Immaginate una sfilata di moda, un grande manifestazione che ha bisogno di tecnologia in fatto di luci, monitor, video, un motore centrale, i tubi di alluminio. Si parla di una mostra, di una sfilata di moda, di un congresso al Lingotto di Torino, alla Biennale di Venezia, a Cinecittà a Roma, alla Fiera di Milano. Quello che si chiama in genere un evento. È in questo settore che si muove un’azienda come la Euphon Communication, che noleggia letteralmente tecnologia. Tre sedi: a Torino, a Milano e a Roma. Un centinaio di dipendenti, ma anche tanto personale che lavora in occasione dell’evento che si sta preparando e che è in allestimento. La Euphon fornisce la parte tecnologia, poi ci sarà chi farà gli allestimenti, come due imprese complementari. Marco Salviati è un dirigente della Euphon Communication, ma è anche presidente dell’Ans, il Gruppo Service di tecnologie per lo spettacolo collegato a FederlegnoArredo. La tecnologia che fornisce riguarda una fascia medio alta di clientela. Le sue soddisfazioni se le è prese. Due anni fa la Euphon era a Vancouver in Canada, alle Olimpiadi invernali. E qualche settimana fa era a Pechino, per preparare la sfilata di moda di Giorgio Armani. «Ma lavoriamo soprattutto in Italia. La percentuale del nostro fatturato all’estero è all’incirca del 10%».
Com’è la situazione attuale?
La crisi c’è, si sente, ma al momento si può dire che noi siamo ancora in una situazione buona, soddisfacente. Certamente c’è stata una flessione ed è diventato durissimo tenere il mercato. Se posso sintetizzare il momento che viviamo rispetto alla crisi, potrei rispondere con questa immagine: una sorta di “macchia di leopardo”, con alcuni eventi che vanno bene, altri che vanno meno bene. Al momento si compensano e ci fanno vivere.
Il problema che più vi assilla in questo momento? Il problema che considerate il numero uno da risolvere?
La crisi mette in difficoltà molti nostri clienti. Il risultato sono gli “insoluti”, i soldi che devi recuperare per il lavoro che hai fatto. Non andiamo per tribunali, comprendiamo il momento che stanno passando tutti, ma almeno due persone dell’azienda oggi sono impegnati nel recupero crediti. Non sono i grandi enti, che pagano in modo abbastanza virtuoso, come anche le amministrazioni pubbliche per le quali lavoriamo: da 60 a 90, fino a 120 giorni siamo nella regola. Ci sono alcuni privati che però sono veramente in difficoltà in questo momento e in certi casi si arriva anche a un anno e mezzo o due di attesa. Questo diventa inevitabilmente un grosso problema.
L’elenco dei problemi che coinvolge tutte le imprese italiane, anche quelle del vostro settore è poi la pressione fiscale.
Per fortuna se ne occupa l’ufficio commerciale, ma è chiaro che si sente, che è alta, che pesa molto. Guardi, quando si prepara un evento, si realizza una commissione per affittare tecnologia e ho bisogno di molte persone utilizzabili in quel momento. Il personale non è fisso, è inevitabilmente variabile. È in quel momento che per rispettare i costi, cercando di offrire uno stipendio dignitoso, mi rendo conto del peso della pressione fiscale.
Ma per questa ragione voi starete prestando la massima attenzione alla riforma del lavoro ancora in fase di approvazione parlamentare.
Cerchiamo soprattutto di comprendere, perché è uno dei fatti determinanti in un lavoro come il nostro. Quello che posso dire, al momento, è che questo testo di legge rappresenta per tutti un grande punto interrogativo.
Poi c’è il problema della liquidità, dell’accesso al credito e quindi del rapporto con le banche.
Sono tutti in fila questi problemi. Noi abbiamo avuto due anni fa, nel momento di un nuovo assetto societario, una fase delicata, dove speravamo in una migliore disponibilità delle banche. Qualche “passo falso” abbiamo dovuto farlo anche noi. Ora siamo in una situazione migliore. Ma non c’è dubbio che uno debba prendere in considerazione anche questo rapporto in un momento tanto problematico.
Il suo lavoro è legato a un target medio alto, portato inevitabilmente a conoscere quali siano le “spie rosse” della crisi che stiamo vivendo. Sulla base della sua esperienza, delle sue conoscenze, del lavoro che fa, quali prospettive si possono trarre?
Entriamo in una sorta di “campo minato”, dove le prospettive e le previsioni è difficile farle. C’è un’aria di sfiducia in giro. Si vive facendo tesoro dei contratti che si portano a casa, sperando che le cose stiano cambiando. Ma purtroppo quello che si vede e si sente non è incoraggiante. Nessuno di noi molla o ha voglia di mollare, ma chiederci previsioni, in un momento come questo, è veramente problematico e difficile. La sfiducia delle persone che vivono intorno a te e quelle con cui parli, la senti benissimo.
(Gianluigi Da Rold)