Tutto è iniziato nel 1966 quando Emanuele Cumerlato ha lasciato l’Italia per il Sud Africa, dove ha lavorato nel settore dei servizi per gli emigranti italiani. Nel 1994 il ritorno in Italia, e l’idea di fondare l’azienda Africa Style Srl insieme al socio Matteo Giacobbo. L’impresa importa legno dall’Africa e utilizza le foglie di noci di cocco per coperture ombreggianti in grado di resistere fino a sette anni.
Come è nata la vostra azienda e di che cosa si occupa?
La nostra azienda tratta coperture in canna ed eucalipto importate dal Sudafrica e foglie di noci di cocco provenienti dal Kenya. Sono i nostri tre articoli principali, dai quali poi sviluppiamo soluzioni diverse con la nostra creatività.
Oltre a importare il materiale, lo trattate anche?
Lo importiamo già trattato e lo lavoriamo qua in sede, a parte le coperture in canna che installiamo sugli ombrelloni già trattate. Dal Kenya importiamo la foglia di noce di cocco, la cuciamo e ne facciamo delle tegole. Per quanto riguarda l’eucalipto importiamo invece il legno grezzo e trattato.
Quali sono le soluzioni più originali che offrite ai vostri clienti?
Arrediamo completamente dei locali, consegnandoli quindi al cliente chiavi in mano, con soluzioni quali lettoni, ombrelloni, piani bar e gazebo.
A che cosa servono le foglie di noci di cocco?
In Kenya sono utilizzate come coperture per le abitazioni e per gli stessi hotel. Le foglie di noci di cocco sono prodotte in abbondanza sul lungomare e quando raggiungono uno strato di 15-20 centimetri diventano tegole impermeabili. In Italia invece ci limitiamo a strati di 2-3 centimetri, con funzione ombreggiante.
Quali usi se ne fanno?
Usiamo le foglie di noci di cocco in spiaggia, nelle terrazze, nei villaggi turistici e dove si intende realizzare qualcosa di abbastanza originale ed esotico.
Quando è resistente questo materiale?
E’ abbastanza conservativo e può resistere all’esterno tranquillamente fino a 6-7 anni. Utilizziamo le foglie secche che in autunno sono tagliate dai rami più bassi della piante di palma. Non le trattiamo ma ci limitiamo a toglierle dal ramo.
In quale area vendete?
In Italia vendiamo ovunque, dalla Sicilia al Piemonte. Abbiamo anche dei clienti in Croazia, in Francia e in Corsica, e in questo momento stiamo trattando con la Germania.
In che modo state cercando di rispondere alla crisi?
La crisi non riguarda la bellezza dell’articolo, bensì il prezzo: la gente non ha i soldi per comperare. Alla fiera balnearia di Marina di Carrara, i clienti che si sono avvicinati al nostro stand sono stati più numerosi di quanto mi aspettassi, solo per la zona di Liguria e Toscana abbiamo ricevuto 80 richieste. A frenare i clienti è però il fatto che non ci sono i soldi.
In che modo rispondete a questa situazione?
I nostri fornitori esteri ci impongono dei prezzi sui quali si può combattere ma fino a un certo punto. Siccome soprattutto il Sudafrica è un Paese emergente, alla fine di ogni anno fanno il loro aumento perché dicono che devono pagare di più la manodopera. La conseguenza è che abbiamo pochissimo margine, ma pur con queste condizioni sono due o tre anni che manteniamo lo stesso prezzo.
La creatività può essere una risposta alla crisi?
Sì. Noi andiamo dal cliente e gli proponiamo una soluzione al suo particolare problema. Naturalmente però andiamo sempre a cozzare con i prezzi, perché quando realizziamo dei lavori da 150-200mila euro chiavi in mano, pur di essere concorrenziali a volte preferiamo ridurre al massimo i guadagni. Non so però fino a quando le imprese italiane riusciranno a reggere questo stato di cose. Le banche infatti non sono pietose con noi, e noi non possiamo esserlo più di tanto con i clienti. Se questi ultimi arrivano al punto di dire che non ce la fanno perché o non hanno i soldi o non possono impegnarsi, piuttosto che fare dei lavori e poi non essere pagati spesso preferiamo rinunciare.
(Pietro Vernizzi)