A Bressanone (BZ), in Trentino Alto Adige, in mezzo ai boschi, sorge la Magagna Legno Srl: un’azienda che viaggia a gonfie vele verso i suoi cent’anni. Alla quarta generazione di maestri del legno, Michele Magagna, discendente diretto della famiglia che l’ha creata, ci racconta come è dovuta cambiare la produzione per adeguarsi alle regole del mercato dettate dalle grandi e potenti segherie austriache e tedesche che impongono decisioni drastiche a chi vuole sopravvivere. La sua azienda ce l’ha fatta, e con un prodotto unico che riscuote successo in tutta Italia. Ecco come ha fatto.
La Magagna Legno è una delle aziende più longeve del settore. Ci racconti la sua storia.
Con me la Magagna Legno è giunta alla quarta generazione. L’azienda è partita nel 1918 con il mio bisnonno Domenico, un piccolo artigiano rivenditore di legname a Conselve. Ma è stato mio nonno Antonio che ha poi messo in piedi un vero e proprio gruppo con 18 filiali che, partendo dal nord Italia, si è espanso nell’Alto Adige fino a portare diverse sedi produttive in Austria e in Germania. Allora la segheria era un’attività che richiedeva una dotazione di personale molto ingente. Nel Dopoguerra, inoltre, aveva anche una delle segherie più importanti e tecnologicamente avanzate di Bressanone. Poi i tempi sono cambiati e nel 1963 mio papà ha deciso di dedicarsi maggiormente alla produzione della travatura a Uso Trieste e Uso Fiume. Si tratta di legname ricavato da piante intere e squadrate sui quattro lati ottenendo una sezione quadrata con angoli smussati. La particolare resistenza meccanica delle travi è data dalle fibre longitudinali presenti nei tronchi del legno. Questi elementi strutturali in legno massiccio che trovano particolare impiego nella costruzione di solai e tetti in particolare modo nei paesi europei del bacino mediterraneo vengono prodotte nelle sezione da cm 10×10 fino a cm 50×50 e nelle lunghezze da 3 a 16 metri.
E come vi potete definire: siete una piccola o una grande impresa?
Oggi i concetti di piccola e grande impresa, a mio avviso, andrebbero un po’ rivisti, data la particolare situazione che vive il mercato del legno in Italia. Noi possiamo definirci come una vera e propria azienda dalla produzione industriale perché, come tutti quelli che operano nel nostro settore, siamo quasi obbligati a fare sempre grossi investimenti in impianti produttivi tecnologicamente all’avanguardia. Sono impianti che servono, da un lato, a ridurre il faticoso lavoro dell’uomo rispetto al passato e a renderlo più sicuro; e a incrementare, dall’altro, sia le capacità produttive, sia lo standard qualitativo del lavorato che è decisamente migliore che in passato.
Che situazione vive il settore del legno in Italia?
Diciamo che c’è una situazione un po’ “pesantuccia”… Ci sono moltissimi imprenditori del legno che non sono tutelati in maniera giusta dal settore bancario. E questo non aiuta. Inoltre, gli istituti di credito stanno gradualmente abbandonando i piccoli e medi imprenditori, lasciandoli soli dall’oggi al domani a doversi finanziare da sé i progetti e gli investimenti. Noi, così, ci troviamo spesso e volentieri a dover “finanziare” tutta la nostra clientela vedendo che i tempi di pagamento si allungano sempre più: il che ci mette in difficoltà perché così aumenta di molto il rischio commerciale che stiamo correndo.
Chi “comanda” nel mercato del legno?
