Il rimbalzo delle Borse a fine mattinata, subito dopo l’annuncio del taglio dei tassi da parte della Bce, dimostra due cose: primo, la notizia non era affatto scontata; secondo, i mercati confidavano che il taglio fosse accompagnata da qualche iniziativa più robusta. Si spiega così la reazione, all’apparenza ben più sorprendente, del rialzo improvviso dell’euro. La divisa unica europea, che già viaggiava sui massimi degli ultimi due mesi, si è portata per un attimo fino a un 1,3214 dollari (nuovo top dal 25 febbraio scorso). Era la conferma che, al di là del ritocco dei tassi all’ingiù, comunque ai minimi nella storia dell’euro, i mercati davano per certo che herr Draghi aveva deciso di schierare di nuovo in campo l’armata dell’Eurotower per affrontare una congiuntura dell’area euro in caduta libera, a partire dalla penuria di credito all’economia reale.
L’attesa è stata soddisfatta solo in parte. Anzi, le speranze si sono subito spente, dopo la fiammata iniziale. Certo, la Bce ha annunciato varie misure per fornire liquidità e per rilanciare i prestiti al settore privato, come ha spiegato il presidente della Banca centrale europea nella conferenza stampa a Bratislava. In particolare, la Bce ha annunciato l’inizio di “una fase di consultazioni con altre istituzioni per sostenere il mercato dei titoli garantiti da prestiti emessi dalle banche, in un’operazione tesa a facilitare i prestiti a famiglie e imprese”.
Nel frattempo, la Bce, ha deciso di prolungare fino alla metà del 2014 le aste con cui fornisce liquidità illimitata a scadenza trimestrale. Inoltre, il presidente della Bce Mario Draghi ha detto che Francoforte ha “open mind” rispetto a un tasso negativo sui depositi delle banche presso la banca centrale. Un annuncio che ha spinto la divisa unica all’ingiù a quota 1,3097 dollari, a dimostrazione che l’equilibrio tra le monete è fortemente condizionato da capitali erratici che vagano alla ricerca di rendimenti e porti sicuri.
Basteranno queste misure a invertire la tendenza recessiva in atto in Europa? I mercati non si fanno illusioni: il taglio era dovuto e in buona parte già scontato dai tassi interbancari. Il problema non è il costo del credito, bensì la trasmissione del credito alle imprese. E il fenomeno non si attiverà di sicuro nel breve termine. Draghi, che già da tempo ha annunciato di avere allo studio “misure innovative” in materia, non ha potuto far altro che annunciare l’inizio di “una fase di consultazione“ con la Bri e l’Ems. Un progetto su cui pende la spada di Damocle del ricorso della Bundesbank alla Corte Costituzionale tedesca sui fondi Omt.
Il rischio dunque è di affrontare un male radicato e profondo con un’aspirina che male non fa, ma che non attiva di sicuro un circuito virtuoso. Infatti, conferma lo stesso presidente della Bce, la congiuntura resta debole. E per quanto riguarda le previsioni, è legittimo pensare a “una stabilizzazione e di una successiva, graduale ripresa nella seconda parte dell’anno”. Ma “sono ancora prevalenti i rischi di un peggioramento”. I dati sulla congiuntura (indice pmi) diffusi in mattinata, sono al proposito un vero e proprio bollettino di guerra: una modesta crescita in Spagna (da 44,2 a 44,7), Italia (45,5 contro 44,5) e Francia (44,4 contro 43,8), ma perde altri colpi la locomotiva tedesca (48,1 rispetto al precedente 49) anche, per la prima volta negli ultimi tre anni, sul fronte dell’occupazione. Nessun Paese, insomma nemmeno sfiora quota 50, cioè il confine tra sviluppo e recessione. E le cose rischiano di peggiorare visto che sia Cina (indice pmi a 50,5 contro 50,9) che Usa rallentano.
Insomma, la terapia non s’annuncia né facile, né rapida anche a detta del medico più illustre che però difende le sue scelte. ‘‘La nostra politica monetaria dovrebbe aiutare la domanda interna’’, ha incalzato il presidente della Bce. L’azione della Bce, ha aggiunto, è da tempo ‘‘accomodante’’, come dimostrano alcuni successi: “Gli spread e gli squilibri nell’esposizione a Target2 dei paesi sotto stress, inclusa Spagna e Italia, sono in calo e segnalano un ritorno di fiducia anche grazie alle misure della Bce”.
Non è nemmeno vero che la Bce si sia mossa in ritardo. “Non penso che il taglio sia arrivato troppo tardi” . Il taglio dei tassi “dovrebbe sostenere la ripresa più in là” nel corso dell’anno. Ora urge che si taglino le spese e le tasse. Il risanamento di bilancio induce una contrazione della crescita nel breve e medio termine, ma per mitigare questo effetto ‘‘è meglio consolidare agendo sulla spesa corrente’’ ha commentato il presidente della Bce, sottolineando che ‘‘purtroppo in una situazione d’emergenza si sono aumentate le tasse dove già erano molto alte’’.
Insomma, “l’austerità ha funzionato”, concede il presidente della Bce ai sacerdoti della Bundesbank, nel corso della conferenza stampa. Ma ora, con prudenza, va rimessa nel cassetto. Molto dipenderà dalla qualità e dalle riforme. Non illudiamoci che la politica monetaria, che pure ha protetto durante la pericolosa crisi politica, possa fare molto di più di quel che ha fatto finora.