“Ho iniziato questa attività dieci anni fa circa. Ero appena andata in pensione, dopo una vita di lavoro all’Enel, e mi annoiavo a morte. Mi è capitato per caso di riparare una collana a cui tenevo particolarmente e tutti: ‘ma che bella, ma che bella’. Ha cominciato mia figlia a chiedermene una, poi un’amica, la vicina di casa… Ho iniziato così, per gioco e mi sono ritrovata a far collane per lavoro”. Chi parla è Giulia Andreoli, la titolare di “Balutì”, un’impresa artigianale che fa collane e altri accessori di bigiotteria utilizzando materiali naturali e anallergici. L’abbiamo raggiunta all’Artigiano in Fiera, manifestazione di cui è ormai veterana. Giulia prosegue il suo racconto partendo dagli inizi: “Dopo un po’ la cosa mi stava scoppiando tra le mani, perché ero piena di ordini. Così ho deciso di mettermi in regola; sono diventata artigiana, mi sono iscritta all’Unione e ho cominciato ad andare in giro per Milano con il mio gazebo a far vedere le mie collane. E siccome hanno avuto un discreto successo, ho cominciato a crederci. Il gioco era bello; come ogni lavoro manuale, quando vedi quello che realizzi è la cosa più bella del mondo”.



Quando ha scoperto di avere un estro speciale per queste cose? 
Fino a quel momento non sapevo di avere né manualità né gusto. Ho sempre lavorato come impiegata amministrativa, la mia attività era quindi completamente diversa.

Come si comincia un’attività del genere?
Come prima cosa ho cominciato a cercare le pietre, e anche lì ho scoperto un mondo del tutto nuovo. Ho iniziato ad andare per fiere e siccome lo faccio per hobby, non mi interessava il guadagno. Tanto ero in pensione… Non guardavo al costo delle pietre, prendevo quello che mi piaceva. Effettivamente stavo facendo dei gioielli, sempre di bigiotteria chiaramente, perché le mie colane vanno da 5 a 50 euro al massimo. Però più materiale hai, più ti viene fantasia e più crei.



Poi?
Quando ho deciso di diventare artigiana ho preso un laboratorio, l’ho ristrutturato e ho dovuto prendere delle dipendenti perché da sola non ce la facevo più. Poi, sei anni fa ho osato fare l’Artigiano in Fiera. Andavo spesso a vederlo e mi sono detta: in mezzo a tanti ci sto anch’io.

Com’è andata?
L’AF è stato un bel successo. Mi si è aperto un mondo. I clienti sono tornati anche durante l’anno perché gli era piaciuta la collana e ne volevano un’altra, perché l’avevano regalata ed era piaciuta. Da allora, ogni anno partecipo alla manifestazione. Perdendoci, perché tra lo stand, la manodopera… Ma è troppo bello. E da lì ho iniziato a fare anche altre fiere



Quali?
Vado a Treviso per Artigianato Vivo e vado in Val Camonica alla mostra-mercato di Bienno dove ci sono artigiani splendidi.

Che pietre usa per le sue collane?
Io sono una che soffre di allergia, non potevo indossare niente. Pertanto per le mie colane uso solo materiali naturali, come montana, opalino e altre ancora. E non uso metalli di nessun genere. Le mie collane sono apprezzate anche per questo: oggi sono tante le persone che soffrono di allergie ma le mie collane “naturali” non danno nessun problema. Dalle perle, di vetro ovviamente, sono poi passata alle resine e ho iniziato a inserire pietre di vetro coloratissime. Sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo per le mie clienti: vado alle fiere della chincaglieria-bigiotteria e, di qua incasso di là spendo… per fortuna ho alle spalle la pensione.

Porterà qualche novità all’edizione di quest’anno?

Certo. Ormai le mie clienti più affezionate mi dicono: questa ce l’ho, quest’altra ce l’ho, anche questa ce l’ho… Devo trovare per forza nuovi modelli. Ogni anno per la festa della donna le invito tutte in laboratorio, offro loro l’aperitivo e presento la nuova collezione primavera-estate. È davvero un bel gioco anche se adesso lavoro 24 ore al giorno, prima ne lavoravo 8.

Com’è la sua giornata da “pensionata”?
Dalle 5 alle 6 del mattino rispondo alle mail, alle 8 sono in laboratorio e ci resto fino alle 8 di sera. Non parliamo poi del periodo natalizio

Cosa succede?
E’ un delirio. Cosa faccio? Vado all’Artigiano in Fiera senza collane, con quello che mi costa? Anche perché nel frattempo ho compiuto 66 anni. Però sono fortunata perché ho una famiglia splendida e delle collaboratrici davvero in gamba, una è la ragazza di mio figlio. I miei figli collaborano, una ha persino preso le ferie per venirmi ad aiutare perché quest’anno gli orari della fiera sono pesantissimi e tocca fare i turni. All’Artigiano succedono anche cose curiose

Per esempio?
Tre anni fa ho incontrato per la prima volta una cliente giapponese che quasi ogni mese mi ordina collane che spedisco in Giappone. Lo stesso è successo questa mattina con una signora del Canada conosciuta qualche tempo fa. Si sta aprendo un po’ anche l’estero e di conseguenza i problemi        

Un’ultima domanda: perché “Balutì”?
Ho origini bresciane, della Val Camonica. I “balutì” in camuno sono i sassolini. Le mie collane volevo chiamarle “I sassi di Giulia”, ma mi sembrava troppo pomposo. Così le ho chiamate “balutì”.