Il polo dell’Ilva “deve rimanere italiano, dobbiamo fare di tutto per farlo rimanere italiano. E’ una questione strategica: dalla siderurgia dipende la meccanica, per rimanere competitiva deve avere acciaio prodotto in luoghi abbastanza vicini”. Lo ha affermato Flavio Zanonato, ministro per lo Sviluppo economico, nel corso de L’intervista di Maria Latella in onda su Sky. Per il ministro non esiste nessuna alternativa al risanamento dell’Ilva, anche perché “non è che se chiudiamo l’Ilva risolviamo il problema ambientale, ma come è successo a Piombino o a Bagnoli rischiamo un enorme degrado senza aver affrontato il problema produttivo e ambientale. C’è una sola strada, risanare, e continuare a produrre acciaio che è assolutamente necessario per la nostra economia”. Ilsussidiario.net ha intervistato Marcello Colitti, ex direttore della programmazione Eni, nonché manager della compagnia fin dai tempi di Mattei.



Condivide quanto affermato dal ministro Zanonato a L’intervista?

Sì, perché sarebbe un errore imperdonabile se si arrivasse a chiudere un’impresa come l’Ilva. L’acciaieria di Taranto deve rimanere in piedi e continuare a produrre, migliorando la sua compatibilità con l’ambiente. Esistono numerose possibilità tecniche per fare in modo che l’Ilva continui a lavorare senza danneggiare l’ambiente. Le modalità con cui può essere difeso l’ambiente sono numerose, hanno un costo ma non tale da essere inaccessibile. Per quanto riguarda in particolare i fumi che fuoriescono nell’atmosfera, le soluzioni sono relativamente semplici.



In concreto come si può intervenire per salvaguardare sia l’ambiente sia i posti di lavoro?

In tutta Europa gli impianti siderurgici convivono tranquillamente con il rispetto dell’ambiente. Tutti i problemi di sostenibilità ecologica dell’Ilva possono quindi essere risolti. Per quanto riguarda i fumi, esiste una miriade di tecniche possibili che consentono di depurare le emissioni in atmosfera dalla componente più nociva o ridurne la quantità complessiva.

E quindi?

Quindi basta scegliere la tecnologia più consona e metterla in atto. Per quanto riguarda invece i residui solidi, è possibile intervenire rendendoli non dannosi. Si tratterà di immaginare la tecnologia più adatta, ma del resto basta guardarsi un attimo intorno, in quanto in tutto il mondo la siderurgia è riuscita a risolvere questi problemi. Basterebbe quindi applicare anche all’Ilva le tecnologie migliori in circolazione.



 

Quali sono i rischi sociali legati a un’eventuale chiusura dell’Ilva?

Lasciare senza lavoro 40mila persone sarebbe una catastrofe, bisogna rendersi conto che è assolutamente impossibile optare per questa scelta. Chiudere l’Ilva non si deve e non si può. Ritiene possibile la statalizzazione dell’Ilva? Ritengo che sia una strada che può essere percorsa. Una delle ipotesi che andrebbe considerata è quella di rendere l’Ilva statale in modo temporaneo, in modo da evitare di doverla vendere.

 

Che cosa ne pensa invece dell’ipotesi di una cessione a imprenditori stranieri?

Sarebbe il caso di evitarla, almeno fino a quanto ciò non diventerà l’unica alternativa alla chiusura. Io sono convinto comunque che le alternative esistano, tenere l’Ilva in mani italiane è possibile.

 

Un imprenditore straniero capace non è meglio di un italiano incapace?

Non capisco per quale motivo in Italia non dovremmo avere degli imprenditori capaci di gestire un impianto di questo tipo. Il nostro Paese ha una tradizione di primo piano nel campo della siderurgia. La vera questione è che occorre scegliere dei manager che abbiano le qualità necessarie.

 

(Pietro Vernizzi)

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