«Il contributo di un insieme di persone, con cultura ed età differenti, può amplificare il potenziale di idee e alimentare continuamente la spinta propulsiva all’innovazione del sistema azienda. In particolar modo il contributo dei giovani: i ragazzi sono il carburante che alimenta la macchina della ricerca e afferma la centralità della curiosità». A dichiararlo è Filippo Gasparini, presidente della Gasparini Spa, società di Mirano (VE), leader internazionale nella produzione di linee di profilatura e impianti hi-tech per la lavorazione della lamiera, attiva da più di 60 anni e oggi presente con la propria rete vendita in 35 paesi dei 5 continenti. Nel 2010 l’azienda ha inaugurato una nuova sede, realizzata con componenti prodotti da impianti di profilatura Gasparini, dove lavorano 110 persone, tra cui parecchi giovani. Proprio del ruolo dei ragazzi nel settore della macchina utensile, ma anche di quello della comunicazione e della cultura come motore dell’economia, abbiamo parlato con il presidente della società.



Presidente, la collaborazione tra scuola e impresa è sempre al centro dei dibatti sullo sviluppo del sistema Paese. Tuttavia, nonostante le nuove forme di apprendistato, la sensazione è che da una parte le aziende non riescono a trovare determinati profili, dall’altra i giovani faticano a trovare lavoro. Dove si nasconde, secondo lei, il vero motivo di tutto ciò?



È fondamentale intensificare i rapporti tra il mondo della scuola, le università, e il mondo del lavoro, le aziende. Individuare quelle che sono oggi le tematiche fondamentali del mondo del lavoro e soprattutto saper guardare al futuro in ottica propositiva. Il mondo accademico deve essere maestro in questo, sapendo dialogare con le imprese e riuscendo a cogliere sul campo informazioni utili per quelle che saranno le dinamiche future.

Qual è il ruolo dei giovani nel comparto delle macchine utensili?

La curiosità è un istinto che nasce dal desiderio di conoscere qualcosa. È la propensione che ci guida senza paure alla scoperta di informazioni, competenze, culture e interpretazioni di nuovi sogni e nuovi bisogni. La curiosità è la forza utile e propedeutica che ci spinge a superare i limiti delle discipline scientifiche e umanistiche dell’essere umano. Chi costruisce macchine utensili, lavora, spesso, su un terreno ricco di storia, tracciato da grandi pionieri, che hanno creato buone procedure ma anche imprescindibili dogmi.



A cosa si riferisce?

Uno su tutti, la difficoltà di interpretare il cambiamento, per pigrizia o perché si è sempre fatto così. Il contributo di una pluralità di persone, con culture ed età differenti, può amplificare il potenziale di idee e alimentare continuamente la spinta propulsiva all’innovazione del sistema azienda. Questo è il contributo dei giovani: sono il carburante che alimenta la macchina della ricerca e afferma la centralità della curiosità.

La maggior parte dei ragazzi ha una scarsa consapevolezza del ruolo del manifatturiero in Italia e delle possibilità di lavoro che questo settore può offrire. Questo nonostante i numerosi open day negli istituti e le comunicazioni mirate – penso ad esempio alla campagna UCIMU in grande -. Perché secondo lei è così difficile, per un settore come quello della macchina utensile, entrare nell’immaginario degli adolescenti?

Tutti noi che operiamo quotidianamente e ci confrontiamo con un’economia di mercato mondiale siamo sempre più concentrati sul nostro prodotto e sui servizi che gravitano attorno. È giusto, perché è imprescindibile per crescere e migliorarsi. Siamo come una squadra sportiva che si allena tutti i giorni e poi gioca la partita la domenica per cercare di vincere il campionato. Se lo fa bene, ha fatto il proprio dovere. Ma la società ha sfruttato appieno tutto il potenziale di cui disponeva?

 

Lei come risponderebbe?

