Una casa interamente a KM zero. E’ quella realizzata da Fass 2001, una carpenteria di Castel Giorgio in provincia di Terni, ricorrendo esclusivamente a maestranze locali, al legno di pino nero e alla douglasia del monte Amiata e all’argilla prodotta dalla risulta degli scavi per le fondamenta. Fabrizio Silvi, titolare di Fass 2001, racconta come è stata costruita questa casa a elevato rispetto ambientale.



Come è nata l’idea di costruire una casa a KM zero?

Siamo partiti da un progetto in cui il cliente doveva recuperare una cubatura esistente. La peculiarità della richiesta era quella di costruire una casa con le maggiori quantità possibili di materiale locale. Abbiamo realizzato una costruzione a telaio, progettata da Marco Lauriola di Timber Design, docente dell’Università di Firenze e collaboratore del CNR. Abbiamo prodotto la struttura portante con assi da 155×58 millimetri, utilizzando la douglasia del monte Amiata.



In che modo avete lavorato i pannelli in douglasia?

Abbiamo essiccato i singoli pannelli, derivandone il telaio. Al posto dei soliti pannelli Osb, abbiamo realizzato un doppio assito di tavoli, sempre in douglasia, di cui uno a 45 gradi e uno in orizzontale. All’interno abbiamo inserito fibra in legno e un altro assito in orizzontale. A questa costruzione abbiamo aggiunto dell’altra fibra di legno, che abbiamo rasato.

Con quali materiali avere preparato l’intonaco?

Il cliente ci ha chiesto di realizzare l’intonaco in argilla, prodotta dalla risulta dello sbancamento della casa. Nei prossimi giorni l’argilla sarà dunque posata su un assito di tavoli di pino nero di montagna, sul quale abbiamo tracciato delle incisioni. Questa è la base sulla quale andrà a posare l’intonaco in argilla, a differenza di quanto avviene normalmente.



Qual è la prassi normale e perché avete deciso di non ricorrervi?

L’intonaco di argilla di solito è posato sulle cannucce. Abbiamo però scoperto che le cannucce, anche se commercializzate in Italia e presentate come materiale italiano, in realtà provengono dall’Ungheria. Il legno di douglasia è poco diffuso in Italia.

 

Ci vuole dire da dove viene?

La douglasia che abbiamo estratto dall’Amiata è stata prodotta dall’Azienda Agricola Forestale Bizzarri Agostina, che ha realizzato lo stesso reimpianto delle specie arboree. Attualmente in Italia, dopo il 1975, la douglasia è impiantata solo sporadicamente.

 

Come avete ultimato gli esterni?

In fase di essicazione i cascami della segagione delle travi e del tavolame sono stati utilizzati in una fornace locale, per cuocere i mattoni fatti a mano che sono stati prodotti dalla GM laterizi di Castel Viscardo. Le pianelle sono state utilizzate sia per la parte del portico sia per quella delle gronde. I murali delle gronde e la travatura del portico sono stati prodotti con legno di robinia, che nelle nostre zone è considerato di bassa qualità, anche se dal punto di vista meccanico e della capacità di durare nel tempo in realtà è un ottimo legno. All’interno della casa, nella zona del soppalco, per i tavoli del sottotetto abbiamo utilizzato il cedro del Libano.

 

Quali sono i vantaggi ecologici di una casa a KM zero?

Per la cottura dei mattoni abbiamo utilizzato la legna stessa della risulta della lavorazione della casa. Non abbiamo impiegato petrolio, perché le pianelle sono state cotte a mano con la creta locale tirata in fornace da una distanza massima di 20 chilometri, e cotta senza l’impiego dei gas o di combustibili fossili. Quello della douglasia è inoltre materiale che non ha viaggiato, in quanto dall’Amiata alla nostra sede ci sono 45 chilometri. Sempre nello spirito del KM zero, abbiamo infine assunto maestranze locali e sfruttato le conoscenze del professor Lauriola.

 

(Pietro Vernizzi)