La crisi, le ricette contro la recessione, i dati e le previsioni. Al primo Forum del Legno Arredo, in un padiglione della vecchia Fiera di Milano, si fa il bilancio di questi ultimi anni e una previsione dell’immediato futuro. Il Presidente di FederlegnoArredo, Roberto Snaidero, fa una relazione breve e quasi informale, senza giri di parole inutili. Nonostante il periodo che si sta vivendo, con tutte le difficoltà che hanno le imprese, si coglie la determinazione, quasi la fierezza, di essere imprenditori di una filiera, quella della lavorazione del legno, che è un’eccellenza assoluta italiana in tutto il mondo. E si vede la voglia di ribellarsi a questa crisi, il desiderio di accettare una sfida che potrebbe alla fine rafforzare ancora di più imprese piccole, medie, ma anche grandi, che hanno una lunga tradizione e che non vogliono ammainare bandiera.



Snaidero, dopo la sua relazione, snocciola di persona alcuni numeri che fanno capire quale importanza abbia questo “Made in Italy” del mobile, dell’arredo, di tutto quanto si fa con il legno. E’ un brand che è spesso preso in scarsa considerazione in patria, ma addirittura esaltato ed emulato, con molta difficoltà, in tutto il mondo: “Questo settore conta 400mila addetti e fa un fatturato annuale di oltre 32 miliardi di euro”. I problemi? Un mucchio. Dalla burocrazia alla pressione fiscale, al fatto che ormai il mercato interno è bloccato, fermo, e le nuove strategie aziendali guardano all’export. “Oggi – precisa Snaidero – la maggior parte del fatturato è all’estero. E lo facciamo da soli, con poco supporto. Non si può proprio dire che lo Stato ci aiuti. Sul mercato interno, la nostra proposta di abbassare l’Iva al 4% per i mobili e gli arredi della prima casa per due giovani coniugi, non verrà accettata. Anche se è già così in Francia e in molti Paesi europei”.



Andrea Margaritelli, il “re” della pavimentazione in legno, esponente di una dinastia imprenditoriale dell’Umbria, direttore marketing del “Listone Giordano” parla di un “governo che ha lo sterzo bloccato in una sola direzione”. E gli altri, oltre seicento colleghi, che partecipano al Forum e ai vari Workshop, non possono che confermare, prendere atto di una situazione difficile con cui fare i conti.

Eppure l’attenzione che si coglie nei vari workshop è incredibile. Sono imprenditori che fanno ricchezza, non solo per loro ma per l’intero Paese, e sono i rappresentanti di quella tradizione italiana che, unica al mondo, sa coniugare bellezza ed efficienza, stile e funzionalità. Sono imprenditori che hanno anzitutto “un mestiere”, che si tramandano di generazione in generazione e che sanno adattarsi, innovandosi, alle continue sfide del mercato, anche quello del nuovo mercato globale.



Quindi, un’analisi coraggiosa, realistica della crisi, ma anche ricerca di strade nuove non solo per sopravvivere, ma per ampliarsi, per restare protagonisti del mercato. Se l’architetto Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, fa venire i brividi con i dati che sforna sullo stato del mercato delle nuove costruzioni e sul futuro, nessuno ha voglia di arrendersi. Fare impresa è una sfida che va affrontata in tutti modi e con tutti gli sforzi, ogni giorno. 

Ci sono grandi economisti che illustrano e consigliano, come Marco Fortis, il vicepresidente della Fondazione Edison, che vede nel lavoro e nelle imprese la vera ricchezza di un’economia, di un sistema produttivo che probabilmente, negli ultimi venti anni, si è anche un po’ bloccato con i giochi della finanza. C’è il professor Paolo Preti, un docente che conosce la vita e lo sviluppo delle imprese, che non nega certo le difficoltà, ma sottolinea anche gli aspetti di tenuta e quello che potrebbe trasformarsi in positivo. C’è un’infinità di specialisti di vari settori della lavorazione del legno, in un Paese che cerca ancora una gestione corretta della filiera bosco-legno.

E’ attraverso simili iniziative, di comunicazione e di relazioni, che i protagonisti di questo settore aggiornano la loro grande tradizione, innovano il loro antico “mestiere” e affrontano il futuro. L’immagine che trasmettono è quella di una grande scuola di antico artigianato italiano, il migliore nel mondo, e che ora lavora su scala industriale mondiale.

E’ proprio da questi imprenditori, quelli che oggi non fanno solo i migliori pannelli di legno compensato, ma che ormai stanno conoscendo anche il boom delle case di legno, dei palazzi di legno, che si comprende la capacità di adattamento di questa imprenditoria, che di aiuti statali non solo non ne ha mai avuti, ma che è sicura che si muoverà solo con le proprie gambe e la propria testa.

E’ incredibile capire le sfumature, le differenti produzioni che sono legate alla filiera del legno. Mi spiega un gentile signore, quando gli parlo della grande realtà dei distretti italiani, che “esiste nel Biellese una piccola azienda che sa lavorare come nessun altro il cashmere per adattarlo alle poltrone, ai divani”. Tutte storie da raccontare, a centinaia, a migliaia, per comprendere esattamente che cosa è questo sistema produttivo italiano, che a volte, con estrema superficialità, viene quasi bistrattato.

E’ proprio guardando a questi imprenditori che, con la loro volontà di stare al passo con i tempi, di aggiornarsi continuamente, si può avere una speranza di superare questa stramaledetta crisi che ci ha regalato la finanza internazionale.