“La necessità di sostenere le piccole e medie imprese è determinata dal fatto che esse rappresentano gli interessi di tutte le componenti della società. Imprenditori, dipendenti lavoratori e famiglie sono tutti uniti nel comune interesse aziendale: un’azienda sana, che lavora in un mercato sano, garantisce occupazione e reddito per tutti coloro i quali ne fanno parte”. Queste le parole di Luigi Galdabini, presidente Ucimu-Sistemi per produrre, il cui Centro Studi & Cultura di Impresa ha evidenziato che nel primo trimestre 2013 l’indice degli ordini di macchine utensili ha fatto registrare un calo del 9,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore assoluto pari a 112,5. In particolare, si legge in un comunicato diffuso recentemente, l’indice degli ordini interni registra una contrazione del 35,9%, rispetto al primo trimestre del 2012; il valore assoluto, pari a 44,4, risulta il più basso mai registrato prima a conferma della forte debolezza del mercato domestico. Sul fronte estero, l’indice ordinativi segna un calo del 4,6%. L’indice assoluto, pari a 151,6 è ancora sopra la media, ma ciò non è sufficiente a rassicurare i costruttori italiani che registrano una progressiva diminuzione della raccolta ordinativi, in calo ormai da quattro trimestri consecutivi.



“Con questa ultima rilevazione – aggiunge Galdabini – appare evidente che il deficit di competitività cui la politica sta obbligando l’intero sistema Paese, si stia abbattendo sull’industria. L’incertezza prolungata, cui stiamo assistendo da mesi, blocca ogni volontà di investimento da parte delle imprese italiane. Ci chiediamo se il mondo politico riesca a comprendere la deriva cui sta trascinando l’economia reale del Paese”. “Il fermo degli investimenti in macchine utensili – ha aggiunto il presidente di Ucimu – è indice della progressiva e inesorabile perdita di competitività dell’intero Paese. Senza l’acquisizione e la sostituzione di macchinari di produzione,  i settori utilizzatori non potranno sostenere la sfida dei competitori esteri, i cui continui investimenti in tecnologie avanzate, seppure in lieve rallentamento, porteranno, nel breve periodo, ad un allineamento della loro capacita produttiva e della qualità dei loro prodotti ai nostri”.



E’ per questo motivo che Ucimu-Sistemi per produrre chiede interventi che favoriscano gli investimenti. In particolare, ha affermato Galdabini, traendo insegnamento dal passato, “penso alla revisione e reintroduzione della Legge Sabatini 1329/65, che permette all’acquirente di dilazionare il pagamento del bene fino a cinque anni a un tasso agevolato e che molto ha concorso all’industrializzazione del Paese. Accanto a ciò sarebbe necessaria la liberalizzazione delle quote di ammortamento oltre a bonus fiscali per chi investe in innovazione di prodotto e processo, provvedimenti funzionali a rimettere in moto il manifatturiero del Paese”.



“Contestualmente – ha aggiunto il presidente di Ucimu – per ridare slancio al sistema economico italiano, sono necessari interventi che favoriscano i consumi, prevedendo una riduzione del cuneo fiscale che porti benefici con congrua ripartizione sia alle imprese che ai lavoratori”. Infine, essendo ancora la domanda straniera a garantire il fatturato delle imprese italiane del settore, “occorre stimolare l’attività di internazionalizzazione attraverso la riduzione del pagamento dell’IRAP sul personale per una percentuale pari alla quota di produzione che l’impresa destina ai mercati stranieri”.