Il Gruppo del Conca è nato da due imprese di cui una con sede a Rimini e una a San Marino, la Ceramica del Conca Spa e la Ceramica Faetano Spa, cui in seguito si è aggiunta anche la Pastorelli Spa. Del Conca ha appena brevettato Del Conca Fast, un sistema all’avanguardia di posa a secco per pavimenti in ceramica che non richiede né colla né stucco e può essere applicatO, anche con il “fai da te” e sopra vecchi pavimenti in caso di ristrutturazioni. Ilsussidiario.net ha intervistato l’ad del Gruppo, Enzo Donald Mularoni.
Ci parli del core business della vostra azienda…
La società Ceramica Faetano è nata nel 1962 a San Marino, mentre la Ceramica del Conca Spa ha sede a Rimini. Il nostro gruppo si occupa della produzione e commercializzazione di piastrelle in ceramica per pavimenti e rivestimenti. I pavimenti e i rivestimenti di muri sono ormai esclusivamente in Gres porcellanato sia per residenziale, sia per commerciale, produciamo più di 12 milioni di metri quadri di piastrelle l’anno. Il gruppo ha poi anche una terza società che si chiama Pastorelli Spa.
Che cosa vi ha permesso di ingrandirvi fino a raggiungere 500 dipendenti in Italia e 120 milioni di fatturato?
Il prodotto in ceramica per pavimenti e rivestimenti nasce in Italia, e quindi il nostro Paese nel mondo è un riferimento globale per tutti i mercati. Il vero driver della crescita, soprattutto negli ultimi 20 anni, è stato rappresentato dall’export, dapprima nei Paesi europei, poi anche oltremare e quindi in Estremo Oriente, Medio Oriente, Australia e Stati Uniti. Oggi i mercati più brillanti per i prodotti realizzati in Italia sono i Paesi dell’ex Unione Sovietica, in particolare la Russia, e gli Stati Uniti.
Che cosa vi ha permesso di affermarvi su un mercato esigente come quello statunitense?
Il mercato Usa è esigente, ma anche molto efficace, in quanto apprezza le aziende che riescono a offrirgli il servizio richiesto. Per potere restare e incrementare le proprie quote di mercato è necessario essere precisi nelle consegne, occorre avere un prodotto che da un punto di vista qualitativo non dia nessun tipo di problema e offra tutte le garanzie del caso. Deve quindi rispettare la normativa, non solo Iso internazionale o europea, ma anche certe specifiche normative americane che sono caratteristiche di quel mercato. I due requisiti per restare sul mercato statunitense sono quindi qualità e servizio.
Quali sono le difficoltà che incontra un imprenditore che lavora in Italia?
Il primo grave problema strutturale è il costo dell’energia, che in Italia ha rappresentato una fonte di tassazione indiretta di famiglie e imprese. In questi anni abbiamo pagato l’elettricità e il riscaldamento molto di più dei nostri concorrenti in Europa e nel mondo, ed è stato quindi un motivo di perdita della competitività delle nostre imprese nelle sfide internazionali. Sul piano economico i nostri prodotti sono confrontati con quelli di spagnoli, turchi e cinesi, e anche dal punto di vista dell’energia siamo fortemente svantaggiati.
Quali altri problemi incontra un’azienda italiana?
Un altro aspetto che va sottolineato è quello della burocrazia italiana, cioè dei tempi e delle decisioni. Talora riguardano solo il modo in cui sono strutturate le amministrazioni, mentre a volte sono di natura politica. Mi riferisco, per esempio, ai processi per ottenere possibilità di varianti ai piani regolatori, autorizzazioni a edificare stabilimenti o parte degli stessi, per adeguarsi alle esigenze di produzione. In Italia abbiamo veramente una tara che si traduce in tempi biblici per fare qualsiasi cosa, e quindi in una perdita di opportunità. Se oggi non possiamo dare una risposta alle esigenze del mercato, dobbiamo essere consapevoli che ci sarà qualcun altro in Europa che lo farà.
(Pietro Vernizzi)