La Commissione Ue ha rivisto in chiave leggermente negativa le previsioni sull’economia italiana. L’andamento del Pil passa al -1,3%, rispetto al -1% precedentemente previsto. Il rapporto debito Pil tocca il 131,4% nel 2013, mentre la disoccupazione continua a crescere. Ilsussidiario.net ha intervistato Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.



Come valuta i dati delle previsioni di primavera della Commissione Ue?

L’Italia ha messo in atto delle manovre durissime, che nessun altro in Europa ha attuato. La Francia e la Spagna sono in alto mare, il Regno Unito ha un rapporto deficit/Pil del 6%, e quindi l’unico ad avere preso sul serio l’austerità è stato il nostro Paese. In questa situazione stare a disquisire se il rapporto deficit/Pil dell’Italia sia al 2,9% o al 3% è ragionare sul sesso degli angeli. La Spagna doveva chiudere il 2012 con un rapporto pari all’8%, mentre è arrivata al 10,6%. Trovo quindi assurdo che l’Italia sia continuamente considerata come l’osservato speciale.



L’Italia merita più fiducia?

L’Europa si deve rendere conto dell’assoluta buona fede dell’Italia e della totale coerenza dei governi Berlusconi, Monti e Letta per quanto riguarda il contenimento del deficit. Lo stesso Tremonti aveva dato una certa traiettoria ai conti pubblici, era poi stata la crisi di credibilità del governo Berlusconi a fare alzare lo spread. Ma già nel 2011, senza nessun intervento da parte del governo Monti, l’Italia aveva un rapporto deficit/Pil del 3,9%, cioè molto più basso di quello che hanno oggi non solo la Spagna, ma anche Francia e Paesi Bassi.

Ritiene che nel secondo semestre assisteremo a un inizio di ripresa?



Il quadro è ancora abbastanza incerto. La Commissione Ue ha avanzato l’ipotesi che anche a seguito del pagamento dei debiti arretrati della Pubblica amministrazione, possa esserci un miglioramento del clima economico nella seconda parte del 2013. Ha quindi lasciato aperta la possibilità della ripresa, che però è ancora tutta da verificare. Bisognerà vedere se questi pagamenti andranno avanti, ieri il ministro Saccomanni ha dichiarato che la piattaforma funziona, ma dobbiamo prendere un po’ di tempo per valutare se ci sarà un effetto positivo sulla domanda e sull’economia.

Alla luce del peggioramento delle previsioni, come farà il premier Letta ad attuare il suo programma di governo?

In primo luogo le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue sono peggiorate rispetto a ottobre, ma sono comunque sostanzialmente in linea con quanto anticipato dal governo. La differenza più marcata tra le due previsioni riguarda il 2014, ma da questo punto di vista bisognerà vedere il modo in cui il ministro Saccomanni metterà mano a questi conti nel prosieguo della sua attività. Nelle previsioni della Commissione Ue per il 2013 non c’è però niente di nuovo, già nelle scorse settimane l’istituto Prometeia aveva previsto un calo del Pil di questo tipo, osservando che era del tutto compatibile con una ripresa dell’economia dal 2014.

 

Letta riuscirà a fare tutto ciò che ha promesso?

Letta ha annunciato tutta una serie di interventi, che non potranno non trovare un’adeguata copertura. Conoscendo la serietà del presidente del Consiglio, non è certo un personaggio che mira a fare salti nel vuoto. Se ci sono provvedimenti da prendere a favore del sociale, dell’economia e dell’occupazione giovanile, saranno attuati in un contesto di copertura piena dei conti. Si è quindi parlato di tagli alla spesa pubblica e di proseguimento della spending review, ma ritengo che avverrà tutto in modo molto graduale a partire da un alleggerimento dell’Imu per i ceti meno abbienti, rispetto a cui la copertura da trovare non è impossibile. Basterebbe attuare una ricalibratura tra chi deve pagare l’Imu e chi non la deve pagare.

 

(Pietro Vernizzi)