Il sistema economico italiano ha ancora molti, troppi, settori in situazione d’emergenza, ma è anche osservabile da qualche settimana un ritorno dell’ottimismo in altri, che stanno andando bene o non male come nei mesi scorsi, nonché, da qualche giorno, una certa ripresa dell’ottimismo in generale. Ritengo, dopo tre decenni di ricerca in materia, che la ripresa della fiducia sia il fattore chiave che anticipa e spinge quella dell’economia reale. Per esempio, molti attori economici non spendono la liquidità che possiedono né per investimenti, né per consumi a causa dell’incertezza percepita al riguardo del futuro. Questa è la causa principale – in combinazione con la crisi del credito – della grave recessione, ancora in atto, del mercato interno.
Se tornasse la fiducia tanti miliardi sarebbero “scongelati” e trasferiti, o come impiego di liquidità oppure come investimento aziendale, al mercato e ciò potrebbe invertire la tendenza recessiva in poche settimane. Pertanto il primo, pur iniziale, segnale di ritorno della fiducia va marcato con certa enfasi perché questa è la vera via di uscita sistemica dalla crisi. Considerazione che porta alla domanda: cosa potrebbe consolidare la fiducia e cosa, invece, comprometterla nuovamente?
La memoria, infatti, va alla primavera del 2011, quando fu osservabile un forte ritorno della fiducia poi interrotto. In quel periodo i fattori negativi furono sia la crisi del debito “per contagio” dovuta al fatto che il mercato, osservando il caso greco, scoprì che l’Eurozona, su pressione tedesca, non garantiva gli eurodebiti nazionali e ciò ridusse l’affidabilità percepita di quello italiano, con conseguenze su quella del sistema bancario, sia la litigiosità entro il governo Berlusconi che impedì una reazione rapida e convincente dell’Italia a questo problema, cosa che poi rese necessaria un’austerità eccessiva e depressiva.
Ora sembra che la gestione dell’Eurozona si sia resa conto dell’errore e che quindi non lo ripeterà. Poi la Bce, dal settembre 2012, ha preso una posizione di forte garanzia sugli eurodebiti che, per il momento, ha calmato i mercati.
Inoltre, le banche centrali statunitense, nipponica e inglese stanno rendendo disponibile un oceano di liquidità a livello globale che gli operatori trasformano in acquisti di prodotti finanziari con certo rischio, quali i titoli di debito delle nazioni con problemi di affidabilità e, soprattutto, azioni nelle Borse. Questo è il motivo principale per cui lo “spread” tra titoli italiani e tedeschi sta scendendo. Infine, il forte impegno del Presidente della Repubblica per sostenere un governo stabile e pragmatico fa credere al mercato che l’Italia ce la farà, invertendo la profezia negativa.
Se tale previsione sarà mantenuta il ritorno della fiducia in Italia sarà crescente e la ripresa più veloce.