«L’effetto di queste elezioni sarà quello di innalzare i tassi di interesse delle banche, rendendo più difficoltoso il credito e mandando ancora più in crisi le piccole e medie imprese». Ad affermarlo è Luca Erzegovesi, professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Trento. Per l’esperto, «l’ingresso del Movimento 5 Stelle in Parlamento è la vittoria di uno schieramento che denuncia dei problemi reali, ma che propone soluzioni irrealizzabili. Rendere impignorabile la prima casa avrebbe come conseguenza immediata il fatto che nessuna banca sarebbe più disposta a concedere mutui».
Per quale motivo i risultati di queste elezioni non promettono bene per le Pmi?
Dopo il voto c’è stata una risalita dello spread, che può preludere a un innalzamento dei tassi d’interesse bancari in Italia, come è avvenuto prima del governo Monti. Ciò potrebbe tradursi in un costo del credito più elevato per le imprese italiane rispetto a quello che devono affrontare i concorrenti tedeschi.
Quali effetti può avere un’incertezza politica prolungata?
L’impatto immediato è un indebolimento delle banche, che va quindi a riflettersi sulla loro possibilità di raccogliere fondi sul mercato e di concedere credito. Ci sarà quindi un innalzamento del tasso sul credito alle imprese, a meno che si intervenga stabilizzando il quadro politico, o chiedendo un intervento del Fondo Salva-Stati. Un accordo con Ue e Bce permetterebbe di attivare dei programmi di acquisto di titoli italiani, nel quadro di un’intesa che garantisca una stabilità della finanza pubblica e un percorso di rientro del deficit e del debito. Il voto però sembra avere pesantemente contestato proprio quest’ultima prospettiva. La maggioranza dell’elettorato ha detto no a una prosecuzione dell’austerità, figuriamoci a un inasprimento.
E’ davvero convinto che il voto vada letto come un referendum a favore o contro l’austerità?
E’ stato giocato così a livello di piattaforma elettorale da parte dei due partiti, l’M5S e il Pdl, che al momento del voto hanno raccolto la maggior crescita dei consensi. In un quadro come quello che si è creato subiscono inoltre un congelamento tutti quegli interventi che possiamo mettere sotto il capitolo “riforme strutturali”, e che riguardano più direttamente le imprese. Tra le altre ci sono la semplificazione burocratica, l’efficientamento degli aiuti di Stato e l’utilizzo più razionale dei fondi europei. Si finirà quindi per non attuare provvedimenti che consentirebbero di liberare risorse e facilitare la vita delle imprese.
Che cosa ne pensa delle proposte economiche del M5S?
Il Movimento 5 Stelle denuncia dei problemi reali. Ci sono tante imprese che per la crisi hanno dovuto affrontare una chiusura della loro attività. I soggetti che avrebbero dovuto essere loro vicini, come le banche e le associazioni di rappresentanza, al di là dei proclami non hanno fatto molto. Oscar Giannino ha lanciato la campagna “Disperati mai”, durante la quale è emerso che al di là di interventi palliativi, come alcuni sportelli d’ascolto, le imprese sono state del tutto abbandonate.
Quindi lei condivide le proposte di Grillo?
Grillo ha raccolto un disagio reale, ma la risposta che dà alle problematiche è più che altro di tipo viscerale, istintivo e semplificato. Se fosse attuata, la piattaforma del Movimento 5 Stelle sarebbe un fattore di confusione. Grillo rimane in un’ottica di interventi tampone.
Che cosa ne pensa della proposta del M5S di impedire che sia pignorata la prima casa?
In questo modo si darebbe un sollievo immediato a un problema sociale, ma dobbiamo chiederci quali sarebbero le conseguenze nel medio-lungo periodo. All’interno di un sistema di finanziamento dell’abitazione che usa in gran parte garanzie immobiliari, rendere impignorabile la prima casa farà sì che nessuno conceda più mutui. Chi deve comprare casa tra pochi mesi non troverà più finanziamenti, o li troverà a un costo spropositatamente più alto.
Grillo quindi non conosce l’abc dell’economia?
Alla piattaforma di Grillo hanno contribuito anche degli economisti, ma a trasparire a livello comunicativo è soltanto l’aspetto di maggiore impatto emotivo. Dal punto di vista della sostenibilità si tratta di un programma pieno di limiti, con idee che creano più guasti di quanti ne possano sanare.
(Pietro Vernizzi)