Un’impresa che produce vasetti pieni di emozioni. Mauro Mastrototaro sintetizza così l’attività della “Pugliese & Co.” di cui è presidente, e che commercializza conserve e prodotti agricoli delle terre di Bisceglie, in provincia di Barletta. Insieme alla Fratelli Mastrototaro, che realizza imballaggi in legno per ortofrutta, è nata dall’azienda agricola del padre Giacomo.



Come è nata la prima delle vostre due imprese?

La Fratelli Mastrototaro è figlia della Mastrototaro Giacomo fondata nel 1956 da mio padre, e nel 1990 si è trasformata in una società di capitali, è diventata una piccola industria e ne siamo entrati a fare parte io e i miei due fratelli, Giulio e Roberto. Se l’azienda è cresciuta è perché siamo insieme e uniti, e questo fa parte del gioco di squadra. Oggi produciamo 8-10 milioni di imballaggi in legno per ortofrutta, abbiamo un fatturato di circa 4 milioni di euro e una forza lavoro di 26-27 dipendenti.



Quando avete deciso di fondare un’azienda che produce conserve?

Quattro anni fa, proprio perché contestualmente mio padre ha sempre avuto un’azienda agricola, abbiamo dato vita a “Pugliese & Co”. Siamo presenti nelle migliori catene di distribuzione e ci siamo prefissi come mission la qualità e l’eccellenza. Nella Pugliese e Co. sono presidente, e oltre ai miei familiari c’è un socio che porta il know how per valorizzare i nostri prodotti.

Imballaggi e conserve sono due settori molto differenti tra loro …

Il comune denominatore tra le due imprese è il fatto di nascere dalla nostra azienda agricola. Mentre per quanto riguarda gli imballaggi, offriamo un servizio a chi si occupa della commercializzazione di prodotti che provengono dalla Puglia, con l’impresa di conserve agroalimentari abbiamo valorizzato i prodotti provenienti dalle nostre aziende agricole facendo filiera corta. Abbiamo avuto il coraggio di investire in questo settore perché ci crediamo.



Qual è lo “spirito” che anima la “Pugliese & Co”?

Poiché la Fratelli Mastrototaro ci garantisce il “cibo quotidiano”, con la Pugliese & Co. abbiamo deciso di non piazzarci sul mercato con il solo obiettivo di realizzare dei numeri, ma di dare un tocco di qualità superiore alla media. Ogni volta che un consumatore degusta i nostri prodotti, riusciamo a offrirgli un’emozione. Dal 2008 a oggi il fatturato si è raddoppiato di anno in anno e nel 2012 chiuderemo a 2 milioni di euro, anche se per mantenere i nostri standard di qualità non riusciremo mai a superare i 3,5 milioni.

Per quale motivo?

Utilizziamo delle tecnologie moderne, ma il processo è artigianale e non ci consente di raggiungere i numeri dei nostri competitor. I nostri prodotti prima di essere inseriti nei vasetti sono conservati solo al fresco. Per esempio, i nostri carciofi sono confezionati esclusivamente nella stagione della raccolta, da febbraio a maggio. La grande industria al contrario li raccoglie, li accantona in grandi fusti e poi con il tempo li lavora in salamoia. Il risultato è che mangiando un nostro carciofo si prova lo stesso sapore come se fosse stato appena raccolto.

 

Quali sono i problemi legati al fatto di gestire due aziende nel Mezzogiorno?

 

Non le nascondo che fare impresa al Sud ha delle difficoltà da non sottovalutare. Ho svolto quattro anni di attività nel gruppo giovani di FederlegnoArredo e ho avuto l’opportunità di confrontarmi con altri figli di imprenditori che fatturano decine di milioni di euro e hanno il loro core business nel Nordest o nel Centro-Nord.

 

Che cosa ha imparato?

 

Le problematiche aziendali rispetto alla Puglia sono più o meno simili, ma mi sono reso conto che gli ostacoli per chi fa impresa al Sud rispetto al Nord sono superiori per tanti motivi. Grazie al confronto con i colleghi imprenditori sono riuscito a migliorarmi, e se ciò è avvenuto devo ringraziare FederlegnoArredo. Questa esperienza ha aperto la mente di un giovane come me, che prima di allora aveva una prospettiva limitata proprio per motivi geografici.

 

(Pietro Vernizzi)