La crisi, pur di gravità eccezionale, non ha interrotto il movimento secolare di sviluppo dell’economia mondiale. Negli ultimi dieci anni la domanda di macchine utensili è stata dominata dalla costituzione di nuova capacità produttiva nei Paesi emergenti, mentre i paesi sviluppati si sono specializzati in produzioni più qualificate. Nel prossimo futuro questo processo non si arresterà, anzi progredirà ulteriormente, comportando cambiamenti di rilievo. I paesi emergenti continueranno ad assorbire la maggior parte degli investimenti, ma questi saranno sempre più rivolti alla loro domanda interna. E anche la divisione internazionale del lavoro raggiungerà ulteriori livelli, richiedendo una maggiore specializzazione anche dei beni strumentali. Di questo, e di altri temi ancora, ci parla in questa intervista Gian Maria Gros-Pietro, economista, che sarà uno dei relatori d’eccezione all’Assise della Macchina Utensile, che si svolgerà a Milano il prossimo 26 novembre.
Professor Gros-Pietro, lei è profondo conoscitore del mondo della macchina utensile e del manifatturiero in generale. Quali sono gli aspetti più rilevanti che hanno caratterizzato l’evoluzione del settore nell’ultimo decennio?
Se parliamo dell’ultimo decennio, non dobbiamo dimenticare che più di metà di esso è trascorso sotto il segno della crisi finanziaria. Siamo infatti ormai entrati nel sesto anno a partire dalla sua deflagrazione, divenuta evidente con il fallimento di Lehman Brothers. Anche se in realtà l’innesco della crisi si era già manifestato oltre un anno prima, con il default degli operatori americani nei mutui subprime, nell’agosto 2007.
La crisi mondiale ha avuto effetti pesantissimi sul settore delle macchine utensili…
Un periodo così lungo di una crisi che dalla finanza si è rapidamente trasferita all’economia reale non poteva che produrre effetti fortemente negativi sull’industria delle macchine utensili, beni strumentali per eccellenza, la cui domanda è legata in primo luogo all’incremento della capacità produttiva. Se la domanda non cresce, o addirittura flette, non vi è necessità di incrementare la capacità produttiva e la domanda dei relativi beni dovrebbe in teoria annullarsi. Ma questo non è accaduto.
Come mai?
Il fatto è che la crisi, pur di gravità eccezionale, non ha interrotto il movimento secolare di sviluppo dell’economia mondiale, trainato dai tre motori di sempre: crescita demografica, accumulazione di capitale, crescita della produttività legata al progresso tecnologico.
Come hanno girato questi motori durante la crisi?
La crescita demografica non si è arrestata, anzi continua, sia pure a tassi più sostenibili nei paesi emergenti, rispetto ai decenni passati. Essa assicura ogni anno decine di milioni di nuovi potenziali consumatori, che per essere tali si offrono sul mercato del lavoro a condizioni competitive. L’accumulazione di capitale è stata sostenuta dalla necessità di creare capacità produttiva nei paesi emergenti. La crescita della produttività è stata sostenuta dal ritmo degli investimenti in ricerca e tecnologia, mai così intensi come oggi, e dall’applicazione di tecniche industriali a centinaia di milioni di lavoratori nei paesi emergenti. La crescita mondiale non si è quindi arrestata, nonostante la crisi che ha colpito i paesi sviluppati, che rappresentano ancora la maggiore quota del pil mondiale.
Com’è cambiata a livello mondiale la domanda di macchine utensili?
La conseguenza di quello che dicevo è che la domanda mondiale di macchine utensili negli ultimi dieci anni è stata dominata dal processo di costituzione di nuova capacità produttiva nei paesi emergenti, e in subordine dall’aggiustamento delle capacità produttive dei paesi sviluppati, che hanno gradualmente affidato ai primi quote crescenti delle produzioni tradizionali, specializzandosi invece in produzioni più qualificate. Tra gli effetti più vistosi di questa evoluzione, l’emergere della Cina come primo produttore mondiale di macchine utensili e la sua capacità di assorbire quasi metà dell’intera produzione mondiale.
Che sviluppo prevede per il prossimo futuro?
Nel prossimo futuro questo processo non si arresterà, ma anzi progredirà ulteriormente, comportando tuttavia modificazioni di rilievo. I paesi emergenti continueranno ad assorbire la maggior parte degli investimenti, ma essi saranno sempre più rivolti alla loro domanda interna. Ciò comporterà la richiesta di soluzioni produttive diverse, sia per rispondere alla diversa composizione quantitativa e qualitativa delle domande servite, sia per ottimizzare il costo di ciclo del processo tenendo conto del livello locale dei prezzi dei fattori interni (lavoro, capitale) ed esterni (energia, spazio, risorse naturali, logistica). La divisione internazionale del lavoro raggiungerà ulteriori livelli, richiedendo una maggiore specializzazione anche dei beni strumentali.
Qual è il senso dell’Assise della Macchina Utensile: vivere il futuro, in programma il prossimo 26 novembre, cui lei interverrà?
L’evoluzione dell’industria mondiale della macchina utensile che abbiamo appena descritto rappresenta una formidabile opportunità per l’industria italiana, tradizionalmente dedita alla specializzazione. Tuttavia…
Tuttavia?
Se questo concetto è di per sé evidente, la sua trasformazione in strategie commerciali e tecnologiche dovrà essere declinata impresa per impresa, in funzione delle competenze, delle risorse, dei prodotti e dei clienti. L’Assise è un’occasione unica per confrontarsi, fra operatori, al fine di disegnare il futuro.
Cosa possono aspettarsi i costruttori gli importatori, gli agenti e i rappresentanti delle filiali straniere da questa giornata di lavoro?
Confrontare le visioni degli operatori consente di rafforzare le proprie, se convergenti, o di mettere meglio alla prova le eventuali divergenze. Un esercizio valido sia per i costruttori che per gli importatori e i commercianti, perché non va dimenticato che l’industria della macchina utensile è tipicamente un sofisticato consumatore di macchine utensili; la crescente divisione internazionale del lavoro dovrà essere sfruttata, non soltanto dai costruttori, ma anche dai loro clienti, anche per cogliere le opportunità offerte dal mercato internazionale, sia in termini di economicità che di apporto tecnologico.
Perché è importante partecipare?
L’Assise non sarà chiusa in se stessa: il dibattito sarà rivolto anche alle istituzioni e in particolare a quelle cui è affidato il disegno delle politiche che afferiscono alle imprese, con specifico riguardo alle politiche industriali. La grande partecipazione di operatori appartenenti a ruoli diversi consentirà di far emergere proposte ad ampio raggio e, al tempo stesso, darà alle stesse l’autorevolezza della base che le esprime. Un’occasione, dunque, per tutti gli operatori del settore di far sentire la propria voce, anche a sostegno degli specifici interessi di ciascuno.