Con una “efficace lotta alla corruzione” la crescita del reddito potrebbe essere superiore del 2-4%. È quanto ha sottolineato il ministro della giustizia Paola Severino, citando le stime della Banca Mondiale, durante il suo intervento al Workshop Ambrosetti a Cernobbio. La giustizia, ha proseguito la Severino, costituisce una infrastruttura indispensabile per la crescita del Paese e l’obiettivo di eliminare i principali ostacoli a questo processo “guida anche le proposte di intervento in materia di corruzione”. Combattere la corruzione significa dunque eliminare uno dei principali ostacoli allo sviluppo e “all’attrazione di investimenti, anche stranieri”, sui quali la corruzione rappresenta una tassa di circa il 20%. L’urgenza di un intervento è quindi evidente, ribadisce il ministro Severino, e le misure proposte dall’esecutivo “sono in linea con le indicazioni che provengono dalle istituzioni internazionale e dall’analisi economica”. Secondo il responsabile della giustizia sono tre i principali strumenti di contrasto alla corruzione: una “più efficace disciplina di trasparenza e accountability della pubblica amministrazione, l’introduzione di nuove fattispecie e la rimodulazione dell’apparato sanzionatorio”. Si dice d’accordo con le parole del ministro Severino anche Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, contattato da IlSussidiario.net: «E’ evidente che l’Italia è uno dei Paesi industrializzati maggiormente corrotti – ci spiega – e questo è un dato che risulta da classifiche internazionali. Molti imprenditori stranieri non si avvicinano al nostro Paese per questo motivo e per la lentezza della giustizia, ma non solo. Oltre alla corruzione e alla presenza della malavita organizzata, infatti, concorrono anche altri fattori: solo per fare un esempio, l’Italia paga il 40% in più di energia rispetto al resto d’Europa, come anche i trasporti, per non parlare poi della lentezza burocratica, dei tempi di pagamento e delle difficoltà di accesso al credito, tutti fattori che continuano a frenare le imprese italiane».

A tutti questi elementi, continua a spiegarci Bortolussi, si aggiunge una pressione fiscale sempre più alta «che colpisce in particolar modo le imprese: una classifica stilata dalla World Bank mette chiaramente in evidenza che in Italia si paga il 20% in più di tasse sugli utili rispetto alla Germania, una differenza enorme. Sono tutti questi aspetti che, sommati, dimostrano ancora una volta che nel nostro Paese fare impresa è sempre più difficile. Proprio per questo considero dei piccoli grandi eroi tutti coloro che ancora continuano ad impegnarsi nonostante le difficoltà». Anche il fatto che la corruzione rappresenti una tassa del 20% sugli investimenti stranieri, secondo Bortolussi «è un dato che sconforta sia l’imprenditore italiano che quello estero. Un’azienda può essere produttiva quanto vuole ma, una volta fatti i conti, si ritroverà sempre a dover pagare. Per questo una veloce approvazione della legge potrà in parte migliorare l’attuale situazione, un segnale positivo che potrà innanzitutto dare un’idea diversa di Italia anche al resto del mondo».

 

(Claudio Perlini)