Risponderei: non credo. Altri fattori importanti contribuiscono alla prosperità e alla crescita di una società sportiva e tutti devono essere attentamente monitorati: il pubblico, gli sponsor, i diritti televisivi, ecc. Ho fatto una semplice domanda a qualche collega imprenditore della mia zona, ai rappresentanti delle istituzioni locali, degli istituti scolastici e agli amici delle mie figlie, chiedendo loro se conoscevano l’Ucimu: solo il 20% ha risposto sì. Questo è il valore della comunicazione. Dicendo una iperbole: suggerirei al Presidente Galdabini di formare una grande squadra Ucimu e di andare in udienza da Papa Francesco. Dopotutto, per noi italiani, questa missione “all’estero” sarebbe di sicuro poco dispendiosa.

 

L’Italia attraversa una fase di trasformazione che sta ridefinendo tutti gli asset della società: il Paese si trova ad affrontare la partita del riposizionamento economico e industriale, e dove farlo, sfruttando al meglio le risorse che lo rendono leader nel panorama mondiale. Il più antico e prestigioso patrimonio che l’Italia possiede è sicuramente la cultura. La cultura del bello, delle tradizioni, del gusto, dell’arte. Questo patrimonio può essere un motore di propulsione per la macchina utensile nel mondo?

L’ Italia è un formidabile hub di attrattività turistica grazie all’immenso patrimonio culturale di cui dispone. La percezione di vantaggio competitivo che ne deriva è spesso rilevata sfruttando le analisi comparative che i clienti commentano durante i loro soggiorni. Per noi Venezia rappresenta una particolare opportunità che promuoviamo con iniziative allargate a eventi che annualmente si svolgono in città. In più…

 

In più?

Storia, cultura e, aggiungo, anche lo Stato Vaticano, danno un enorme contributo per avvicinare i clienti al nostro Paese. Spesso non serve neanche forzare l’interesse dei nostri interlocutori per creare un’opportunità di incontro. La storia non è una conquista del nostro tempo, è un’eredità. E come per quasi tutte le cose ricevute gratuitamente, o “a basso costo”, ci soffermiamo frettolosamente a goderne esclusivamente degli effimeri vantaggi, piuttosto che sforzarci di catturarne le reali potenzialità. Il nostro patrimonio artistico può e deve essere un vantaggio, ma dobbiamo saperlo valorizzare e veicolare.

 

Presidente Gasparini, secondo lei, può esistere “un’ideale casa comune” dove tutti gli operatori della macchina utensile in Italia si confrontino in modo continuo e costruttivo su esigenze, istanze e opportunità del settore?

Innanzitutto, trovo migliorabile la logica del marchio Ucimu, affinché questo divenga un reale vantaggio competitivo. Sistemi di gestione certificata ISO e certificazioni proprie dei nostri clienti non debbono superare l’importanza operativa che tale marchio ha avuto negli anni.

 

In che modo si può migliorare il marchio Ucimu?

L’Associazione, vissuta come appartenenza, deve essere sommatoria di molte iniziative congiunte, anche se molto distanti dal mondo, sin qui vissuto, della meccanica pura. “Ambasciatori nel mondo”, questo potrebbe essere uno degli scopi di un’associazione di categoria per far conoscere la propria attività.

 

Può fare qualche esempio?

Potrebbe essere istituito da Ucimu un premio per la foto fatta al volo col telefonino, più coinvolgente e singolare, che rappresenti l’insieme della macchina utensile o una condizione di inefficienza del sistema paese realmente vissuta da qualcuno di noi o dai nostri collaboratori, durante una delle tante missioni nel mondo. Anche a livello di merchandising si può fare molto.

 

Cioè?

Si potrebbe cominciare a pensare a qualche oggetto, o capo di abbigliamento “identificativo”, magari in collaborazione con creativi di cui l’Italia abbonda. E poi perché non sottoporre questa domanda anche a rappresentanti del mondo universitario che, coinvolgendo i loro studenti (gli uomini del domani), potrebbero suggerirci nuovi spunti, tanto più propositivi in quanto “esterni” alla nostra routine di pensiero? Solo così l’associazione potrebbe diventare “un’ideale casa comune” per tutti coloro che, in Italia, operano nel settore della macchina utensile.