Siamo tutti consapevoli della crisi economica italiana, che ci ha portati a una serie di tagli di spesa imponenti soprattutto sul capitolo dei trasferimenti agli Enti Locali, ridottisi anche di un terzo rispetto ai livelli “pre-crisi”. Tutta questa massa di denaro che arrivava sui territori consentiva alla Pubblica amministrazione di alimentare una spesa spesso gestita con logiche monopolistiche, formalistiche, burocratiche e incredibilmente complesse che comunque finiva, seppur in modo distorto, all’economia del territorio. Anche per questo motivo la Lombardia era un territorio dinamico e in crescita e sembrava potesse sopportare queste inefficienze.



La situazione a distanza di pochi anni si è totalmente invertita. Il Prodotto interno lordo (Pil) della Lombardia a prezzi costanti è diminuito del 2% nel 2012 (stime Prometeia),portando a oltre 3,5 punti la perdita in termini di Pil dal 2008. Se confrontata con il picco pre-crisi raggiunto nell’ultimo trimestre del 2007, la produzione industriale si è contratta complessivamente del 13,9%. Per far capire il crollo lombardo basta consultare l’indice di competitività elaborato dalla Commissione Ue che ci ha visto in 3 anni passare dal 98° al 128° posto tra le regioni europee.



Perché? Se il denaro pubblico prima ci consentiva alcuni lussi e rendeva la Pa comunque utile nel dare servizi al cittadino, ora quest’ultima è sempre più inefficace se non addirittura un limite per il territorio. Infatti, secondo il rapporto Doing Business sarebbe più semplice fare impresa in Botswana (56esimoposto) e nelle isole Tonga (57esimo posto) e le procedure di appalto e concorsuali sono ancora troppe e soprattutto onerose e complicate. Insomma, nella classifica della facilità nel fare impresa siamo molto indietro nel Mondo e anche in Europa, superati perfino dalla Spagna della crisi (52esimo posto): peggio di noi fanno solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca. A guardare i dati c’è quindi ben poco da stare allegri. Ogni amministrazione dovrà ora sopravvivere rendendosi utile al territorio, alle imprese e al cittadino.



Questo cambio di prospettiva è assolutamente radicale e sembra che la Pa stenti a comprenderlo, nascondendosi dietro a formalismi e continuando a percorrere un binario separato dalla realtà economica del Paese. Deve essere chiaro invece che la direzione da percorrere in questo momento per la Lombardia è quella di abbattere drasticamente la burocrazia e un sistema di regole formali, scritte e interpretate, da chi spesso non conosce il mercato, non conosce le professioni e si basa su una visione antropologicamente negativa dell’individuo e dell’impresa.

Fino a quando gli enti più influenti per fare impresa in Italia saranno i Tar, i Tribunali e la Corte dei Conti difficilmente si riuscirà a portare più meritocrazia, ad abbattere i costi del “non fare” e a uscire dalla sfiducia collettiva. Nonostante sia chiaro a tutti che soffriamo di una forte irresponsabilità e di un’incapacità di rispettare le regole, un sistema di norme eccessivo e una forte invadenza legale nella regolazione dell’economia e dei processi organizzativi che la sostengono non sono un bene e anzi comportano forse proprio quel degrado morale che suppongono di curare.

Possiamo dire che dove c’è molta burocrazia ci sia un contesto etico, civile, economico e culturale migliore? O è spesso vero il contrario? Sarebbe più sano responsabilizzare una classe dirigente nuova e scelta nel modo corretto che decida di attuare quei tagli, investimenti e cambiamenti di cui abbiamo bisogno senza dover essere sottoposta a un controllo per ogni scelta necessaria. Proprio per questo motivo mi piacerebbe che il 2014 fosse un anno dedicato a capire come semplificare, in ogni ambito della società, nella scuola, nella Pubblica amministrazione, nel sistema fiscale e in tutti gli altri apparati, le procedure e le norme in modo da tornare a essere attrattivi e visti come un Paese dove è semplice fare impresa e investire.

Sarebbe importante arrivare a Expo 2015 e poter annunciare alla Comunità internazionale una serie di innovazioni tax simple e a burocrazia 0 per far affluire quell’immensa massa di investimenti internazionali e nazionali che guardano alla Lombardia con interesse. Invertire la tendenza non sarà semplice, ma il continuo calo degli indicatori economici dovrebbe allarmarci a sufficienza per capire che non abbiamo più alternativa.