La storia ci insegna che si è ormai passati da un numero ingente di segherie territorialmente connotate alla situazione odierna che vede un numero ristretto di pochi produttori (soprattutto grosse industrie austriache e tedesche) a produrre e vendere gran parte del volume sul territorio nazionale. E, come se non bastasse, con la crisi, anche la grossa segheria ha cominciato a svilupparsi per coprire tutta la filiera, dall’abbattimento e trasporto del tronco, alla lavorazione dei segati, e la lavorazione dei prodotti finiti fino alla creazione e consegna del tetto pronto, “chiavi in mano”. Motivo per cui, anche i tentativi dei più piccoli imprenditori di migliorarsi sia da un punto di vista commerciale sia di evoluzione tecnica oggi vengono vanificati. Oltretutto, spesso, dietro queste grosse segherie ci sono i capitali delle banche e non quello del le famiglie costruito in generazioni.
È per questo che avete deciso di puntare su un settore “di nicchia”?
È la strada che oggi resta da percorrere: solo trovando un proprio settore specifico di riferimento è possibile resistere alle grandi industrie di cui ho appena parlato. Il momento negativo attuale sta durando un po’ troppo, ma noi siamo andati avanti e abbiamo deciso di puntare tutto sulla produzione di qualità di travature a Uso Trieste e a Uso Fiume. Per questo ci siamo fatti promotori anche di un’iniziativa importante.
Sarebbe?
Abbiamo creato la prima rete regionale in Alto Adige di impresa di Travatura Uso Trieste e Uso Fiume, per promuovere prodotti di qualità e accrescere la capacità di penetrazione delle aziende nei mercati nazionali e internazionali attraverso attività di rappresentanza degli interessi comuni nei confronti degli enti pubblici o privati e la ricerca di soluzioni alle problematiche produttive e qualitative. Siamo partiti inizialmente con una serie di sperimentazioni scientifiche presso il CNR-Ivalsa di San Michele all’Adige e l’Università di Firenze per ottenere i valori caratteristici delle travi e dare così a disposizione dei progettisti le informazioni tecniche. I risultati ottenuti hanno garantito L’affidabilità strutturale delle travi Uso Trieste e Uso Fiume e quindi ci siamo posti l’ambizioso traguardo della marcatura Ce con il raggiungimento del Benestare tecnico europeo (ETA) rilasciato dall’Eota (European organisazion for tecnical approval).
Siete in un settore che sempre più lavora per commessa. È un bene?
È vero. Ed inoltre posso dire che cerchiamo di portare attraverso specifici convegni in tutt’Italia più cultura nel nostro settore perché in questi anni, con il moltiplicarsi dei “solo” rivenditori di materiali edili, è un po’ venuta a mancare la conoscenza del legno. Noi, invece, puntiamo a migliorare la qualità tecnica del legno per valorizzare maggiormente le travi Uso Trieste e Uso Fiume e a garantire così un sempre maggiore interesse verso i professionisti del settore.
Siete anche impegnati sul fronte sostenibilità ambientale?
Già lavoriamo su un materiale sostenibile nella piena tutela dell’ambiente: il legno è una materia prima naturale che ricresce, contribuisce alla protezione dalle immissioni, dell’acqua potabile, del suolo, della natura e del clima. Il ciclo del materiale legno è caratterizzato da un economia sostenibile con un bilancio ecologico interessantissimo. Il legno è longevo, garantisce confort e benessere e proprio per questo noi lavoriamo il legno massiccio senza l’impiego di collanti e solventi: siamo per l’utilizzo neutro e massiccio del legno.
È vero che i produttori del Trentino Alto Adige sono avvantaggiati per il fatto di essere in una regione a statuto speciale?
Le imprese locali sono state incentivate in parte per promuovere la loro attività artigianali o industriali, ma non ci sono stati particolari misure a sostegno del legno. La filiera foresta-legno contribuisce da sè e unisce: i singoli settori sfruttano le sinergie e creano una grande rete di collaborazione.
Cosa deve fare il governo per il legno?
Incentivare e privilegiare i materiali naturali ed ecosostenibili secondo il loro bilancio ecologico nelle costruzioni; sostenere le piccole e medie imprese dando loro possibilità di avere una tutela del credito efficace e immediato; liberare risorse finanziarie per destinarle ai piccoli e medi imprenditori.
(Matteo Rigamonti)