E’ stato inaugurato a Pune, l’Italian Technology Center (Itc). Undici imprese italiane costruttrici di beni strumentali si sono unite in un contratto di rete per impostare una comune politica di sviluppo sul mercato indiano. La rete di imprese è presieduta da Giancarlo Losma, presidente di Federmacchine e titolare di Losma, una delle imprese partner, ed è promossa e patrocinata da Ucimu – Sistemi per produrre e Assocomaplast, le due associazioni che rappresentano rispettivamente i settori della costruzione di macchine utensili e di macchine per la lavorazione della plastica. Ilsussidiario.net ha intervistato Massimo Carboniero, vicepresidente Ucimu e titolare di Omera.
Partiamo dall’azienda di cui è titolare. Come è nata e qual è il suo core business?
Omera è stata fondata da mio padre nel 1951. Il nostro primo prodotto sono state le cesoie tagliaferri e punzonatrici. Dai primi anni ’60 siamo entrati anche nel cosiddetto settore della “deformazione”, che oggi rappresenta oltre il 90% del nostro fatturato, e che è composto da presse meccaniche e idrauliche, rifilatrici, bordatrici e linee automatiche. Per realizzare beni in acciaio e lamiera, come bombole a gas, vasi a espansione, scaldabagni e parti di auto sono necessari i macchinari e gli impianti realizzati nel nostro stabilimento.
Omera è una delle undici imprese dell’Itc, l’Italian Technology Center. Di che cosa si tratta?
Si tratta di un progetto che aggrega undici aziende in un contratto di rete, associate a Ucimu e Assocomaplast. Insieme lavoreranno per promuovere il marchio Itc e i brand delle undici imprese che fanno parte della rete e al contempo sviluppare nuovi contatti con il mondo delle istituzioni e della cultura indiano, indispensabili per poter supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane nell’area. A marzo è stato inaugurato l’ufficio di Italian Technology Center a Pune, la città più importante dell’India per quanto riguarda il settore automotive. Vi ha sede per esempio Tata Motors, importante produttore mondiale di auto, ma vi si trova anche uno stabilimento Fiat. Il nuovo ufficio di Itc servirà a tutte le aziende per promuovere i loro prodotti nel mercato indiano, realizzare simposi tecnologici, lanciare il primo call center di assistenza post vendita con personale indiano per rispondere alle necessità dei clienti che acquistano le nostre macchine.
Come è nato e quali sono gli obiettivi del progetto Itc?
Oggi più che mai ogni azienda dovrebbe internazionalizzarsi. Ciò non vuol dire produrre all’estero per poi vendere in Italia, ma andare sui mercati globali e creare un’organizzazione ad hoc. L’India è un mercato molto interessante, benché i suoi progressi siano più lenti rispetto alla Cina, entro qualche anno avrà dei volumi molto importanti per le aziende che producono macchine utensili. A oggi ha una popolazione di 1 miliardo e 250 milioni di persone, ma è previsto che nel 2020 arrivino a 1 miliardo e 400 milioni, superando la Cina come Stato più popoloso del mondo. L’India inoltre è un Paese in via di sviluppo, a livello tecnologico necessita di quasi tutto, al punto da rappresentare un enorme mercato interno impermeabile alle congiunture globali. Partiranno investimenti in tutti i settori, e dunque è importante essere presenti. Itc è una delle iniziative concrete realizzate da Ministero dello Sviluppo Economico e Federmacchine, la federazione nazionale delle associazioni dei produttori di beni strumentali, nell’ambito del più ampio progetto Machines Italia in India, pensato proprio per supportare le imprese italiane nella penetrazione del mercato indiano.
Quali sono gli elementi innovativi del progetto Itc?
Il primo elemento innovativo è proprio il fatto di avere aggregato delle aziende omogenee tra loro, realizzando una rete di imprese che consente di ottimizzare l’utilizzo delle risorse e suddividere i costi. Siamo uno dei pochi esempi concreti di aziende che si aggregano beneficiando di quest’opportunità. Un altro elemento innovativo consiste nel fatto di fornire al mercato indiano oltre a un’intera fascia di prodotti a elevato contenuto tecnologico e con ampie possibilità di personalizzazione, un servizio di assistenza assicurata anche dopo la vendita, grazie alla possibilità di avere una postazione sul territorio, con addetti esperti in loco che possono attivare i contatti e le relazioni per il primo ausilio, con tempi e oneri molto inferiori rispetto a quanto accadeva in precedenza.
Oltre al ministero dello Sviluppo economico che lei ha già citato, qual è stato il ruolo di Federmacchine e Ucimu?
Le due associazioni, Ucimu e Assocomaplast, hanno prima proposto e poi promosso e patrocinato lo sviluppo di questo progetto, e ne hanno coordinato la realizzazione e il lancio. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha finanziato tutto il progetto Machines Italia in India affidandone gestione e organizzazione direttamente a Federmacchine che coordina tutte le iniziative correlate. Ciascuna organizzazione gioca un ruolo molto importante per lo sviluppo delle aziende che fanno parte del settore italiano. In particolare Ucimu, associazione a cui la mia azienda aderisce e che mi onoro di rappresentare come vicepresidente, rappresenta un settore al quinto posto nella classifica mondiale per livello di produzione e al terzo posto come livello di export, quindi un settore di eccellenza dell’economia italiana.
In che modo dal punto di vista pratico Itc risponde alle esigenze di Omera?
Itc rappresenta innanzitutto l’opportunità di farci conoscere meglio sul mercato indiano, per entrare in contatto con clienti potenziali nei settori dove Omera è leader con i suoi impianti. In questo modo potremo avviare una presenza costante nel mercato indiano che noi riteniamo strategico, raccogliendo risultati che si vedranno magari non nell’immediato, ma sicuramente nel medio periodo.
Omera presidiava il mercato indiano già prima di Itc? In che modo lo faceva?
Prima di Itc Omera aveva delle collaborazioni con dealer indiani, che conoscendo il nostro prodotto ci mettevano in contatto con i clienti per vendere i nostri macchinari, come le rifilatrici e le bordatrici. Era un rapporto basato soprattutto sugli intermediari commerciali. Questi ultimi ci segnalavano i clienti, e noi a nostra volta andavamo a contattarli per cercare di chiudere gli ordini.
Quali nuove opportunità si aprono per Omera con questo contratto di rete?
Con questo nuovo contratto di rete svolgeremo un lavoro più organico, con ricerche di mercato mirate nei settori che utilizzano i macchinari di Omera. Potremo così avere una banca dati di tutti i potenziali clienti indiani nei settori del riscaldamento, dell’automotive, degli elettrodomestici. Su questi ultimi inizieremo a perseguire delle strategie mirate di presentazione della nostra azienda e della nostra tecnologia, che ci permetterà in un secondo momento di avere dei potenziali clienti che prima non potevamo avere.
In che modo comunicherete con i clienti indiani?
Se questi clienti ci chiederanno di conoscere meglio il nostro prodotto, Itc ci permetterà anche di avere una sede indiana con personale locale preparato tecnicamente. In questo modo potremo fornire le prime risposte immediate alle domande dei clienti, mentre noi interverremo solo in un secondo momento.
(Pietro Vernizzi)