Anche le imprese potrebbero beneficiare di una boccata d’ossigeno. Sebbene il Cdm di domani affronterà il tema Imu solo per la prima casa, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, ha fatto sapere che è allo studio l’ipotesi di sospendere (o eliminare) l’Imu anche sulle attività produttive. In particolare, i tecnici sono al lavoro per valutare l’impatto di un eventuale rinvio dell’imposta sui capannoni, sugli immobili agricoli e sui terreni utilizzati per l’agricoltura. Ovviamente, l’assenza di risorse riduce i margini di manovra ai minimi termini. Non è detto, tuttavia, che non si possa riuscire nell’impresa. Giuseppe Colangelo, professore di Economia Politica presso facoltà di Giurisprudenza dell’Università dell’Insubria, ci spiega perché.
Come giudica le intenzioni del governo?
Estremamente positive. Ho sempre considerato un grave errore applicare l’Imu ai capannoni e, in generale, a tutti gli edifici utilizzati per la attività produttive.
Quanto grave?
Non abbiamo la possibilità di quantificarlo nel dettaglio. Quel che è certo è che in certi casi – basti pensare agli alberghi o agli esercizi commerciali – l’Imu ha raggiunto livelli intollerabili. Gli imprenditori non riescono a farsene carico.
Ci sono dei casi in cui rappresenta la goccia che fa traboccare il vaso e fa chiudere l’impresa?
In certi casi può accadere che l’attività diventi anti-economica e che convenga chiudere. Basti pensare che alcune Pmi proprietarie di immobili hanno subito un aggravio, rispetto all’Ici, del 200%. In sostanza, sospendere o abolire il pagamento dell’imposta municipale per le attività produttive rappresenta una misura utile e necessaria. Ovviamente, da prendere in considerazione assieme ad altre.
Quali?
Sarebbe opportuno, per esempio, ridurre notevolmente il cuneo fiscale per far sì che i salari siano il più possibile equipollenti al costo che il datore di lavoro si deve sobbarcare. Questo consentirebbe di rilanciare sia l’occupazione che la produttività.
Per effettuare queste operazioni mancano le risorse.
I soldi vanno trovati tagliando le spese da qualche altra parte. Per esempio, i sussidi alle imprese si potrebbero notevolmente ridurre se non, addirittura, eliminare del tutto. Sono le stesse aziende, del resto, a sostenere che non ne hanno bisogno. In certi casi, oltre a non essere utili, potrebbero rivelarsi persino dannosi.
Cosa intende?
Spesso capita che delle risorse destinate ai sussidi siano iscritte a bilancio, ma che non vengano erogate per questioni burocratiche. Si tratta di soldi impegnati, non utilizzabili, e che non finiscono neppure nelle casse delle aziende. Sarebbe molto meglio se venissero adibiti alla riduzione delle tasse.
Anche se non si trovassero i soldi, non crede che converrebbe comunque abbassare le tasse alle imprese considerando che, a fronte di un minor gettito nell’immediato, sul medio lungo periodo ci sarebbe un riequilibrio derivante dall’aumento della produttività?
Il problema è che le risorse vanno trovate necessariamente adesso. L’Europa, infatti, non intende concederci alcuna deroga rispetto al limite del 3% del rapporto deficit/Pil.
Eppure, Francia e Germania, quando ebbero bisogno di sforare lo fecero senza tanti problemi.
Sì, ma non avevano un rapporto debito/Pil alto come il nostro, il che rende assolutamente necessario scongiurare l’esplosione oltre il 130%.
(Paoo Nessi)