I dati del primo trimestre permettono di precisare le tendenze economiche 2013: ulteriore caduta del Pil attorno al 2% e disoccupazione proiettata verso il 15% (ora è vicina all’11%). Il rischio di accelerazione della perdita dei posti di lavoro è dovuto alla gran massa di lavoratori in cassa integrazione che non sono ancora classificati come disoccupati, ma che di fatto in buona parte lo sono perché le aziende in cui operano è difficile possano riprendersi. Inoltre, sono incerte le risorse pubbliche per finanziare tutti i cassaintegrati attuali.
Questa è la brutta notizia: il sistema economico è in spirale depressiva. Ma ce ne è una buona: tale tendenza è ancora modificabile. La grave recessione in Italia, infatti, è stata causata da politiche anomale ed errori correggibili: (a) riduzione troppo veloce della spesa pubblica senza compensazioni espansive; (b) eccesso di costi sia fiscali, sia sistemici; (c) mancato pagamento dei debiti nei confronti dei fornitori da parte di enti pubblici nazionali e locali per una cifra tra i 70 e i 75 miliardi di euro; (d) sfiducia sulla stabilità politica prospettica dell’Italia che comporta un deprezzamento dei titoli di debito italiano e, via una catena di conseguenze, riduce la capacità del sistema bancario di erogare credito, peraltro già compromessa dall’alto numero di crediti inesigibili dovuti alla recessione; (e) legge sul lavoro che disincentiva le nuove assunzioni.
Il contesto internazionale, invece, mostra segni di ripresa già ben visibile in America e Asia, più lenta nell’Eurozona. Infatti, le imprese italiane che esportano stanno crescendo moltissimo, ma il loro boom non è sufficiente a bilanciare la crisi di quelle intrappolate nel mercato interno in depressione. Fatto recepito nel recente vertice dell’Ue, dove si è aperto uno spiraglio per evitare gli eccessi di rigore, visti gli effetti disastrosi dove applicato.
In sintesi, le condizioni esterne – vincoli europei meno stringenti e domanda globale in ripresa – stanno migliorando e ciò permetterebbe aggiustamenti rapidi per attutire la recessione.
Per esempio: pagamento rapido delle imprese fornitrici da parte delle amministrazioni pubbliche, con deroga speciale dal patto di stabilità concordata con la Ue; revisione della legge sul lavoro che faciliti gli accessi; misure urgenti fiscali e de-burocratizzanti per il rilancio del settore immobiliare e delle costruzioni, ecc. Il punto tecnico: se nulla del genere verrà fatto entro tre mesi, poi la spirale negativa sarà più difficilmente invertibile, certamente non entro l’anno.