La Banca d’Italia, dotata di uno dei migliori uffici studi del mondo, vede una caduta ulteriore del Pil nel 2013 dell’1%, prevedendo un’inversione della recessione verso metà anno, ma con probabilità solo del 50%. Il mio gruppo di ricerca, come già qui riportato, è un po’ più ottimista, ma individua il caso migliore in un calo del Pil nel 2013 attorno allo 0,5%.
Il punto: se non si “molla” qualcosa la ripresa in Italia sarà così lenta da rendere endemica un’elevata disoccupazione a sua volta causa di una spirale depressiva molto difficile da correggere. In Giappone il nuovo governo Abe, per invertire la tendenza recessiva, ha mollato tutti i cordoni della borsa, nonostante un debito mostruoso che sta salendo al 230% del Pil: spesa pubblica in deficit per finanziare investimenti infrastrutturali, pressione sulla Banca centrale per politiche monetarie iper-espansive finalizzate a far scendere il cambio dello yen per spingere le esportazioni, ecc. Anche Obama preme per alzare il tetto di indebitamento possibile per l’America, di fatto scegliendo una soluzione inflazionistica e di svalutazione competitiva del dollaro per accelerare la ripresa e riassorbire più rapidamente la disoccupazione. In questo è aiutato dalla Riserva federale, che ha annunciato politiche monetarie espansive fino a quando la disoccupazione non sarà scesa sotto il 6%.
Anche il nuovo governatore della Banca d’Inghilterra mette come obiettivo primario della politica monetaria la riduzione della disoccupazione e non più il contenimento dell’inflazione (entro limiti). L’Irlanda, disastrata fino a poco fa, ha tagliato la spesa pubblica e alzato alcune tasse, ma lasciando minime quelle sulle imprese: si prevede che il suo Pil nel 2013 torni in crescita attorno allo 1,5%. La Spagna ha ridotto i costi sistemici e sta puntando all’aumento della produttività per uscire da una crisi devastante. La Francia sta rimandando il pareggio di bilancio.
In tutto il mondo i governi cominciano a mollare il rigore per evitare il rischio di depressione economica, preferendo quello di inflazione. Solo in Germania e Italia la politica mantiene la priorità del rigore sulla crescita.
Solo la Banca centrale europea preferisce il rischio di maggiore disoccupazione a quello di un po’ di inflazione in più. Ma dovranno necessariamente mollare anche loro. L’incognita, infatti, è cosa e quando e non se lo faranno. La mia raccomandazione per accelerare la ripresa è mollare subito sul cambio dell’euro sia per bilanciare le svalutazioni degli altri, sia per “respirare” fino a che non si troveranno soluzioni più incisive.