Attiva da 93 anni, grazie a quattro generazioni che si sono tramandate i “segreti” del mestiere, dal 1919 la Corà Domenico & Figli è una società leader nel settore della lavorazione del legno. Presente in modo capillare nel continente africano, l’azienda con sede ad Altavilla Vicentina opera anche in Cina, Bosnia e Romania. Il legno di Okoumé proveniente dal continente nero è molto utilizzato soprattutto per impermeabilizzare le case olandesi lungo i fiordi. Ilsussidiario.net ha intervistato Stefano Corà, presidente di Corà Legnami.
Come è nata la vostra azienda e come si è specializzata nel tempo?
La nostra azienda nasce nel 1919 a opera di Domenico Corà che, al termine della Prima guerra mondiale, inizia l’attività di prima trasformazione e rivendita di legname. Negli anni ‘50 e ‘60 l’attività conosce una forte espansione con l’ampliamento dei prodotti a disposizione e l’approvvigionamento dai Paesi africani e asiatici di legnami tropicali pregiati. Negli anni ‘80 si smette l’attività industriale e si amplia la presenza commerciale in Italia attraverso l’apertura di depositi e filiali, culminando con l’acquisizione della Gardino di Genova e la Fratelli Feltrinelli di Milano alla fine degli anni ‘90.
Come siete cambiati negli ultimi anni?
Dal 2000 in poi si consolida la presenza nei Paesi produttori di materia prima pregiata con l’apertura delle consociate estere in Bosnia (segati di faggio e rovere), Romania (segati di frassino, noce, acero e tiglio) e Gabon (tronchi, sfogliati e compensati di Okoumé e segati di Okoumé, Bahia, Iroko, Kevazingo e Padouk), oltre a un ufficio di rappresentanza in Cina. Oggi il gruppo conta oltre 1000 dipendenti nel mondo, un fatturato consolidato di circa 125 milioni di euro e un’attività di produzione e distribuzione che spazia dal continente americano, all’Asia, al Medio Oriente, all’Africa e ovviamente all’Europa e all’Italia.
Di che cosa vi occupate e quali sono i vostri prodotti?
I prodotti trattati vanno dai tronchi grezzi ai segati freschi ed essiccati, ai lamellari per finestra, ai pavimenti in legno tradizionali e prefiniti, ai pannelli, ai compensati, alle travi da costruzione, ai prodotti per la carpenteria e falegnameria nautica, ai tranciati precomposti per il mobile e il serramento, fino ai prodotti più innovativi come il controtelaio strutturale a tenuta termica che consente la posa in opera dei serramenti moderni nel pieno rispetto delle normative sul risparmio energetico.
In Africa che cosa fate?
In Africa, continente tradizionalmente votato alla prima trasformazione nelle sue più semplici accezioni, siamo tra i leader mondiali della produzione del pannello compensato di Okoumé per uso marino e per uso esterno. Oltre che per la fabbricazione di imbarcazioni da diporto in tutta Europa, il nostro pannello di Okoumé trova impiego in Olanda nella costruzione delle case in ambiente salmastro, in Francia per l’arredamento e in Italia per la fabbricazione degli scuroni (balconi). Quindi tradizione e innovazione, attenzione al mercato e alle sue evoluzioni e focalizzazione sui bisogni della clientela, anticipando per quanto possibile le tendenze.
Perché avete deciso di investire in Africa?
In Africa, così come in Bosnia e in Romania ci siamo andati per cogliere le opportunità offerte dalla vicinanza con la materia prima legno e dalla possibilità di apertura di grandi mercati stranieri non ancora maturi e saturi.
Quali sono state le conseguenze della crisi nel settore e come avete reagito?
La crisi ha cominciato a mordere fin dal 2007 nel nostro settore, con una punta nel 2009. Dopo due anni di apparente tregua, il 2012 si sta rivelando ancora più duro del 2009, soprattutto per quanto riguarda il reperimento di risorse finanziarie adeguate per un settore cronicamente sottocapitalizzato e indebitato oltre misura. La nostra reazione è stata volta al massimo contenimento dei costi di struttura, alla ridefinizione dei processi per migliorare la produttività e alla ricerca di espansione sui mercati esteri meno toccati dalla crisi. Il nord-est ha nella propria vocazione manifatturiera votata all’export la chiave per l’uscita dal tunnel della crisi che sarà purtroppo ancora lungo.
Quali sono i principali problemi degli imprenditori del nord-est?
L’assenza dello Stato si fa sentire soprattutto nella inadeguatezza delle infrastrutture e delle strutture di accompagnamento verso l’estero delle nostre imprese. L’eccessiva pressione fiscale è un fattore di rallentamento della ripresa e insieme alla tuttora elefantiaca burocrazia rischia di far venire meno la forza motivazionale dei nostri imprenditori.
La Corà Legnami è attiva anche nel campo del volontariato?
Sì, attraverso la Fondazione Domenico Corà si occupa da quasi cinquant’anni della gestione di una scuola materna con nido integrato che ospita 145 bambini a Tavernelle Vicentina, dove ha sede il Gruppo ed eroga ogni anno sei borse di studio per gli studenti meritevoli della scuola secondaria superiore e dell’università. Le opere sociali del Gruppo si estendono anche alle consociate attraverso l’erogazione di fondi a sostegno di opere meritevoli e interventi diretti, quali scuole, ambulanze e camion dei pompieri donati alle comunità locali.
(Pietro Vernizzi)