Fallita la trattativa per l’acquisizione di WindJet da parte di Alitalia, è previsto per oggi presso il ministero dello Sviluppo economico l’incontro tra le due parti e le organizzazioni sindacali. Un tavolo tecnico di fondamentale importanza per provare in extremis un salvataggio della compagnia low cost siciliana che, secondo Alitalia, “non è mai riuscita a rispettare le date e gli obblighi derivanti dai vari accordi firmati, conferendo cosi all’operazione un profilo di rischio assolutamente imprevedibile e inaccettabile nell’ottica di una gestione seria e responsabile”. Da più parti arriva l’auspicio che l’accordo possa essere raggiunto, in particolare per salvaguardare gli oltre 800 posti di lavoro a rischio e non lasciare a terra i circa 300mila viaggiatori che hanno già acquistato i biglietti aerei. In caso di mancata intesa, il segretario nazionale della Uil Trasporti, Marco Veneziani, chiede l’intervento di “un Commissario che dopo una fase di amministrazione straordinaria possa garantire il passaggio dei servizi e dei lavoratori a un’altra società in un regime di continuità”. Insieme a Marco Ponti, docente di Economia Applicata presso il Politecnico di Milano, analizziamo l’intera vicenda.
Professore, come giudica l’attuale situazione di WindJet?
Non è certamente una malattia solo italiana quella del fallimento delle compagnie low cost. E’ estremamente complicato entrare in un mercato dove l’innovazione è stata già splendidamente sfruttata da quel colosso chiamato Ryanair. Si tratta di un modello di gestione molto complesso e il successo della compagnia irlandese è adesso sotto gli occhi di tutti, nonostante la dichiarata ostilità di molti governi intenzionati a difendere le proprie compagnie di bandiera e nonostante la liberalizzazione, a mio avviso ancora da completare, assegni gli slot più pregevoli alle stesse compagnie di bandiera.
Quindi chi è arrivato dopo Ryanair si trova inevitabilmente in difficoltà?
Chi ha provato a immettersi nel mercato dopo Ryanair si trova in grande difficoltà perché non è più in grado di innovare. EasyJet, compagnia arrivata per seconda, è riuscita ancora a trovare degli spazi importanti, ma tutte quelle più piccole arrivate dopo si ritrovano solamente con le briciole. Tra queste rientra anche WindJet, di dimensioni certamente più ridotte.
Cosa pensa del fallimento della trattativa con Alitalia?
I dettagli sono ancora troppo poco chiari per poterli analizzare, ma è chiaro che se Alitalia ha dichiarato pubblicamente che il rischio di questa operazione sarebbe stato troppo alto, evidentemente qualche problema esisteva già in passato. Inoltre, mi sembra quanto mai curioso che Alitalia, con la situazione in cui si trova adesso e che tutti conosciamo, si metta a comprare altre compagnie, anche se vista da un altro punto di vista un’operazione del genere potrebbe anche rappresentare l’unico modo per salvarsi.
Quanto ha influito nel fallimento dell’operazione il fatto che l’Antitrust abbia chiesto ad Alitalia di cedere degli slot per dare il suo placet?
Certamente molto. L’Antitrust ha agito in difesa degli utenti, cosa che purtroppo non piace molto alle compagnie aeree che al contrario vogliono mantenere spazi di monopolio. E qui torniamo appunto al discorso sulla liberalizzazione che proprio su questo aspetto dell’assegnazione degli slot è ancora decisamente da rivedere.
Cosa si aspetta dall’incontro di oggi?
Mi auguro innanzitutto che si possa evitare un intervento pubblico che inevitabilmente va sempre a discapito di qualcun altro. Al di là di questa soluzione o di una limitazione della concorrenza, sono decisamente più favorevole a una protezione “standard” dei lavoratori, una normalizzazione della tutela che possa evitare di creare casi eccezionali per le vicende più visibili.
E’ da poco spuntata anche l’ipotesi di un commissariamento. Cosa ne pensa?
Come ogni impresa in fallimento è chiaro che anche WindJet può essere commissariata. Anche in questo caso, però, l’importante è che ci sia attenga alle norme senza dover obbligatoriamente mettere in campo misure eccezionali. Mi spiego: qualsiasi impresa sull’orlo del fallimento può essere commissariata, ma mi auguro che nel caso di WindJet non si scelga di optare per una sorta di “eccezionalità propagandistica” che possa giovare ad azioni politiche da sbandierare alle prossime campagne elettorali. Se necessario a tutelare i lavoratori, allora ben venga il commissariamento, operazione che richiederà un’analisi approfondita dei bilanci per capire se realmente ci sono le condizioni per salvare la compagnia.
(Claudio Perlini)