Negli ultimi cinque anni, dal 2008 al 2012, la spesa alimentare delle famiglie ha perso costantemente pezzi per colpa della crisi, lasciando per strada in media 2,5 miliardi di euro ogni anno. La situazione economica del Paese, con il suo carico di oneri aggiuntivi e disoccupazione in aumento, ha costretto gli italiani a tagliare man mano il budget per la tavola, che oggi ammonta a 117 miliardi complessivi. Meno Pil insomma.



A proposito, tra quelle famiglie c’è anche la mia. A ben guardare ho fatto pure di peggio: ho tagliato quel 30% di sprechi alimentari che gli statistici mi rinfacciavano. Non cambio il mio telefonino fin quando il prezzo del nuovo non scende considerevolmente: e scenderà, scenderà, quei prezzi scendono sempre. Avevo tre automobili ora due: meno assicurazioni da pagare, meno bolli, meno manutenzione; un bel risparmio per me, ancor meno Pil per tutti. In vacanza? Dai miei amici, risparmio un sacco: si, vabbé, meno Pil.



Spending review si chiama, pari pari a quello che, tutti gli organismi nazionali e internazionali, stanno chiedendo di fare per i costi dello Stato. Occhio, è quello che stanno facendo pure le imprese, riducendo, ancor di più, il costo del lavoro; mancando pure di fare investimenti di capitale. E già, revisione della spesa, migliorando la produttività delle risorse impiegate: questo fanno gli ex produttori di ricchezza. Due piccioni con una fava: dispensano ancor meno redditi per fare la spesa; riducono la loro spesa per gli investimenti e, con i magazzini pieni, pure la scorte.

“In Italia, nel periodo 2009-2013, la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi”. Lo dice la Corte dei Conti nel suo rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica. Una spending review da mozzare il fiato e strangolare l’economia! Per uscire dal guado, con quel fil di voce che ho ancora in gola, chiedo di poter adempiere al mio compito d’istituto.



Giust’appunto, avere la disponibilità economica per poter acquistare quanto ho prodotto lavorando. Affinché quel prodotto non resti invenduto, perdendo valore, bruciando ricchezza! A proposito, se spendo io e quelli come me, aumenta il prelievo fiscale che riduce il debito sovrano, si riaffaccia la spesa pubblica; si riducono le scorte delle imprese che dovranno essere ricostituite, ricostituita pure la spesa per investire. Un bel guadagno, insomma. Per tutti!