La sua azienda produce imballaggi per l’ortofrutta e commercializza semilavorati. Con sede a Lentini, in provincia di Siracusa, la Fabbrica Imballaggi si distingue per la rapidità con cui soddisfa i suoi clienti. In tre ore è in grado di ricevere un ordine e di effettuare una consegna in un raggio di 150 chilometri. Merito di macchinari all’avanguardia e di un parco di autotreni di sua proprietà. Nonostante le difficoltà legate al fatto di lavorare nel Mezzogiorno, l’impresa dà lavoro a 20 dipendenti e ha clienti anche in Puglia, Campania e Lazio. Ilsussidiario.net ha intervistato Ciro Messina, accomandatario gerente della Fabbrica Imballaggi.
Messina, come è nata la sua azienda?
E’ stata fondata su iniziativa di mio padre Cosimo nel 1926 a Lentini, in una zona molto ricca di ortofrutta e agrumi. Oggi siamo alla terza generazione, produciamo imballaggi per ortofrutta e agrumi e commercializziamo legnami per imballaggi e altro. I nostri clienti si trovano in tutta Italia, anche se le nostre forniture si dividono in due tipi. La prima è relativa al prodotto finito, quindi agli imballaggi propriamente detti e a semilavorati per le casse. La prima tipologia è venduta in un’area di 150 chilometri, perché il fatto di trasportare vuoto per pieno non ci consente di andare oltre, la seconda invece è commercializzata in tutta Italia. In quest’ultimo caso importiamo i prodotti dal Nord Europa, e da Verona li distribuiamo fino in Puglia, Lazio e Campania.
Quali sono i semilavorati che compongono una cassa?
Una cassa di legno non è un monoblocco, ma è composta dal fondo, dalle assicelle laterali e dal quadrotto che tiene tutto insieme. Un tempo fabbricavamo i singoli elementi, mentre oggi per ragioni di costi siamo costretti a importarli dall’estero via nave o camion.
Come si è sviluppata la sua azienda nel tempo?
Ci siamo ingranditi parecchio seguendo il mercato e ci siamo evoluti in un’azienda commerciale. Continuiamo però a essere un’azienda di produzione fortemente qualificata e testiamo tutti i nostri prodotti attraverso prove di qualità.
Quali sono le difficoltà legate al fatto di gestire un’impresa nel Sud Italia?
La forma stessa dell’Italia, lunga e stretta e non invece rettangolare come Francia e Germania, ha conseguenze per la nostra economia. La Sicilia, a un’estremità della Penisola, è una zona disagiata e per noi fare impresa è molto difficile. In primo luogo perché siamo lontani dal centro dell’Europa, che è dove oggi si concentra la civiltà del lavoro e dello scambio. In secondo luogo, perché abbiamo il mare da attraversare. Terzo, siamo disattesi dal governo che arriva fino a Roma, mentre quello che si trova a Sud della Capitale è un territorio che va bene soltanto per chiedere voti e tasse. Lo dimostra il fatto che viaggiare in treno o in aereo da Milano a Roma costa 90 euro, mentre dalla Sicilia alla Capitale se ne spendono 300.
Quali sono le doti più importanti nel suo lavoro di imprenditore?
Il mio non è un lavoro artigianale bensì industriale. A contare è soprattutto quindi la dinamicità dell’azienda. Nell’arco di due ore (tre ore se la distanza è di 150 chilometri) siamo in grado di recepire la commessa e di effettuare la consegna. I nostri impianti produttivi infatti sono molto veloci e gli autotreni sono di nostra proprietà e quindi sempre a disposizione.
Voi quanti dipendenti avete?
Noi oggi abbiamo 20 dipendenti, meno rispetto a un tempo. Quando il lavoro era completamente manuale, siamo arrivati anche ad avere 250 operai.
Anche voi avete risentito della crisi?
Noi risentiamo della crisi soprattutto perché siamo “lontani dal sole”: ci riscaldiamo e ci raffreddiamo dopo di chi sta a Milano. Ma anche quando ci riscaldiamo, ci arriva sempre un sole non molto forte. Siamo infatti lontani dall’economia lombarda e del Centro Europa. Quando ci raffreddiamo invece siamo molto più freddi, perché siamo sempre molto lontani dal sole. Risentiamo però meno della crisi rispetto a chi sta a Milano o a Verona, perché siamo abituati al sacrificio e all’economia, ma nello stesso tempo è anche vero che l’industria siciliana è in eterna crisi.
(Pietro Vernizzi)