Dopo i dati negativi per l’economia italiana diffusi martedì dall’Istat, ieri è arrivata anche un’indagine di Mediobanca a dire che l’anno scorso è stato distrutto l’1,4% della ricchezza delle imprese: colpa del fatto che il guadagno non è sufficiente a ripagare il costo del capitale. Inoltre, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha dichiarato che “l’autunno non sarà facile, questa crisi molto pesante mette a rischio il futuro industriale del nostro Paese e quindi il lavoro”. Il ministro ha poi aggiunto che la responsabilità della situazione attuale non è solo “della politica, ma anche del credito e degli imprenditori stessi che forse devono avere un atteggiamento più volto all’investimento”. «Cosa dobbiamo fare ancora?», è il commento a caldo alle parole di Elsa Fornero di Roberto Snaidero, imprenditore, nonché Presidente di FederlegnoArredo. «Quando vediamo ottimismo e crescita – continua – possiamo anche investire. Ma in un momento come questo chi investe? Dove? Per cosa? Per un mercato in caduta? Senza dimenticare che le risorse per gli investimenti non si trovano così facilmente, dato che le banche hanno chiuso i rubinetti dei finanziamenti».



Dobbiamo aspettarci quindi un autunno difficile come prospettato dal ministro?

Quello della ripresa dell’attività dopo le vacanze è un grossissimo problema per le aziende. Se devo essere sincero sono molto preoccupato, perché sento alcuni colleghi, soprattutto titolari di piccole imprese, che sanno già che avranno ulteriori difficoltà a settembre quando si dovrà ricominciare. Certo, ci sono aziende che vanno bene e guardano al futuro con un certo ottimismo, ma la maggior parte ha grosse difficoltà.



Da che cosa dipendono queste difficoltà?

Principalmente dal mercato interno, che è totalmente fermo, come si è visto dai dati diffusi negli ultimi giorni. Inoltre, il mercato estero sta cominciando a rallentare e la concorrenza straniera si sta facendo più aggressiva. Noi dobbiamo competere con grandi gruppi internazionali che godono di condizioni più favorevoli rispetto alle nostre, che vanno dal credito fino alle tasse. Le difficoltà stanno quindi aumentando e c’è chi sta pensando di andarsene.

In che senso?

In questi giorni ho chiamato due colleghi che hanno un’azienda meccanica in Piemonte. Questi industriali sono pronti a chiudere la fabbrica e a trasferirla all’estero. Del resto qui la pressione fiscale è altissima per le imprese e mi hanno spiegato di essere stanchi di lavorare solo per pagare le tasse. Questa mentalità si sta instaurando e consolidando tra gli imprenditori. Io stesso vivo a Udine a due passi da Slovenia e Austria e le assicuro che aumenta il numero degli imprenditori che si chiedono: perché devo rimanere in Italia a prendere bastonate da tutte le parti?



Lei ha citato prima gli ultimi dati macroeconomici che confermano una recessione per l’Italia. Pensa che nei prossimi mesi siano destinati a peggiorare?

Purtroppo ritengo di sì. Del resto in queste vacanze sei italiani su dieci sono rimasti a casa. Si tratta di un segnale molto preoccupante da non sottovalutare. È una catena: la gente resta a casa, il turismo non gira, si consuma meno, le imprese ne risentono, la produzione diminuisce… Non vedo ancora, dopo il decreto sviluppo, delle misure per la crescita. Questo è il grosso problema del nostro Paese. Speriamo che venga fuori qualcosa, ma nel momento in cui ci fossero delle eventuali misure per la crescita, dovrà passare del tempo perché abbiano effetto e si cominci a recuperare.

 

In questi ultimi giorni si sta parlando di un piano di tagli degli incentivi e delle tasse alle imprese da parte del governo per stimolare la crescita fino all’1,5% del Pil all’anno. Cosa ne pensa?

 

Possiamo fare tutte le considerazioni e le previsioni che vogliamo, ma nel momento in cui viene presentato un progetto di legge o un decreto c’è il rischio che venga “snaturato” nel passaggio parlamentare. Apprezzo molto quello che ha fatto il governo nella fase iniziale, ma mi pare che da novembre di misure di crescita non se ne siano viste. Da parte nostra abbiamo anche lanciato la proposta di portare l’Iva sull’acquisto di mobili per la prima casa al 4%, ma non è stata presa in considerazione. Nessuno ne parla.

 

Sembra molto sfiduciato.

 

Di solito sono ottimista, ma in questo momento sono veramente combattuto. Non riesco a spiegare bene questa sensazione, ma so che è condivisa da altri imprenditori.

 

Vista la situazione e le parole del ministro Fornero, si sente di dire qualcosa al Governo?

 

Anche loro stanno combattendo una dura battaglia. Mi auguro che la si possa vincere assieme. Non serve a nulla che una parte accusi l’altra. Quindi dico: ritroviamo lo “spirito di squadra”.

 

(Lorenzo Torrisi)