Il bilancio del 2013 dell’industria italiana costruttrice di macchinari utensili, robot e automazione si chiude in nome della stazionarietà. Se l’export ha fatto registrare un lieve calo, la situazione del mercato e della richiesta interna presenta segnali positivi e incoraggianti. La ricerca del Centro Studi&Cultura di Impresa di Ucimu-Sistemi per produrre parla di una produzione pari a 4.780 milioni di euro, in calo dell’1% rispetto al 2012. Le esportazioni, traino del settore, rimangono stabili: 3.615 milioni di euro, -0,2% rispetto all’anno precedente. Lo studio Ucimu (basato sui dati Istat) ha individuato i principali paesi destinatari del made in Italy: Cina, 294 milioni euro (+9,5%); Stati Uniti, 254 milioni (+9,8%); Russia, 125 milioni (+6,7%); India, 78 milioni (+3,5%). Fanno invece registrare varizazioni negative, pur restando mercati importanti, Germania, 204 milioni (-9,6%), Francia 90 milioni (-19,1%). Brasile, 84 milioni (-24,1%), Turchia, 67 milioni (-33,1%), Messico, 50 milioni (-35,6%) e Polonia, 50 milioni (-39,3%). Per quanto concerne invece le importazioni, queste si sono fermate a 890 milioni di euro (+0,7%).
Il 2014, ormai alle porte, sarà l’anno dell’inversione di tendenza: il mercato tornerà a crescere. In particolare, si avrà la definitiva inversione di tendenza del mercato italiano. Il segno “più” caratterizzerà quindi il settore. Si precede una produzione in crescita del 4,6%, a 5.000 milioni di euro. In salità anche le esportazioni (+4,6% a 3.780 milioni), mentre i consumi interni cresceranno del 4,4% (2.145 milioni).
Queste le parole del presidente Ucimu, Luigi Galdabini: “Il dato che appare più evidente è la ripresa del consumo domestico che dopo anni di immobilità sembra ripartire, seppur lentamente. In altre parole la domanda esiste, ma resta il problema della mancanza di liquidità per imprese italiane, che riescono a ottenere affidamenti bancari con estrema difficoltà”. Galbadini ha così proseguito: “Per arginare il credit crunch e sostenere la ripresa della domanda di beni strumentali in Italia, è ora necessario che i provvedimenti già messi in campo dalle autorità di governo divengano effettivi”. E ancora: “Chiediamo maggior disponibilità di risorse da parte degli investitori istituzionali per i minibond e i microbond, vere e proprie obbligazioni emesse dalle PMI attraverso le quali le imprese possono rafforzare la propria struttura patrimoniale e finanziaria, dunque, poter più facilmente ottenere credito”.
Le priorità, emerse durante i lavori della prima Assise della Macchina Utensile in Italia, sono innanzitutto la stabilità politica, indispensabile per un’adeguata attività di politica industriale che possa svilupparsi nel medio-lungo periodo; un’attenta politica monetaria che permetta alle imprese (oggi troppo svantaggiate dall’apprezzamento dell’euro rispetto alle altre valute) di confrontarsi sul mercato globale in modo più equo; snellimento burocratico e una maggiore liquidità per le imprese attraverso strumenti e interventi che permettano la riduzione del credit cruch; e, infine, la riforma del diritto del credito, a garanzia di tutti gli operatori economici in Italia. Galbadini ha poi concluso: “Lavoreremo per collaborare alla definizione di un piano di lavoro comune per il nuovo sviluppo del settore in Italia”.