Ametek srl, di Robecco sul Naviglio (MI), fa parte di una multinazionale americana che fattura oltre 3,5 miliardi di dollari. Con riferimento al settore delle macchine utensili, Ametek è presente con il marchio Taylor Hobson, una società inglese che presenta strumenti di misurazione per l’analisi delle superfici, della loro rotondità, rugosità e forma. Claudio Bertoli, responsabile Marketing della società, in questa intervista ci illustra i vari settori in cui opera l’azienda e le tantissime applicazioni che nel tempo sono derivate. Nel corso della chiacchierata ci ha raccontato anche una curiosità che esula dal settore manifatturiero. Quella di mister William Taylor, cofondatore della Taylor Hobson, che nel 1900, sperimentando un approccio analitico all’hobby personale del golf, trovò la soluzione ideale per far volare la palla più lontano e in modo rettilineo. Come? Applicando alla sfera delle fossette. Quella singolare conformazione infatti consente a una pallina da golf di viaggiare in media a una velocità di 170 km/h mantenendo la traiettoria e la precisione anche su lunghe distanze.
Ametek è tante cose. Di cosa si occupa?
Certamente. Ametek non è solo elettromeccanica ma è anche alta tecnologia. Ad esempio, con Spectro, Edax e Cameca, che sono altri marchi del gruppo, facciamo analisi chimica dei materiali. Spectro analizza superfici di qualche millimetro quadrato, Edax di qualche micron, Cameca entra nell’atomo. Poi c’è Vision Research che fa telecamere ad alta velocità, che vengono utilizzate nelle gare di Formula Uno o nelle partite di calcio. Oppure vengono impiegate nel settore aerospaziale per i calcoli balistici, le rotte dei missili; o nel packaging quando bisogna controllare che su certi prodotti che passano ad altissima velocità sulla linea di produzione l’etichetta sia stata applicata correttamente. Ma non solo…
Prego
Recentemente sono state analizzate rocce lunari provenienti dalle missioni Apollo 15 e 17 con strumenti Cameca, di cui parlavo poco fa, e si è scoperto che l’acqua presente all’interno della Luna e della Terra ha una comune origine. Inoltre, studiamo la radioattività, le emissioni in atmosfera e tante altre cose. Come vede, il nostro è un mondo molto variegato.
A che livello vi posizionate?
Le nostre apparecchiature si posizionano sempre nell’alto di gamma; sono pensate per le sale metrologiche piuttosto che per laboratori universitari, non per “consumer”. I nostri clienti sono Ferrari, Fiat, Ducati, Bosch, Dallara, Aprilia, Piaggio, Fincantieri ecc. Siamo in pochissimi a contenderci questo mercato. Ma ci sono anche piccole aziende che dovendo fare misure sopraffini, di altissima precisione utilizzano nostri strumenti.
Torniamo alla metrologia: Fiat, Ducati, Ferrari per cosa la usano?
Fiat, ad esempio, aveva la necessità di controllare la rotondità degli alberi motore e delle sedi valvola, di verificare che i cuscinetti di banco fossero perfettamente rotondi o con rugosità contenute entro certi valori. Noi abbiamo una struttura che ci consente di fare queste verifiche. Per la Ferrari è lo stesso: a noi chiedono di verificare che i vari pezzi di quei motori, che sono molto particolari, abbiano la tolleranza di rotondità o rugosità richiesta.
Altri tipi di applicazione?
Bosch, ad esempio, deve misurare gli errori di forma e rugosità dei corpi pompa e lo fa attraverso un sistema di controllo; si parla di centesimi di micron, non a contatto. Noi riusciamo a definire lo stato della superficie senza toccare il pezzo, in maniera ottica, con risoluzioni di picometri. Oppure la Media Lario di Bosisio Parini, che opera nel settore aerospaziale, e fa matrici che servono a produrre la parte ottica dei telescopi. Questa matrice, che è un tubo con uno spessore sottilissimo, non deve avere difetti. Per fare la verifica si entra in camere sterili con guanti, tute e calzari mentre una nostra macchina effettua una scansione su tutta la superficie per individuare eventuali difetti. Nel settore navale invece siamo specializzati nell’allineamento delle trasmissioni del moto delle navi. Per esempio, Fincantieri utilizza la nostra strumentazione per allineare trasmissioni del moto della lunghezza di decine di metri e con tolleranze del decimo di millimetro.
Si sente la crisi per prodotti così particolari come i vostri?
Parecchio. Avendo clienti praticamente in tutti i settori, dall’automotive all’acciaio, dalle fonderie alla meccanica fine e così via, grandi, piuttosto che piccoli, che fanno le stesse tipologie di produzioni e che alla fine sono quelli che soffrono di più, possiamo dire di avere il termometro dell’economia nazionale. Anche i laboratori, piccoli o grandi, risentono della crisi: perché se le aziende non hanno bisogno di fare analisi, non lavorano. E non abbiamo l’export che potrebbe darci una mano, perché ogni Ametek nel mondo cura quasi esclusivamente il proprio mercato interno. Tuttavia, nonostante la crisi, siamo sempre riusciti a raggiungere i nostri obiettivi.
Come avete fatto?
La differenza rispetto a 5-6 anni fa è che oggi bisogna muoversi molto di più per andare a cercare il cliente. Mentre prima ti chiamavano in ufficio e tu ti recavi dal cliente a fare una dimostrazione. Lo abbiamo capito in tempo e non abbiamo dormito sugli allori. E per far fronte alla crisi abbiamo fatto anche un’altra cosa. Oltre che a Ucimu siamo associati anche a Gisi, che è l’associazione italiana dei produttori e degli operatori commerciali di strumentazione. In questi anni ci siamo battuti per risolvere il problema dei ritardi nei pagamenti che per le aziende più piccole è un problema vitale.
Su cosa puntate in futuro?
Tutte le aziende del gruppo sono in continuo sviluppo, altrimenti vengono cedute. Anche se non mi risulta che siano state fatte cessioni di recente. In genere avviene il contrario: le società che vanno bene vengono acquisite da Ametek. Purché operino nell’alto di gamma. A ogni modo ci stiamo muovendo non solo per cercare nuovi clienti, ma anche nuovi mercati. In particolare, stiamo cercando di capire se per noi c’è maggiore spazio nel settore elettromedicale e nel packaging, dove attualmente siamo presenti solo marginalmente.