Continua a non arrestarsi, ma anzi si amplia, la contrazione dei prestiti bancari al settore privato. A novembre, secondo quanto rilevato dalla Banca d’Italia, la flessione è stata dell’1,5% su base annua (dopo il -1% registrato ad ottobre), mentre nel dettaglio i prestiti alle famiglie risultano in calo dello 0,3% (a ottobre era dello 0,1%). Per quanto riguarda le società non finanziarie, invece, Bankitalia registra il maggior calo percentuale dal novembre del 2009 in un andamento che si è fatto via via discendente negli ultimi sette mesi: da maggio, infatti, quando era stato rilevato un -0,4%, si è giunti al – 3,4% di novembre, sempre su base annua. IlSussidiario.net ha chiesto un commento a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.
Professore, cosa può dirci?
Ci troviamo di fronte a uno spostamento della finanza dal mercato privato ai titoli pubblici. Le banche si trovano ancora oggi in una situazione generalmente poco trasparente e non sono in grado di operare tra di loro con un fluido mercato interbancario: questo genera da un lato un tasso d’interesse maggiore, dall’altro la ricerca di fonti di finanziamento sicure.
Per esempio?
In questo momento tali fonti di finanziamento sono la Germania e, per l’appunto, questo mercato finanziario pubblico e parapubblico, quindi di fatto l’economia italiana al momento risulta essere, in modo paradossale, schiacciata doppiamente.
Come mai?
Perché la “cura” messa in campo da Monti ha in gran parte inaridito le fonti di profitto, mentre nello stesso tempo ha reso più sicuro il rendimento dei titoli pubblici. Quindi, in sostanza, il premier ha attuato una politica, in parte suggerita a livello europeo, nella quale si è scelto di privilegiare la finanza invece dell’economia. A ciò aggiungiamo che, in particolare in Italia ma anche nel resto d’Europa, si è creata anche una sorta di “alleanza” tra capitalisti e partiti di sinistra per schiacciare i ceti medi e le imprese.
Cosa intende?
E’ uno strumento attraverso cui si preme ancora di più sulle classi produttive a favore dei ceti finanziari e dei gruppi più ricchi, i quali però, per mantenere il potere, hanno ovviamente bisogno del consenso di una massa popolare. Per questo fanno un’alleanza che all’apparenza può sembrare innaturale, ma che in realtà è stata teorizzata ampiamente in passato. La finanza quindi brinda, mentre a piangere è l’economia dei beni e servizi.
Crede sia più preoccupante il crollo dei prestiti alle imprese o quello alle famiglie?
Il crollo dei prestiti alle imprese è preoccupante per gli effetti economici, perché genera recessione, mentre quello riguardante i privati preoccupa per gli effetti sul consolidamento finanziario nazionale, perché indica che ciò che rappresentano le famiglie, vale a dire la migliore garanzia della solvibilità del sistema Paese, è adesso messo in dubbio. Parliamo dunque di due aspetti entrambi molto gravi, ma per motivi diversi.
Quale soluzione possiamo immaginare?
Una leva per risolvere il problema dovrebbe essere quella del credito agevolato, ma si tratta di una politica mai attuata che tra l’altro al momento non propone nessuno, pur avendo a disposizione la Cassa depositi e prestiti e altri strumenti che risulterebbero essenziali per ridare credito alle imprese.
(Claudio Perlini)