.
Qual è il clima che si è respirato durante il Forum?
Non è purtroppo un clima di euforia, con la sola eccezione dell’export. C’è grande preoccupazione per quanto riguarda il mercato interno, dovuta alla caduta dei consumi e alla mancanza di misure per la crescita che il governo deve varare e che dovrebbero essere note in breve tempo. Mi auguro che siano in linea con i desiderata del nostro settore, che in Italia conta su 400 mila addetti, esporta il 38% del fatturato e ha una bilancia di pagamenti molto positiva.
Quali sono le sfide rispetto alla crisi per il vostro settore?
Da parte degli imprenditori del settore c’è una grande voglia di crescere e di fare gli interessi delle loro aziende e di conseguenza del nostro Paese. Dobbiamo però lottare continuamente, giorno per giorno, con le problematiche che tutti conosciamo.
Quali sono le sue proposte per uscire da questa situazione difficile?
Da tempo le ho illustrate al governo, anche la settimana scorsa sono stato a Roma per cercare di supportare le nostre imprese. Per l’estero stiamo già aiutando le nostre imprese, ma è sul mercato interno che è più difficile dare risposte. Chiediamo al Consiglio dei ministri di offrire uno spiraglio di ottimismo che ancora non riusciamo a vedere.
Chiedete anche meno tasse?
Innanzitutto auspichiamo che l’Iva non sia aumentata dal 21% al 23%: questa sarebbe già una grande misura. E poi chiediamo di agevolare l’acquisto degli arredi a muro (come cucine, bagni e armadi) da parte dei giovani, così come viene agevolato l’acquisto della prima casa, con l’Iva al 4%. Occorre inoltre che i mutui destinati ai giovani per l’acquisto della prima casa includano anche parte dell’arredamento. Se questa proposta fosse accolta, sarebbe un grande passo avanti per la crescita, in grado di invertire l’attuale trend. Ricordo che quest’anno, rispetto all’anno scorso, siamo arrivati al -15% sul mercato interno. Ciò che chiediamo è quindi poco, ma è qualcosa che già in altre nazioni stanno facendo: non ci sarebbe quindi nulla di strano a farlo anche in Italia, come già avviene in Spagna, Francia, Belgio e Portogallo.
Come mai l’export va così a gonfie vele?
L’Italia rappresenta l’eccellenza del design nel mondo, e gli ordinativi stanno raggiungendo i livelli precedenti alla crisi del 2008. Il prodotto italiano di arredamento è molto ricercato nei paesi stranieri, le imprese italiane hanno fornito un segnale, non da ultimo lo abbiamo visto anche nel recente Salone del mobile, dove il 70% dei visitatori proveniva dall’estero. I nostri prodotti sono quindi ancora ricercati, e questo ci permette di crescere sul mercato globale. Oltre che nei paesi caratteristici europei, stiamo crescendo anche in Russia e Cina. Il Made in Italy è ancora una forza non indifferente.
Ovunque tranne che in Italia…
In Italia i consumi stanno calando in tutti i settori, perché la liquidità sta mancando alle famiglie. Le tasse hanno bloccato ulteriormente la spesa e, poiché quelli di legno e gli arredi sono beni durevoli, c’è la tendenza a rimandare ulteriori acquisti o a comprare mobili che costano poco, ma che durano poco.
(Pietro Vernizzi)