Una piccola realtà ma ben consolidata sul territorio e sempre attenta alle innovazioni tecnologiche piccole e grandi. Sono queste le caratteristiche della Bristot Cesare & C. di Belluno che progetta, costruisce e commercializza macchine e impianti per la lavorazione del legno, in special modo per segherie. L’azienda è in grado di progettare linee di produzione complete a secondo di ogni esigenza, integrando poi macchine nuove con macchine usate. “La storia della nostra azienda è iniziata quarant’anni fa dall’idea di mio padre, Cesare e si dedicava esclusivamente alla costruzione e vendita delle meccanizzazioni per le segherie – dice Fabio Bristot – Da allora, è passato molto tempo e abbiamo proseguito nel nostro cammino verso il continuo miglioramento: è stata creata un’azienda consociata, la BSB che si dedica alla costruzione di impianti dedicati al legno. Tutto ciò ha portato la Bristot a trasformarsi oltre che ad una ditta artigianale che si occupa di macchinari per segherie, anche in una commerciale. Già nel 1975 avevamo inserito fra le nostre specialità l’importazione di macchine da carpenteria acquistandole direttamente da ditte estere: conseguentemente all’evolversi del mercato e delle richieste della clientela, abbiamo cercato di adeguarci alle nuove esigenze delle segherie che si sono evolute nel tempo. Una volta queste ultime si occupavano prettamente della produzione di tavolame, dopo si sono trasformate in produttori di travatori per l’edilizia, poi di tetti e ora, costruiscono edifici in legno. Lavoriamo solo con legno massello seguendo la filiera dal tronco al semilavorato”.



Che significato ha per voi la parola innovazione?

Occorre arrivare sempre il giorno prima perchè, soprattutto nel nostro settore, è fondamentale seguire le evoluzioni del mercato. Per far ciò, dedichiamo molto tempo alle fiere di settore sparse in Europa, soprattutto quelle nei paesi nordici, dove i produttori anticipano le nuove tendenze del mercato con prodotti sempre innovativi. In Svezia e alta Germania, ad esempio, il legno è di casa e dove le novità arrivano con molto anticipo rispetto all’Italia.



Quali sono i motivi di arretratezza dell’Italia?

Il nostro Paese adegua i suoi sistemi di lavoro e i suoi prodotti agli altri mercati, quando invece dovrebbe accadere l’inverso. Purtroppo, l’Italia nel settore del legno non è propositiva e, anzi, lavora sempre di riflesso. Ad esempio, i centri di taglio in Germania sono nati circa venticinque anni fa, mentre nel nostro Paese sono arrivati non più tardi di quindici anni fa. Ora le novità dal mercato sono legni compositi, essiccati e incollati, proposte che arrivano dall’estero e non certo dall’Italia. Io seguo la segheria da oltre venticinque anni e posso dire che gli italiani sono molto bravi a copiare, migliorando molto spesso ulteriormente i prodotti, ma non arrivano mai per primi sui nuovi prodotti.



 

Mancano, dunque, gli investimenti in questo settore?

 

Certamente: l’80% delle nostre aziende è artigianale e non industriale e, spesso, si sono evolute lentamente nel tempo perchè deficitavano di personale sufficiente, capacità e visioni capaci di prevedere il futuro: tutti presupposto fondamentali per poter reggere investimenti importanti e allargarsi.

 

Tutto questo è forse legato agli incentivi?

 

Il mondo della prima lavorazione del legno ha scarso potere perchè non esistono grosse industrie sul territorio che sono in grado di alzare la voce per farsi sentire. Fortunatamente, ora qualcosa si sta muovendo grazie all’associazionismo.

 

Ci sono, però, lati positivi nell’essere una piccola realtà?

 

Certo, le aziende più estese hanno difficoltà nell’essere flessibili e cambiare spesso tipo di lavorazioni seguendo le singole esigenze dei clienti. Le piccole realtà come la nostra, riescono a farsi apprezzare perchè arrivano dove non riescono le grandi aziende, ad esempio, quelle tedesche. La concorrenza, però, è agguerrita e i costi di produzione e delle materie prime italiane e di trasporto sono ancora troppo elevati rispetto ai nostri concorrenti esteri.