I toni e i commenti sono ormai preoccupati e allarmanti. Il ventaglio dei problemi che ha portato il 2 agosto 2012 è molto grande, molto ampio. Spicca, prima ancora di toccare il “taboga vertiginoso” delle Borse, in concomitanza con la conferenza stampa di Mario Draghi, il crollo, letteralmente il crollo, dei consumi in Italia. Il professor Luigi Campiglio, docente di Politica Economica all’Università Cattolica di Milano, è una persona razionale, equilibrata nei suoi giudizi, un uomo che sceglie con cura gli aggettivi per definire i comportamenti degli uomini, anche di quelli che appartengono alla classe politica, finanziaria ed economica, dell’Italia e dell’Europa. Ma di fronte a questo dato sul crollo dei consumi in Italia è quasi disarmato: «È ormai chiaro che le famiglie italiane non solo hanno rinunciato alle serate fuori casa, alle ferie. Non solo hanno messo fine all’acquisto di beni durevoli. Hanno ormai deciso di risparmiare sulla qualità della stessa alimentazione. È questa la dura realtà, la verità che emerge da questi dati».



A svelare questa situazione con documenti e stime, anche se basta girare per le strade delle città italiane e dei negozi, è stato l’Ufficio Studi di Confcommercio. Il ribasso dei consumi delle famiglie italiane previsto per il 2012 è pari al 2,8%. Questa percentuale fotografa una situazione che l’Italia non ha mai conosciuto dai tempi dell’ultimo dopoguerra. Ma Confcommercio non risparmia altre valutazioni: per trovare un calo peggiore in Italia occorre ritornare agli anni Trenta. Chissà se c’è ancora qualcuno, in Italia e nel mondo, che non ricorda la grande crisi del 1929. L’Ufficio Studi dell’organizzazione ha rivisto anche al ribasso le stime sul Pil intorno al -2,2%, mentre a marzo si prevedeva un -1,3%. E la recessione non si fermerà con la fine dell’anno, perché in questa situazione anche per il 2013 si prevede già un calo dello 0,3%. Altre valutazioni di Confcommercio riguardano alcune città del Paese, dove si evidenzia una situazione drammatica nel Mezzogiorno italiano. Il che non stupisce di certo. Può solo stupire i ciechi o i sordi quello che si sta vivendo all’Ilva di Taranto (altra notizia calda di giornata) oppure la condizione economica e sociale della Sicilia.



Professor Campiglio, di fronte a questi dati, a questi nuovi aggiornamenti di stime e numeri, in che situazione ci troviamo?

Bisogna essere realistici, purtroppo. Questa comincia a essere una situazione pericolosa. Non ci vuole molto a comprendere che c’è un clima molto pesante, che gli italiani, le famiglie italiane vivano in un momento di grande, elevata incertezza. Adesso, per fare i calcoli esatti bisognerà aspettare i dati dell’Istat, ma è chiaro che si vive in un momento di drastica diminuzione di tutto, a partire dal potere d’acquisto. Paradossalmente, proprio in una simile condizione, lei può addirittura vedere una lieve accentuazione del risparmio, che diventa sintomo di preoccupazione, di timore per il futuro. Un crollo delle aspettative dopo un anno di “cura da cavallo”. È questo il clima che si respira nel Paese.



I bilanci delle famiglie italiane sono ridotti all’osso.

Consideri la diminuzione del potere d’acquisto, l’aumento della disoccupazione, il costo della vita. Una famiglia, ogni mese, ha costi fissi che bruciano il 50% delle entrate. Ci metta l’affitto, le bollette caricate di accise e di tasse, le spese di trasporto. Ci aggiunga la pressione fiscale. Dove va a finire questa famiglia se non risparmiasse sulla stessa qualità dell’alimentazione? E in questo modo tutto diventa più problematico, più faticoso, senza margini e paletti di sicurezza. Tutto questo lascia pensare che, al termine di un anno durissimo, ci si sta infilando in una recessione durissima che può avere effetti pericolosi e non si vede quando da questa recessione si possa uscire.

 

In più oggi, sui mercati, c’è stato l’effetto Draghi. Dal giovedì londinese, che aveva rilanciato i mercati, raffreddato lo spread e suscitato speranze, al giovedì dove l’“irreversibilità dell’euro” deve fare i conti con i poteri limitati della Bce.

 

Altro fatto che complica ulteriormente le cose. E questa volta le complica in modo serio. Io ritenevo che con le dichiarazioni fatte a Londra, Draghi avesse fatto una sorta di proclama come quello di “passare il Rubicone”. In effetti, dopo quelle dichiarazioni c’è stato un grande rimbalzo in Borsa e lo spread era crollato di 80 punti.

 

Oggi, si è passati da un listino positivo di piazza Affari di oltre due punti a una chiusura negativa di quattro punti e mezzo. Con una risalita dello spread oltre i 510 punti.

 

Non riesco a comprendere esattamente che cosa sia capitato. Forse Draghi ha voluto provare un braccio di ferro e ha dovuto arrendersi di fronte alla Bundesbank. È difficile capire quello che è accaduto. Noi possiamo guardare solo gli effetti. La dichiarazione di Londra di Mario Draghi è stata in tutti questi mesi l’unico segno di autentica discontinuità, di chiarezza, di messaggio di fiducia nel momento in cui ha parlato di “irreversibilità dell’euro” e delle possibilità della Bce. In tutti questi mesi, se si guarda bene, non avevano avuto effetto il varo della riforma delle pensioni, la riforma del lavoro, i vari decreti. Ora, dopo questa conferenza stampa che ha deluso i mercati, si ritorna nell’incertezza e in una situazione oggettivamente più pericolosa sia per l’euro che per le ricadute sul nostro Paese.

 

Segnali di allarme sociale si cominciano a vedere un po’ ovunque.

 

È inevitabile. Se lei mette insieme tutto quello che è avvenuto oggi, può ricavarne solo un forte segnale di allarme. Questo al momento comunica una sorta di rassegnazione e alcune proteste. Ma per quanto riguarda l’Italia, di fronte al crollo dei consumi, bisogna che arrivino messaggi chiari anche da parte del nostro governo e si cerchi almeno di mettere un freno al continuo impoverimento delle famiglie italiane. Insomma, sarà pure necessario mettere almeno un paracarro sulla strada prima che tutto precipiti nel burrone.

 

(Gianluigi Da Rold)