La Del Santo Cashmere di Perugia produce maglieria e accessori (sciarpe, stole, guanti e cappelli) di alta qualità, per uomo e donna. Da sempre rifornisce i marchi più famosi presenti sul mercato. Nel 2007, la svolta. Quell’anno i titolari hanno cominciato a produrre con un marchio proprio, l’etichetta Del Santo Cashmere, vendendo direttamente al pubblico. “Nel 2007 – spiega Fabrizio Perticoni, consorte della titolare – abbiamo iniziato questa nuova avventura aprendo un primo punto vendita ad Assisi”. Successivamente sono stati avviati altri due negozi, uno a Moltepulciano e uno nella città di Siena; il quarto (“se saremo bravi e fortunati”) verrà inaugurato l’anno venturo a San Gimignano. “Sono specializzati in cashmere 100% e cashmere-seta. Per i nostri negozi produciamo solo ed esclusivamente con questi due filati; non utilizziamo altri materiali, pur pregiati, come seta cotone lino che adoperiamo per i nostri rivenditori”. Perché? “Abbiamo voluto dare questa impronta perché l’Umbria, e la provincia di Perugia in particolare, sono riconosciute come un vero e proprio distretto per l’alta qualità nella lavorazione di filati di gran pregio”. Prima di salutarci, Perticoni lancia un appello: “Stanno uccidendo l’artigianato. Oggi, chi non ce la fa più, non è diventato improvvisamente un incapace. Da una parte le tariffe del lavoro, dall’altra quelle fissate dalle aziende nostre clienti che sono ferme a sette anni fa, se non addirittura più basse”.
L’idea di “mettersi in proprio” come nasce?
Da una serie di motivazioni e di esperienze che abbiamo fatto. La nostra filosofia è semplice: vogliamo seguire il turismo per avere una stagione di vendite che vada oltre il periodo invernale che naturalmente è quello per cui i nostri prodotti sono più adatti.
Cosa intende con “seguire il turismo”?
Le nostre città sono piene di turisti che vengono da tutte le parti del mondo. Quando queste persone si trovano di fronte a qualcosa di bello, a qualcosa di qualità, come i nostri prodotti, anche se è giugno o luglio lo comprano ugualmente. Troveranno il modo di indossarlo al momento più opportuno. Questo ci ha spinto ad aprire negozi in altre città.
Siete conosciuti all’estero, quindi.
Molto probabilmente sì, dal momento che abbiamo avuto la fortuna di vendere i nostri capi a gente di tutto il mondo, compreso il continente africano. Abbiamo molti clienti dal Sud Africa, gente che è entrata nei nostri negozi e ha acquistato la nostra merce. C’è una cosa di cui siamo particolarmente orgogliosi.
Di cosa si tratta?
Abbiamo clienti europei – tedeschi, francesi – che tornano tutti gli anni a visitare le nostre città – alcuni hanno addirittura un’abitazione qui – e puntualmente vengono a trovarci e acquistano ogni volta qualcosa. Direi quindi che sì, all’estero siamo conosciuti da qualche migliaio di persone. Per il semplice fatto che li abbiamo avuti come clienti in casa. Sostanzialmente, abbiamo esportato senza muoverci da casa.
È la prima volta che partecipate all’Artigiano in Fiera?
No, ci siamo già stati nel 2010 e nel 2011; l’anno scorso invece eravamo troppo impegnati e non ce l’abbiamo fatta a partecipare. Quest’anno torniamo per la terza volta.
Com’è andata in passato?
E’ andata abbastanza bene, le nostre vendite le abbiamo fatte, le nostre spese le abbiamo coperte. Abbiamo stretto amicizie, trovato nuovi clienti che ci hanno cercato anche nei mesi successivi e che sono tornati da noi in fiera l’anno dopo. Ci auguriamo che tornino anche quest’anno. L’esito è stato soddisfacente. Forse abbiamo iniziato a partecipare nel momento meno adatto.
Per via della crisi?
Sì, è fuori discussione. Te ne rendi conto tutti i giorni nei negozi, ma in quei nove giorni si vede quanto sono calati i consumi degli italiani. Quest’anno ancora di più che in passato
Cosa vi aspettate dall’edizione di quest’anno?
Abbiamo deciso di viverla in un’ottica diversa, come un investimento. Ci proporremo pertanto con prezzi interessanti, ribassati del 30% rispetto a quelli del 2011 proprio perché siamo consapevoli della difficile situazione che stiamo attraversando.