Gibas produce lampadari di grande fascino e articoli per l’illuminazione non solo per la casa ma anche per grandi ambienti come teatri, aziende, ecc. I suoi articoli hanno spesso forme inedite – si passa dalle linee più classiche a quelle più moderne -, sono progettati con tecnologie all’avanguardia, vengono verniciati a polveri e decorati a mano. Attualmente Gibas vende i suoi prodotti sia in Italia che all’estero, effettua restauri di antichi lampadari e realizza modelli esclusivi per il contract. «Uno dei nostri cavalli di battaglia è l’ottone ossidato – spiega Valerio Tidei, giovane responsabile delle Vendite Italia -, una lavorazione molto particolare che come gusto si avvicina molto di più al rustico che al moderno. Avendo una verniciatura a polveri all’interno dell’azienda riusciamo a colorare le diverse forme dei nostri articoli; oggi sul mercato non sono molte le aziende con una gamma di prodotti così ampia come la nostra».
Gibas è un’azienda giovane: come si è sviluppata nel tempo?
Sì, Gibas è un’azienda giovane anche se da poco ha festeggiato 50 anni. Oggi alla guida dell’impresa c’è la seconda generazione della famiglia Giacomazzi. I due “condottieri”, Giulio e suo fratello Paolo, hanno saputo dare un’impronta nuova all’azienda, introducendo flessibilità e adeguandosi ai cambiamenti avvenuti in questi anni sui mercati.
Come fate a coniugare artigianalità e nuove tecnologie?
Anche qui il merito è soprattutto dei titolari che hanno appreso il carattere artigianale dell’azienda presente dalle origini e a questo hanno aggiunto le nuove tecnologie che via via venivano messe sul mercato, una su tutte il led.
Come nascono le vostre collezioni?
Una parte del merito va alla nostra clientela: spesso e volentieri le nostre collezioni nascono dai suggerimenti dei nostri clienti. Capita che ci chiamino in azienda per dirci: guardate che questo prodotto può essere fatto anche in questa e quest’altra versione. E noi molto spesso li accontentiamo: accogliamo i loro consigli e inseriamo questi nuovi prodotti nel catalogo dell’anno successivo.
Che ruolo hanno i designer?
Hanno un compito importantissimo: quello di coniugare diversi domini di conoscenza, come la tecnologia, il marketing, la cultura umanistica della nazione in cui si vende e l’arte, perché ogni nostro prodotto deve avere un tocco d’arte. Essendo molto vicini a noi nello studio del prodotto riescono a darci tutte insieme queste caratteristiche che vengono trasferite nelle nostre creazioni.
Che materiali usate?
La nostra azienda è specializzata nel metallo. Lavoriamo il ferro, l’alluminio e così via. Uno dei nostri cavalli di battaglia è l’ottone ossidato, una lavorazione molto particolare che come gusto si avvicina molto di più al rustico che non al moderno. Avendo una verniciatura a polveri all’interno dell’azienda riusciamo a colorare le diverse forme dei nostri articoli; oggi sul mercato non sono molte le aziende con una gamma di prodotti così ampia come quella di Gibas.
All’estero i vostri lampadari riscuotono successo? Dove siete presenti?
Da otto anni lavoriamo con l’estero, in particolare con la Germania dove sono iniziate le nostre vendite oltre confine. Negli ultimi anni l’estero ci sta dando molte più soddisfazioni che non l’Italia. Per questo ci stiamo allargando: oggi siamo presenti in Francia, in Ucraina, in Polonia. E da un anno stiamo lavorando molto bene anche con il Messico.
C’è una delle vostre realizzazioni alla quale siete particolarmente affezionati? Può parlarcene?
Ne abbiamo fatte parecchie. Ce n’è una cui siamo particolarmente legati che si trova all’estero. Si tratta del casinò di Bratislava che abbiamo arredato con i nostri lampadari che ci rappresentano maggiormente. E presto la nostra produzione sarà anche in un programma televisivo e siamo presenti anche nella fiction “Don Matteo”, la cui casa è arredata con i nostri lampadari.
Si vedono segnali di ripresa nel vostro settore?
Purtroppo la luce in fondo al tunnel è ancora abbastanza lontana. Noi, ad esempio, copriamo con l’estero la quota del mercato italiano che in questo momento manca. Nonostante la crisi,tuttavia, abbiamo chiuso l’anno passato con un +10%. Quest’anno siamo in leggera discesa rispetto a quel risultato.
Che prospettive di sviluppo avete?
Crediamo fortemente nella ripresa e ci stiamo attrezzando per dare la massima flessibilità ai nostri punti vendita. Oggi anche le grandi aziende ci stanno chiedendo aiuto: non avendo più grossi quantitativi da ordinare alla Cina stanno tornando sui loro passi. E questa per noi è una buona notizia. Continueremo a puntare sull’estero, ma l’Italia rimane la parte preponderante del nostro mercato e noi speriamo che si instauri qui il maggiore rapporto con la nostra clientela.